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10/01/2012

Consegnate le firme per il referendum abrogativo dei Vitalizi nel Lazio




Sono state depositate questa mattina, presso la cancelleria della Corte di Cassazione, le 53mila firme raccolte dalla Federazione della Sinistra per indire il referendum regionale abrogativo del “Fondo di previdenza”, meglio noto col nome di “vitalizi”. Si tratta di un vero e proprio “regalo” che le Leggi 7 e 19 del 1995 garantiscono a consiglieri e assessori (l’estensione anche agli assessori è una trovata di Renata Polverini a inizio mandato) della Regione Lazio: 4.400 euro lordi di pensione mensile che scattano a fine legislatura, per tutta la vita a partire dal compimento del cinquantesimo anno d'età. “Se calcoliamo che andranno (gli 85 consiglieri e assessori attualmente in carica, ndr) in pensione al compimento dei 50 anni – si legge nel comunicato FdS - e stimando una vita media di 84 anni, per loro la Regione Lazio spenderà un totale di 153 milioni di euro”. E a questi vanno aggiunti i 17milioni di euro che già il Consiglio regionale spende ogni anno per garantire i vitalizi dei 221 ex consiglieri delle passate legislature. Il vitalizio scatta per ogni ex consigliere al compimento del cinquantesimo anno d’età – ogni paragone con la riforma delle pensioni varata dal parlamento con l’appoggio di Pd e Pdl si sprecherebbe – e, come se non bastasse, in caso di morte del beneficiario la somma di denaro viene reindirizzata a coniugi, conviventi (anche qui, ogni riferimento a coppie di fatto e diritti per coppie non sposate non sarebbe affatto casuale) o figli fino al ventiseiesimo anno d’età.
Si tratta di un normale scandalo italiano, ed è storia nota a chiunque nel Lazio. Così nota da non indignare più di tanto. Già durante la legislatura Marrazzo qualcuno, come i consiglieri in quota FdS, avevano provato a presentare delle proposte di legge per l’abolizione di questo strano privilegio di “casta” (stavolta il termine è azzeccato), ma la levata di scudi fu bipartisan. Stessa sorte durante la sventurata legislatura guidata da Renata Polverini.
Così la FdS ha impugnato la via referendaria e, nel quasi assoluto silenzio dei media locali e nazionali, in pochi mesi ha raccolto oltre 50mila firme (17mila solo a Roma) dopo aver depositato, a giugno, i quesiti referendari.
Paolo Ferrero, presente durante la consegna delle firme in Cassazione, auspica una vittoria dei referendum “per togliere i privilegi della casta e garantire la buona politica. Per questo - ha aggiunto - avanziamo la richiesta di mettere un tetto di 3mila euro allo stipendio dei consiglieri regionali, e di 5mila a quello dei parlamentari”.
Quando i consiglieri regionali e i membri del comitato scendono dalla cancelleria per incontrare i giornalisti, vengono accolti dai militanti riuniti in presidio con un lungo applauso. “Aver consegnato oltre 50mila firme è già una prima vittoria – racconta uno dei militanti che si è impegnato in questi mesi per la raccolta firme. In autunno 2013, probabile data del voto dei quesiti, forse tutto il Lazio potrà festeggiare, e ci auguriamo che altre regioni italiane vogliano poi seguire l’esempio”.