circoli PRC dei comuni di:
Albano, Ariccia, Genzano, Nemi, Lanuvio, Velletri, Nettuno, Anzio, Ardea, Pomezia, Castelgandolfo, Marino, Grottaferrata, Frascati, Monteporzio, Montecompatri, Rocca di Papa, Rocca Priora, S. Cesareo, Zagarolo, Genazzano, Palestrina, Labico, Artena, Colleferro, Segni, Montelanico.

12/13/2015

Rilanciamo dal basso la costruzione del nuovo soggetto della sinistra

Care compagne e cari compagni,

la riunione di venerdi 11 u.s. del tavolo delle forze di sinistra che avevano sottoscritto il documento “noi ci siamo. Lanciamo la sfida” si è risolta con una rottura che ha impedito di procedere alla convocazione dell’Assemblea unitaria del 15/17 gennaio, come era previsto dal documento unitario e come noi abbiamo riproposto.
Dopo settimane di discussioni ci siamo infatti trovati dinnanzi alla comunicazione dell’intenzione da parte di coloro che fanno parte di Sinistra Italiana di anteporre la costruzione di un nuovo partito di sinistra – con la richiesta di sciogliere tutti i partiti esistenti come condizione di partecipazione alla costruzione del nuovo partito - alla proposta su cui avevamo lavorato per mesi di dar vita ad un processo unitario per un nuovo soggetto politico. 
In questo contesto non ci siamo opposti al fatto che le forze che hanno dato vita a Sinistra italiana decidessero di trasformarsi in un partito. Abbiamo detto con forza che questa eventualità non doveva cancellare o spostare alle calende greche l’esigenza prioritaria e centrale di costruire un soggetto unitario di tutte e tutti. Per questo abbiamo riproposto la necessità di dar vita all’assemblea del 15/17 gennaio – come previsto dal documento sottoscritto unitariamente da tutte le forze della sinistra – al fine di far partire un soggetto unitario della sinistra che comprendesse tutte e tutti: singoli uomini e donne come partiti, associazioni, comitati. Non è stato però possibile trovare un punto di mediazione vista la volontà di chiudere il percorso in un nuovo partito. In quel contesto anche il documento che Act ha presentato all’inizio della riunione non poteva svolgere il ruolo di mediazione che pure si prefiggeva.

La riunione si è quindi divisa sull’alternativa tra fare un nuovo partito o invece costruire un soggetto unitario di cui possano far parte tutte e tutti coloro ritengano necessario sconfiggere il neoliberismo.

Perché non condividiamo l’idea di fare un nuovo partito.

Oggi l’urgenza è quella di aggregare forze per sconfiggere il neoliberismo che viene impersonato sul piano politico tanto dal centro destra quanto dal centro sinistra. Il neoliberismo sta portando l’Italia, l’Europa e il mondo alla catastrofe sociale ed ambientale e sta tragicamente riproponendo la guerra come modalità di soluzione dei problemi della crisi economica. E’ un neoliberismo barbarico contro cui occorre costruire un fronte ampio in grado di individuare obiettivi concreti ed auspicabili per la maggioranza delle popolazione. Per questo serve un soggetto politico a “bassa soglia di ingresso”, che unisca ciò che il neoliberismo divide. Per questo abbiamo addirittura parlato di un CLN contro il liberismo: occorre aggregare forze, lotte e volontà senza pensare di mettersi a fare l’analisi del sangue a chi dobbiamo aggregare. Questo per avere la forza sufficiente per fermare il neoliberismo. Occorre costruire un punto di riferimento che sia in grado di essere percepito come proprio da coloro che vengono danneggiati dalle politiche neoliberiste. Dagli operai che perdono il posto di lavoro ai giovani condannati ad una vita di precarietà e disoccupazione, ai risparmiatori truffati dalla banche.
In questo contesto l’idea di fare un nuovo partito al posto del soggetto unitario è sbagliata e non risponde alla necessità di costruire una alternativa di governo al disastro che Renzi a Salvini stanno producendo.

Le forze che si oppongono da sinistra al neoliberismo sono assai variegate e articolate. Questo non solo in Italia ma in tutta Europa. Nella stessa America Latina molte esperienze – dall’Uruguay alla Bolivia – sono basate proprio sulla capacità di unire in un percorso comune singole persone e il complesso delle aggregazioni sociali, culturali e politiche che in forme di verse combattono il neoliberismo. Questa situazione la si può valutare come si vuole ma costituisce un fatto con cui fare i conti. Per costruire una forza politica efficace per sconfiggere il neoliberismo occorre quindi darsi una struttura organizzativa che permetta la partecipazione di tutti i soggetti – individuali e collettivi – e che adotti forme di organizzazione in grado di aprirsi alle diverse esperienze.

Inoltre non esiste alcun presupposto per fare un partito unico della sinistra. I partiti sono nati storicamente su ipotesi forti, storicamente fondate. E’ stato così per le grandi correnti storiche: per i comunisti, i socialisti, i democristiani, i liberali, etc. E’ stato così per lo stesso PDS di Occhetto nato dall’idea che il comunismo era finito o per Rifondazione Comunista, nata dall’idea di rifondare la prospettiva politica comunista nel nuovo capitalismo neoliberista e facendo fino in fondo i conti con lo stalinismo. Oggi non esiste già bella pronta un’idea forza unificante di tutti coloro che vogliono sconfiggere il neoliberismo. Esiste una ricca pluralità di pratiche, aggregazioni e volontà individuali che devono trovare un comune campo di iniziativa politica e uno spazio pubblico di confronto per costruire una nuova idea forza che faccia i conti con gli enormi disastri prodotti dal capitalismo neoliberista. Per questo abbiamo proposto un soggetto politico unitario della sinistra antiliberista che si concentrasse e facesse iniziativa politica sul 90% delle cose che ci uniscono e lasciasse fuori dalla porta il 10% che ci divide.  

Per questo la nostra proposta in questi anni come oggi è sempre stata quella di dare vita ad un soggetto politico unitario della sinistra che si ponesse l’obiettivo di diventare un soggetto di popolo, che si rivolgesse a quella maggioranza della popolazione che viene oggi defraudata dalle politiche di Draghi e della Merkel. Per questo motivo abbiamo partecipato convintamente all’Altra Europa con Tsipras, a partire dalle elezioni europee e in tutta la fase successiva, ne abbiamo condiviso le prese di posizioni e le proposte e consideriamo indispensabile e centrale il suo ruolo nella fase attuale.
Per esplicitare concretamente come pensiamo di costruire questo soggetto abbiamo inviato mercoledì 9 dicembre u.s. a tutti gli esponenti del tavolo della sinistra una proposta concreta che qui di seguito riproduciamo. Come si vedrà non si tratta della proposta di fare una federazione o un cartello elettorale, ma della proposta di un soggetto unitario vero e plurale, di tutta la sinistra antiliberista.

PER UNA SINISTRA UNITARIA

"Questa nota ha l’obiettivo di affrontare alcuni nodi politico organizzativi, non trattati esplicitamente nel testo “Noi ci siamo, lanciamo la sfida”, che per il resto viene integralmente richiamato e considerato il punto fermo da cui far partire il percorso unitario. L’obiettivo che ci guida è quello di superare in avanti la polarizzazione che ha contraddistinto il nostro confronto nell’ultimo periodo, convinti come siamo della necessità e dell’urgenza di dar vita al percorso costituente di un soggetto unitario della sinistra.
Come abbiamo comunemente affermato è necessario costruire un soggetto politico di sinistra, antiliberista, che si ponga l’obiettivo di costruire una alternativa di governo nel paese ed in Europa. 

Un obiettivo di questa natura richiede la capacità di produrre un’accumulazione di forze tali da essere incompatibile con mere coalizioni elettorali o federative: Queste non costruiscono uno spazio pubblico condiviso, non sono in grado di dar vita ad una azione politica continuativa e non sono capaci di valorizzare l’apporto degli uomini e delle donne che su tale prospettiva vogliono impegnarsi.
Un obiettivo di questa natura richiede la costruzione di un soggetto unitario a “bassa soglia d’accesso”, capace di costruire uno spazio pubblico: la casa comune della molteplicità delle forme dell’agire politico e della molteplicità delle culture politiche esistenti nel campo antiliberista di sinistra. Un soggetto unitario definito da un progetto chiaramente articolato sul terreno politico-programmatico, capace di aggregare forze, agire il conflitto e creare consenso al fine di produrre- qui ed ora - un’alternativa politica e sociale per il Paese.
Inoltre non ci sono a nostro avviso oggi le condizioni per una fondazione ideologico-identitaria assimilabile a ciò che ha costituito il fondamento dei partiti nella storia del ‘900. Si tratta di un terreno di ricerca aperto non solo nel nostro paese, come dimostra la presenza molto rilevante, forse maggioritaria, di esperienze costitutivamente segnate dal pluralismo, tanto in Europa che a livello internazionale. 

Il soggetto politico della sinistra dunque per noi:
-si definisce sul terreno politico-programmatico e non ideologico-identitario;
-costruisce un nuovo spazio pubblico per tutte e tutti coloro che vorranno farne parte – non un accordo pattizio tra soggetti organizzati - definito dal principio “una testa, un voto”; 
-sviluppa un’iniziativa costante sui propri obiettivi, non circoscritta al momento elettorale, al fine di determinare l’accumulazione di forze necessarie al loro raggiungimento;

Per questo il soggetto politico:

- si dà un manifesto politico (carta dei valori o degli impegni) che declina il testo che abbiamo condiviso, definendo la propria identità, il proprio modo di essere ed il proprio campo di azione sul terreno politico-programmatico. Questo dovrebbe avvenire già a partire dalla prossima assemblea, validato da tutti i partecipanti e costituire il fondamento del soggetto politico unitario. 
- si dà un nome ed un simbolo decisi attraverso il referendum tra tutte e tutti coloro che aderiranno al progetto
- decide in maniera partecipata uno statuto per regolare la sua vita interna, tale da essere il più possibile inclusivo, partecipativo, aperto alle relazioni con i soggetti individuali e collettivi che ne condividano il progetto
- si dota di un programma di governo da costruire processualmente dentro una discussione partecipata. La costruzione del programma potrà avere una prima tappa di verifica nell’assise in cui il soggetto verrà effettivamente costituito.
Si tratta dunque di un soggetto politico che sviluppa a tutti i livelli una azione finalizzata all’allargamento del consenso per realizzare il proprio programma e che conseguentemente si struttura sui diversi livelli in cui si svolge normalmente il lavoro e il confronto politico.

Per quel che riguarda lo Statuto riteniamo che esso dovrebbe:

-fissare che l’adesione sia individuale;
-definire la piena autonomia e sovranità delle iscritte e degli iscritti sull’indirizzo politico e programmatico, secondo il principio una testa un voto;
-definire la piena sovranità delle iscritte e degli iscritti sulla definizione degli organismi dirigenti ad ogni livello, fissando eventualmente un mix di derivazione congressuale e di derivazione territoriale: 
-definire gli ambiti in cui assumere le decisioni con maggioranze qualificate, declinando in questo modo il metodo del consenso; 
-prevedere esplicitamente il ricorso all’istituto del referendum tra le iscritte e gli iscritti - sia propositivo che confermativo -  attivabile sia dal gruppo dirigente che dalle iscritte e iscritti medesimi. In particolare l’istituto referendario dovrebbe essere previsto come strumento per dirimere i dissensi all’interno del gruppo dirigente qualora questi si presentino.
-prevedere strumenti e momenti di partecipazione on line mediante la costruzione di una piattaforma digitale, definendone ruolo e poteri decisionali sui livelli istituzionali e sul programma politico.
-attivare Forum tematici permanenti aperti a soggetti esterni individuali e collettivi (a solo titolo esemplificativo: Economia, lavoro, welfare; Ambiente, territorio, beni comuni; Mezzogiorno; Europa e relazioni intra Ue; Migranti e mediterraneo; Conoscenza e Cultura; Democrazia, diritti civili; Nuove forme della politica e pratiche mutualistiche; Pace e relazioni con le più significative esperienze internazionali extra UE) 
-riconoscere i soggetti collettivi che si riconoscano nell’azione del soggetto unitario e la non incompatibilità della doppia appartenenza. Tali soggetti collettivi – di qualsiasi natura essi siano (partiti, associazioni, comitati, sindacati, etc.) - devono impegnarsi a non presentarsi autonomamente alle elezioni e a non assumere posizioni politiche pubbliche contrastanti i principi etici e fondativi del soggetto unitario. 
-definire l’incompatibilità per coloro che fanno parte di organismi esecutivi (segreterie) dei soggetti collettivi che si riconoscono nel soggetto unitario, con la presenza negli esecutivi e nel ruolo di rappresentanza istituzionale del soggetto unitario.
Senza entrare in ulteriori elementi di dettaglio, terminiamo qui queste brevi note con l’augurio che possano delineare un positivo terreno di confronto attraverso cui individuare una strada innovativa per costruire il soggetto unitario della sinistra."

Com’è evidente dall’esito delle riunione di venerdì questa base di discussione è stata rifiutata in nome dell’esigenza di fare un altro partito.

Che fare.

Noi riteniamo che l’esigenza di dar vita ad un soggetto unitario della sinistra antiliberista non solo non venga meno dopo questa battuta d’arresto ma sia oggi più necessaria che mai. Riteniamo che il lavoro fatto in questi anni e in questi mesi vada proseguito e rilanciato perché si tratta di una prospettiva strategica che riguarda l’efficacia della nostra azione politica e cioè la possibilità di aggregare le forze sufficienti a sconfiggere il neoliberismo. 
Noi proponiamo quindi che la proposta di costruire un soggetto unitario autonomo ed alternativo al PD sia rilanciata sui territori e nella nostra azione politica. Pensiamo che questa proposta riguardi in primo luogo l’Altra Europa che fino in fondo si è spesa per una soluzione unitaria, le forze presenti al tavolo, coloro che ne sono usciti – come Civati – e che riguardi soprattutto il complesso delle persone che in mille modi diversi e con mille aggregazioni diverse si stanno opponendo alla barbarie neoliberista.
Per questo riteniamo che la consultazione in corso in queste settimane non solo vada confermata ma abbia ragioni in più. Dobbiamo discutere nel partito e indicare chiaramente la prospettiva politica in cui ci vogliamo muovere: rafforzare Rifondazione Comunista nel contesto della costruzione di un soggetto unitario della sinistra antiliberista.

Per questo proponiamo di rilanciare dal basso la costruzione di questa strada a partire dalle città in cui si andrà al voto dando vita a liste unitarie di sinistra alternative al PD, costruite in forme democratiche e partecipate, che aggreghino il complesso delle donne e degli uomini, e dei soggetti politici organizzati disponibili a praticare sul territori questa prospettiva.
Parallelamente avanziamo a tutte le donne e gli uomini interessati, a tutti i soggetti sociali, politici e culturali interessati, la proposta politica di costruire un percorso di aggregazione della sinistra antiliberista che abbia le caratteristiche sopra delineate di unità, pluralità, apertura.
Questa proposta riguarda tutti e tutte, anche coloro che ieri hanno anteposto un loro progetto politico particolare alla prospettiva unitaria. Riguarda tutti e tutte perché solo un soggetto unitario e plurale potrà determinare quel salto di qualità, quel punto di riferimento per chi oggi vive nella solitudine e nella disperazione i drammatici effetti delle politiche liberiste.

La segreteria nazionale di Rifondazione Comunista 
12/12/15

12/02/2015

Costruire la sinistra: "Noi ci siamo"


Scuola, Lavoro, Costituzione, abbattiamo le politiche antipopolari del governo Renzi

 Albano, PRC-SE: “Verso i referendum su Costituzione, scuola, lavoro”

“Costituzione, scuola, lavoro, costruiamo comitati referendari contro le politiche di Renzi” è il tema dell'incontro promosso dal Partito della Rifondazione Comunista federazione Castelli, Colleferro, Litoranea che si svolgerà ad Albano Laziale venerdì 11 dicembre alle ore 17,30, presso la sala Vespignani.
Questi sono i principali ambiti in cui si è attivato in questi due anni il “fare” del governo Renzi. Il risultato che emerge dalla legislazione proposta dal governo è meno democrazia, meno diritti, meno servizi pubblici. Al contrario i successi renziani sulla riforma della Costituzione, sul Jobs Act e sulla “buona scuola” mostrano per intero il loro carattere di classe. La democrazia diviene un simulacro liberale in cui ciò che predomina non è più la sovranità del popolo ma la volontà del Governo. I lavoratori sono stati ridotti a pura merce subordinata totalmente alla volontà dell'azienda. La scuola è stata irregimentata in forme padronal-militaresche utili a formare battaglioni d'assalto ma non a formare libere, competenti e democratiche coscienze.
Che fare di fronte a questa devastazione sociale, democratico e culturale operata dal renzismo? Ne discutiamo con Giovanni Russo Spena, Direzione Nazionale PRC, Laura Nanni, Responsabile scuola PRC regione Lazio, Marco Bizzoni, segretario federazione PRC Castelli, Colleferro, Litoranea.
Informarsi è il primo passo per organizzare una risposta politica, partecipata e di massa di tutti i cittadini democratici che rifiutano il regime liberista che il governo Renzi, con la complicità della grande informazione cartacea e televisiva, sta instaurando.

11/25/2015

29 novembre - Marcia per il clima


 di Rosa Rinaldi*

A 6 anni di distanza dal vertice di Copenaghen, finalmente l’attenzione torna a concentrarsi sull’emergenza climatica.

Dal 30 novembre all’11 dicembre 2015 si terrà a Parigi la 21° Conferenza delle Parti dell'ONU sui Cambiamenti Climatici, verrà siglato con ogni probabilità l’accordo globale sul clima traguardato al 2020 e prenderà il posto di Kyoto. Un accordo che temiamo sia l’ennesima scatola vuota, demandando ai singoli impegni vincolanti ed azioni coerenti.   Si tratta di una importante occasione per rimettere con forza al centro dell’agenda politica nazionale i temi che riguardano il modello di gestione delle risorse, la tutela ambientale, i diritti delle comunità, la sovranità di queste ultime sul territorio e, più in generale, il sistema economico nel suo insieme.

Il tema dei cambiamenti climatici riguarda il Pianeta ed è strettamente connesso alle politiche dei singoli paesi, tese più a garantire gli interessi del mercato che non quelle delle comunità e del territorio.
Di questo ci parla il decreto Sblocca Italia, che garantisce e agevola le estrazioni petrolifere in terra e in mare, mega infrastrutture che hanno un impatto drammatico sul territorio e sull’ambiente come la pervicace politica dell’incenerimento, e delle privatizzazioni.  
alle battaglie in difesa del territorio che si stanno giocando nel nostro paese. Molti sono i conflitti in difesa del territorio e di contrasto a queste scelte scellerate.
Alla vertenza nazionale contro lo “Sblocca Italia” e suoi derivati del governo Renzi ne vanno aggiunte molte altre come: le battaglie contro il carbone o le infrastrutture energetiche e militari, i poli produttivi contaminanti ai quali si continua a concedere possibilità di inquinare mettendo a rischio la salute delle comunità, le vertenze per le bonifiche e quelle per il risanamento del territorio dal dissesto idrogeologico che da anni devasta intere città, solo per citarne le principali.  

In generale la devastazione e il rischio ambientale imposti alle comunità sono fattori su cui si regge il sistema economico
Determinate dalle pressioni lobbistiche delle grandi multinazionali come è nel corso dei negoziati per il TTIP (Trattato di Partenariato Transatlantico su commercio e Investimenti) in favore delle tecniche estrattive non convenzionali, degli OGM, delle privatizzazioni, delle fonti fossili. Così come, se l’opposizione al Jobs Act è per l’affermazione dei diritti del lavoro, il ricatto occupazionale e la crisi economica sono il paravento del governo Renzi per imporre con lo Sblocca Italia un devastante modello di sviluppo, fondato sulla cancellazione di ogni vincolo e consegnato al libero arbitrio del profitto contro la tutela. Per questo in occasione dell’emanazione del decreto “Sblocca Italia” abbiamo coniato lo slogan “Il territorio come il lavoro senza tutele e senza diritti”, potremmo dire un vero e proprio manifesto del liberismo e della mercificazione.

La nostra azione, quindi, non può prescindere dall’esigenza dalla riconversione del modello produttivo e del lavoro sostenibili dal punto di vista ambientale garantiti da tutele e diritti, e dove i vincoli tornino ad essere individuati a favore delle comunità e del territorio.

Le politiche di austerità stanno imponendo all’ambiente oltre che ai popoli europei un costo insopportabile. Le politiche neoliberiste non si esplicano soltanto nella deregolamentazione economica ma ugualmente in quella ambientale imponendo sui territori l’unica regola del profitto

Il vertice climatico di Parigi rappresenta quindi l’occasione perché alla moltitudine di vertenze ambientali venga fornita una cornice comune, utile a dare forza agli all’allarme, più volte reiterato lanciato dalla comunità circa la necessità di ridurre del 70% le emissioni clima-alteranti entro il 2050.  
Ridurre le emissioni in maniera sensibile ed immediata vuol dire infatti cambiare modello energetico, smettere di cementificare, optare per reti di mobilità intelligente, risanare il territorio, cambiare modello di gestione delle risorse e dei servizi pubblici essenziali. In una parola, ripensare il sistema economico e sociale radicalmente e senza esitazioni.
* segreteria nazionale
dip. Ambiente-territorio-beni comuni

11/23/2015

Dalle banlieux di Parigi e di Bruxelles al Kalashnikov

di Laura Nanni
 
Il 7 luglio 2005 a Londra, 10 anni fa, ci furono una serie di esplosioni causate da attentatori suicidi che colpirono il sistema di trasporti pubblici della capitale britannica durante l'ora di punta, mentre molte persone si recavano al lavoro.
Lo ricordo bene, perché ero impegnata in un corso di formazione per mediatori interculturali, ad Ostia, di nazionalità diverse, ed abbiamo analizzato quei fatti e le questioni che ne emergevano.
A Londra le politiche di accoglienza in una società multiculturale, che trae le sue origini da secoli di dominio colonialista, prevedono la convivenza delle diverse etnie, ma non una vera integrazione interculturale. Infatti i terroristi erano cittadini inglesi, della cui comunità probabilmente coloro che occupano le istituzioni cittadine non conoscevano attività e interessi. Non c’erano relazioni sociali e politiche di quelle necessarie a costituire processi di integrazioni reali. Non basta la lingua.
E il 27 ottobre 2005, nelle banlieue di Parigi erano iniziate delle proteste violente ad opera di coloro che vengono definiti la ‘terza generazione’ di migranti. Proteste si erano estese e diffuse raggiungendo diverse città della Francia e l'8 novembre il governo francese aveva dichiarato lo stato d'emergenza riprendendo la legge del 3 aprile 1955, promulgata durante la guerra d'Algeria.
Anche di quegli episodi ho ricordi chiari, ero sempre occupata in un corso di formazione per mediatori interculturali, di nazionalità diverse, ed abbiamo analizzato quei fatti che apparivano già allora molto gravi e degni di attenzione e di interventi adeguati.
Era evidente da dove provenisse quel fenomeno e quali fossero le mozioni individuali di quei giovani che vivevano in una condizione di disagio e di mancanza di senso di appartenenza.
La Francia accoglie specialmente chi proviene da paesi ex colonie o protettorati, però la politica dell’assimilazionismo prevede che chi viene accolto, lasci da parte le proprie radici identitarie.
Ma è stato osservato e studiato da esperti sociologi, antropologi e psichiatri quanto questo tipo di politiche e la mancanza di attenzione per gli effetti che provocano sulle persone, siano un rischio non solo per l’individuo, ma per la comunità e quindi per la società. In una situazione di difficoltà e di disagio socio-economico , di mancanza di orizzonti di sviluppo concreto per la propria vita, sono proprio le radici identitarie e culturali che soccorrono la persone nelle fasi di passaggio, specialmente nell’età adolescenziale.
Abbiamo letto brani da testi di Marie Rose Moro, che svolge la professione di etno-psichiatra infantile a Parigi nelle zone più disagiate. Nei suoi testi narra della destrutturazione delle personalità e la frammentazione delle identità di bambini ed adolescenti migranti che hanno perso il contatto con le proprie radici. Il punto è come soccorrere la persona perché la sua personalità si ricostituisca e riorganizzi in modo tale che non perda il contatto con la realtà e le relazioni più importanti.
Non cito gli attentati del 2004 sui treni di Madrid, perché non so se si è dipanata la matassa dell’indagine che cercava le prove e le motivazioni in diverse direzioni.
Dal 1999-2000, quando ho cominciato ad impegnarmi nel campo delle migrazioni, dell’accoglienza e dell’integrazione, insegnando anche nella scuola lingua italiana come L2, ho visto tanti bambini e bambine e tanti giovani.
Non posso non pensare alle loro vite di fronte a quanto è accaduto, ancora.
Con la consapevolezza di quanto fosse ed è importante affrontare la realtà della migrazione in modo concreto, consapevole e previdente.
Quanti progetti, mettendo alla base l’accoglienza e l’integrazione interculturale, insieme alla necessità di un progetto d’inserimento. Parole chiave: integrazione interculturale, ciò che dà ad una persona straniera, al suo nucleo familiare, la possibilità di avere relazioni sociali ed una vita dignitosa in un paese straniero, senza restare emarginati. L’emergenza sociale viene dall’emarginazione. E’ lì che si attinge soprattutto per costruire ‘guerriglieri’ del terrore.
Mentre è e potrebbe essere risorsa preziosa per l’umanità ogni persona, se solo si cambiassero i paradigmi in una società che mette il profitto e non l’umanità al di sopra di tutto.
In Italia nella scuola ci sono tante persone impegnate in progetti significativi ed efficaci.
Così come nel mondo della promozione sociale e del volontariato si lavora con impegno e passione; la nostra rabbia è grandissima nei confronti di chi, con ciò che emerso da Mafia capitale, ha fatto pagare un prezzo troppo alto a tutto il settore oltre che ai diretti interessati, i più fragili, che, ignari, vengono accusati ingiustamente, subendone le conseguenze.
Il cuore di questa riflessione, voleva portare alla luce qualche elemento in più, per guardare agli agenti di questi episodi terrorizzanti e terroristici, i kamikaze, come anche delle vittime; per ragionare su come sia possibile che giovani, quasi bambini, vengano reclutati e mettano nella loro vita, come traguardo, il farsi saltare in aria con cinture di esplosivo uccidendo gente che probabilmente non hanno mai guardato in viso, non ne sono stati in grado.
Uno sguardo attento a loro, prima ancora che il fanatismo religioso e l’esaltazione trasformassero la loro fragilità in una forza maligna.
Concludo con una poesia che mi ha profondamente colpita, di un’immensa profondità esistenziale; un grande poeta come Giuseppe Ungaretti la raggiunge con poche parole. Lo so è del 1916, è passato un secolo. Ma proprio questo mi fa riflettere su quanto e da quanto c’è da fare e non è s’è fatto.

Si chiamava
Moammed Sceab

Discendente
di emiri nomadi
suicida
perché non aveva più
Patria.

Amò la Francia
e mutò nome.

Fu Marcel
ma non era francese
e non sapeva più
vivere
nella tenda dei suoi
dove si ascolta la cantilena
del Corano
gustando un caffè.

E non sapeva
sciogliere
il canto
del suo abbandono.

L'ho accompagnato
Insieme alla padrona
dell'albergo
dove abitavamo
a Parigi.

Dal numero 5 della rue des Carmes
appassito vicolo in discesa.
nel camposanto d'Ivry
sobborgo che pare
sempre
in una giornata
di una
decomposta fiera.

E forse io solo
so ancora
che visse.

G.Ungaretti "In memoria" 1916

da:  http://www.lacittafutura.it

11/20/2015

Unions, il PRC Castelli in piazza a Roma con la Fiom per il lavoro e la pace


Rifondazione Comunista federazione Castelli, Colleferro, Litoranea aderisce e partecipa alla manifestazione convocata dalla FIOM per il 21 novembre a Roma. Saremo in piazza contro le politiche neoliberiste ed antipopolari del governo Renzi, che sta procedendo nella demolizione dei diritti del lavoro, nello smantellamento dei servizi pubblici con i tagli alle Regioni e agli enti locali, nell' antidemocratica controriforma della Costituzione, nell’attacco alla scuola e alla sanità pubbliche. Bisogna riprendere una nuova stagione di mobilitazioni per sconfiggere le politiche del governo Renzi. 
La manifestazione della FIOM e' un primo momento di incontro di tutte quelle forze che lavorano alla costruzione di uno schieramento referendario che si attivi per abrogare le controriforme approvate sino ad oggi.
Sabato manifesteremo anche per la PACE, la democrazia e i diritti. Contro la spirale terrorismo-guerra e' necessario costruire una società libera e democratica in cui possano convivere fedi, culture ed etnie diverse. 
 
Prc federazione Castelli, Colleferro, Litoranea

11/18/2015

Città metropolitana di Roma, Bizzoni (PRC-SE), “anche dopo il ripristino del diritto elettorale dei cittadini continua il furto di democrazia”

di Marco Bizzoni*

Il Governo Renzi, nel 2014, ha abolito il diritto dei cittadini di eleggere i responsabili politici dell'azione amministrativa delle Provincie. Nel territorio romano la Provincia è stata sostituita dalla Città metropolitana. Così Renzi fingendo di cancellare le Province per realizzare una riduzione dei costi della politica, in realtà ha eliminato la rappresentanza democratica dei cittadini a livello locale. Con la scusa del taglio dei costi della politica ha messo in atto un furto di democrazia, espropriando i cittadini del diritto di poter scegliere attraverso il voto chi dovesse governare l'amministrazione territoriale, lasciando decidere il tutto dai Sindaci e dai Consiglieri Comunali eletti nel territorio. 
Rifondazione Comunista si è quindi impegnata ad impedire che la deriva ademocratica imposta dal governo divenisse un fatto acquisito. Per questo motivo ci siamo generosamente messi in gioco in una prospettiva unitaria, insieme ad altre componenti di Sinistra, per riuscire ad essere presenti nel consiglio della Città metropolitana. Ben sapendo che, se la lista a cui partecipavamo avesse raggiunto il quorum per eleggere, il rappresentante non sarebbe stato espressione diretta del PRC. Malgrado ciò ritenevamo che le critiche di Rifondazione contro l’insufficienza democratica della modalità di composizione del Consiglio dell’area metropolitana, che assegnava ai soli Sindaci e Consiglieri comunali il potere di nomina escludendo i cittadini, rendesse assolutamente necessario uno sforzo che consentisse a quelle idee di partecipazione democratica dei cittadini di avere una rappresentanza nel Consiglio che si andava costituendo. 
La nostra scelta ha mostrato la sua validità con l'approvazione della carta fondamentale della Città metropolitana. Infatti nello Statuto della nuova istituzione il Consiglio ha corretto la scelta ademocratica del governo Renzi ripristinando il diritto dei cittadini di poter scegliere, attraverso elezioni dirette, chi dovesse amministrare l'ente locale e su quali basi. Tuttavia dall'entrata in vigore dello statuto (1° gennaio 2015) ad oggi, la mancata approvazione dell'articolazione del territorio metropolitano in zone omogenee, sembra che abbia impedito che il legislatore determinasse il sistema elettorale con cui dovesse essere eletto il Sindaco ed il consiglio della Città territoriale. 
Se fino ad oggi questa mancanza poteva essere tollerata essendo in funzione il Consiglio della Città metropolitana nominato nei modi suddetti, con le dimissioni dei Consiglieri comunali di Roma che hanno fatto decadere il sindaco Marino si è generata anche una condizione di crisi dell'Istituzione dell'area metropolitana. Questo è avvenuto perchè il sindaco Marino era anche Sindaco di questa istituzione e, pertanto, è decaduto anche da questo ruolo insieme ai consiglieri romani che vi facevano parte.
Nei giorni scorsi tutti hanno parlato di come il commissario avrebbe affrontato i problemi di Roma. Tante sono state le chiacchiere su chi saranno i candidati Sindaci alle elezioni di Roma, il Movimento cinque stelle si è già dichiarato maturo per governarla e, tuttavia, tutti si sono dimenticati che il Sindaco di Roma ed il Sindaco della Città metropolitana coincidono. 
Così, nell'inerzia del governo Renzi che ha generato questo garbuglio e nell'immobilità del legislatore, prende corpo una discriminazione di diritti tra i cittadini romani. Tra quanti cioè vivono nell'urbe e quanti nel “contado”. I primi, cittadini di serie A, avranno il privilegio di eleggere il Sindaco di Roma capitale e della Città metropolitana i secondi no evidenziando che i cittadini della ex Provincia di Roma sono in realtà cittadini di serie B.
Tutto ciò non è ineluttabile. La Regione Lazio deve chiedere al Governo di prendere in mano la situazione e far definire il sistema elettorale dal legislatore. Ciò è reso possibile, almeno in questa situazione di emergenza, proprio dallo Statuto della Città metropolitana che all'art. 47 stabilisce “Il Consiglio cessa anticipatamente in caso di rinnovo dell’Assemblea Capitolina di Roma Capitale”, stabilendo inoltre che l’elezione del Consiglio metropolitano si svolge “in un unico collegio elettorale corrispondente al territorio metropolitano.” 
Noi non possiamo accettare che i cittadini della Provincia di Roma siano considerati cittadini di serie B. Pretendiamo che alla prossima tornata elettorale siano convocati anche le elezioni, a suffragio universale diretto, della Città metropolitana consentendo a TUTTI i cittadini di poter partecipare alla scelta su chi, e su quali basi programmatiche, dovranno esserne il Sindaco ed i consiglieri. 
* segretario PRC federazione Castelli, Colleferro, Litoranea

11/13/2015

Bizzoni (PRC-SE) - Riprendere la mobilitazione unitaria contro la legge 107 (“Buona scuola”)

Marco Bizzoni segretario Prc della federazione Castelli, Colleferro, Litoranea: ha rilasciato la seguente dichiarazione:
Il Partito della Rifondazione Comunista sostiene lo sciopero dei sindacati di base di oggi e le altre iniziative di lotta previste nei prossimi giorni contro la legge 107\2015 (Buona Scuola).
La lotta alla legge 107 non è finita, sono finiti i frutti positivi (sebbene comunque dovuti)  delle assunzioni. Restano sul tappeto tutti i guasti già approvati e quelli che faranno con le deleghe da scrivere.
E' necessario che si riprenda l'iniziativa unitaria delle mobilitazioni che si era costruita nel corso del contrasto all'approvazione della legge. Purtroppo per adesso non è così.
Stimoliamo, con la partecipazione a tutti i momenti di lotta, le varie organizzazioni a riprendere e rafforzare quello spirito unitario a cui i docenti erano pervenuti prima dell'estate.

11/05/2015

Anzio PRC, I Soldi ci sono. Prendiamoli dai più ricchi!

In questi anni con una martellante campagna di stampa ci hanno convinto che tutti i nostri problemi provengono dal debito pubblico del nostro Paese. Debito che è cresciuto perché i lavoratori italiani hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità e, adesso, ci dicono che per farlo diminuire dobbiamo tagliare i servizi dello Stato e privatizzare i beni comuni. “Il PRC si batte contro queste prospettive, afferma Marco Bizzoni, segretario PRC della federazione Castelli, Colleferro, Litoranea, noi proponiamo di andare in direzione ostinata e contraria su un'altra strada da percorrere tutti insieme. La strada della Costituzione Repubblicana del 1948, la strada dei diritti del lavoro, dell'uguaglianza, della solidarietà, del reddito per tutti e dell'equità sociale.” Oggi comincia ad emergere che, quanto ci vanno raccontando da anni giornali e Tv, è falso se depurato dal dato degli interessi sul debito. Tra tagli e tasse sono anni che l’Italia ha un surplus di bilancio primario, ciò significa che lo Stato da tempo ormai incassa ogni anno più di quanto spende in stipendi, servizi e opere pubbliche (vedi www.aduc.it Il debito pubblico italiano ). La vera causa del debito pubblico sono le scelte che avvantaggiano la finanza speculativa, scelte attuate con la decisione\obbligo di finanziare lo Stato attraverso le banche private, in questo modo è esponenzialmente cresciuto il peso degli interessi. Così mentre anno dopo anno si impongono sacrifici ai cittadini-lavoratori i soldi finiscono nelle tasche delle banche e dei ricchi.
Di questo discuteremo con il Segretario nazionale di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero, Venerdì 6 novembre alle ore 17,30 ad Anzio presso il Circolo PRC in Via Fratini 8.
Oggi i governi neoliberisti mettono continuamente i cittadini-lavoratori l’uno contro l’altro facendoci litigare per un piatto di lenticchie. Ma, prendendo le risorse da chi ce l'ha, si potrebbe abrogare la controriforma delle pensioni, ridurre l’orario di lavoro, dimezzare la disoccupazione, e rilanciare il welfare. Per questo dobbiamo attivarci e lottare insieme, solo dalla nostra lotta possiamo realizzare il benessere delle persone. 
 
Ufficio Stampa PRC-Se federazione “Castelli, Colleferro, Litoranea”, prccastelli@hotmail.it