circoli PRC dei comuni di:
Albano, Ariccia, Genzano, Nemi, Lanuvio, Velletri, Nettuno, Anzio, Ardea, Pomezia, Castelgandolfo, Marino, Grottaferrata, Frascati, Monteporzio, Montecompatri, Rocca di Papa, Rocca Priora, S. Cesareo, Zagarolo, Genazzano, Palestrina, Labico, Artena, Colleferro, Segni, Montelanico.

2/24/2010

Un lavoratore per rappresentare alla regione Lazio le istanze dei lavoratori



Danilo Marra è nato a Roma il 15/03/1955, sposato da 29 anni con Elisabetta, ha tre figli: Anna, Paolo e Gabriele. È residente a Monte Porzio Catone dal 1982 e impiegato bancario del Monte Paschi di Siena.


Già nei primi anni ‘70 fondatore e vicepresidente del Gruppo Sportivo “S. Luca” al Prenestino (Roma) e allenatore della Fipav ( Federazione Italiana Pallavolo), considera lo sport un elemento di aggregazione sociale.

Come ausiliario nei VVFF ha operato in Friuli in occasione del terremoto.

Fondatore del settimanale “Avvenimenti” con l’associazione Altritalia, fondatore dell’Adusbef (associazione difesa utenti bancari e finanziari) e dirigente sindacale Fisac-Cgil, si adopera da oltre 30 anni a favore e a difesa dei lavoratori e dei disagiati, da sempre impegnato nel sociale e convinto sostenitore della cooperazione.

Iscritto al PCI dal 1983, aderisce al PRC sin dal 1991 e attualmente ricopre le cariche di Segretario della Federazione Castelli-Litoranea-Colleferro e di membro del Comitato Politico Nazionale.


Danilo si candida come Consigliere regionale per il Consiglio regionale del Lazio per

  • Istituire un osservatorio regionale per la sicurezza sui luoghi di lavoro e la lotta al lavoro nero;

  • Realizzare distretti industriali per il rilancio dell’occupazione, da quello già avviato a Fiumicino (Città del volo) al distretto cineaudiovisivo, particolarmente rilevante in una regione come il Lazio;

  • Riprogettare il territorio a tutela dell’ambiente, del diritto all’abitare e alla mobilità;

  • Impedire la realizzazione di centri nucleari e inceneritori;

  • Impedire la privatizzazione dell’Acqua e mantenerla un bene comune, garantirne i migliori livelli di qualità ed efficienza;

  • Migliorare la Pubblica amministrazione favorendone la trasparenza in tutti gli atti amministrativi;

  • Costruire una sanità in cui si garantisca la trasparenza, a partire dalla revisione delle convenzioni e dei criteri per le nomine dei primari e dei dirigenti delle ASL, e incentivare l’efficienza del sistema di controllo;

  • Abbattere le liste d’attesa, anche con l’unificazione dei sistemi di prenotazione;

  • Coordinare e incrementare gli interventi socio-sanitari territoriali a sostegno della persona.



Per una Regione attenta ai tuoi diritti, al tuo territorio e alla tua salute

Il 28 e il 29 Marzo vota Federazione della sinistra e scrivi DANILO MARRA

Conferenza Nazionale dei Giovani Comunisti del PRC

“GENERAZIONE DI SOGNI”: I GIOVANI COMUNISTI RIPARTONO DA POMEZIA

Simone Oggionni (24/02/2010) - ”Unità radicamento conflitto” sono queste le parole d’ordine della quarta Conferenza Nazionale dei Giovani Comunisti del PRC conclusasi domenica a Pomezia.

Un momento fondamentale di confronto e di messa a punto delle linee politiche nazionali ma specialmente una conferenza difficile, la prima dopo gli anni delle batoste che la sinistra ha subito sul piano elettorale, chiamata prima di tutto a decidere le modalità tramite cui ripristinare una struttura fortemente indebolita da una scissione che ha coinvolto una parte importante del gruppo dirigente centrale e numerose/i compagne/i diffuse nei territori.

La IV conferenza Nazionale dei Giovani Comunisti ha visto confrontarsi due documenti quello della componente trotzkista Falce e martello chiamato “lottare occupare e resistere” che ha ottenuto il 24% e quello definito documento unitario che incorporava il resto delle anime del PRC dal titolo “ generazione di sogni” che ha raccolto il 76% raggiungendo il più alto risultato mai raggiunto da un documento nelle conferenze dei Giovani Comunisti.

I 270 giovani delegati provenienti da tutta Italia hanno dopo tre giorni di dibattiti e confronto reciproco sulle questioni che rappresentano i punti di svolta per lo sviluppo sociale ed economico hanno eletto il nuovo coordinamento nazionale, di 50 membri che, riunitosi subito dopo la fine dei lavori congressuali, ha eletto portavoce nazionali dell’organizzazione Anna Belligero (della federazione di Bari) e Simone Oggionni (della federazione di Bologna).

Simone Oggionni la conferenza nazionale appena finita è stata chiamata a decidere della vostra linea politica, delle modalità tramite cui ripristinare una struttura fortemente indebolita da una scissione che ha coinvolto una parte importante del gruppo dirigente centrale e numerose/i compagne/i diffuse nei territori della vostra organizzazione giovanile. A quale risultato questi giorni di confronto reciproco vi hanno portato?
Questi giorni di conferenza nazionale sono stati vissuti con grandissima partecipazione ed entusiasmo dai quasi trecento delegati, soprattutto dai più giovani, molti dei quali alla prima esperienza di questo tipo. Mi ha fatto immenso piacere leggere su facebook il commento di una compagna di Cosenza che ragionava intorno al fatto che ha respirato in questi giorni la voglia di politica con la “p” maiuscola: e cioè la passione, l’entusiasmo, la voglia di stare insieme e crescere insieme uniti, la voglia di discutere, di elaborare collettivamente la strategia migliore per cambiare questa società che non ci piace, la voglia di tornare a casa e fare davvero conflitto sociale, come ci siamo detti nei nostri interventi. Unità, radicamento, conflitto: questa è esattamente la nostra linea politica, la sintesi di una conferenza complessa e irripetibile. Basti dire che il consenso raccolto dal documento di maggioranza è il più alto mai raggiunto nella storia dei congressi della nostra organizzazione.

Il problema che c’è oggi in Italia è Berlusconi e il suo governo. Qual è la soluzione per risolvere la stranezza di una nazione in cui il presidente del Consiglio è un uomo che ha iniziato a fare l’imprenditore grazie ai prestiti della principale banca utilizzata dalla Mafia al Nord per riciclare denaro sporco; che ha iniziato a trasmettere dalle sue tv private, contro il parere della Corte Costituzionale, grazie all’intervento di Bettino Craxi; e che ha intrapreso la propria carriera politica dietro mandato della loggia P2 alla quale era iscritto e sdoganando, contro il pericolo «comunista», il Msi allora escluso dall’arco costituzionale e che soprattutto oggi utilizza il governo del paese allo scopo di evitare sistematicamente i processi a suo carico?
Non esiste una soluzione unica, altrimenti avremmo risolto l’anomalia italiana e non saremmo qui a commentare un regime quasi ventennale. Io penso che le direttrici da seguire, schematicamente, siano tre. Sul terreno sociale, fare crescere un movimento di classe che contesti la natura padronale delle politiche del governo delle destre, a maggior ragione in un contesto di crisi economica inedita come è quella che attraversiamo. Quindi lavorare ai fianchi del consenso popolare del governo, introducendo elementi di contraddizione tra il voto a destra di strati significativi di soggetti popolari e la loro condizione materiale. In secondo luogo vi è un terreno istituzionale: è evidente che o tiene la Costituzione, e quindi si introducono elementi legislativi che rafforzano l’architettura democratica (legge sul conflitto d’interesse, legge elettorale proporzionale, per citarne solo due), oppure il regime si trasforma anche tecnicamente in dittatura. Infine, serve un lavoro culturale di ampio respiro: bisogna investirci tempo, energie, anche economiche, mettere le migliori intelligenze critiche al servizio del Paese e di un riscatto etico che contrasti il berlusconismo e cioè, anche, la deriva all’individualismo, alla banalizzazione, alla mercificazione.

Parliamo della crisi, il governo italiano, e nella fattispecie il Premier, sostiene che il peggio è passato; la realtà che ci circonda è ben diversa, stiamo vivendo è una crisi grave e sconcertante, fabbriche occupate, operai esasperati che salgono sui tetti. Qual è il costo per i giovani italiani di questa crisi?
È un costo insostenibile, perché la crisi non è intervenuta in un ciclo economico virtuoso, ma comunque all’epilogo di una fase trentennale di sconfitte e dunque di arretramento (materiale, economico, culturale) della classe operaia. In Italia ci sono ormai quasi cinque milioni di giovani atipici, con una disoccupazione sotto i 30 anni che sfiora ormai il 30% (molto di più al Sud, ovviamente). Oltre a questi dati, basti pensare che 400mila precari e 900mila lavoratori dell’industria – in buona parte giovani – rischiano in questi mesi il licenziamento. In queste condizioni non è pensabile alcun futuro. Spesso, quando diciamo così sembra di avere a che fare con uno slogan. Ma pensiamo nel concreto: come si può accendere un mutuo per una casa in queste condizioni? Come si può pagare l’affitto di un bilocale? Come si può andare a scuola se si è molto giovani con i genitori disoccupati o cassintegrati o come si può pagare l’asilo o la scuola elementare ai figli se si è giovani ma già padri e madri?

Quali sono i suggerimenti dei Giovani Comunisti per uscire dalla crisi?
Innanzitutto bisogna avere il coraggio e la capacità di dire e di fare capire che tutto questo è ingiusto e deve essere capovolto. Noi avanziamo, come Giovani Comunisti, alcune proposte molto semplici. Abroghiamo la legge 30, simbolo e causa della precarietà generalizzata, e ricollochiamo il tempo indeterminato come formula contrattuale canonica, attraverso il referendum popolare che verrà messo in campo nei prossimi mesi. Reintroduciamo la scala mobile, aggiornandola al contesto produttivo che abbiamo oggi, e cioè introduciamo un meccanismo nuovo di adeguamento automatico delle retribuzioni da lavoro dipendente all’inflazione reale. Chiediamo l’introduzione di un salario sociale mensile di 1000 euro per i disoccupati di lunga durata (oltre i 12 mesi) e per i giovani in attesa della prima occupazione (con effetti benefici, come dimostra il reddito di inserimento francese, sia in termini di redistribuzione della ricchezza sia in termini di generale innalzamento dei livelli salariali). Le risorse in carico allo Stato, ovviamente, come ha più volte messo in evidenza la Cgil, vanno recuperate dal prelievo fiscale, oltre che dalla tassazione delle rendite e delle speculazioni finanziarie e dall’introduzione di una tassazione patrimoniale. Inoltre, che lo Stato si faccia carico delle aziende in crisi, non soltanto estendendo a tutte le dimensioni aziendali e a tutti i tipi di contratto gli ammortizzatori sociali ma anche rilevando direttamente la proprietà delle fabbriche che non riescono o non vogliono dare risposta ai bisogni economici delle lavoratrici e dei lavoratori.

Che in questo Paese sia in atto una svolta autoritaria non c’è alcun dubbio. Perché queste posizioni riescono ad avanzare senza trovare opposizione?
Penso purtroppo che valga, in controluce, il ragionamento fatto prima. Il Paese ha subìto una lenta ma inesorabile rivoluzione passiva da parte delle classi dominanti su cui si è innestata l’anomalia berlusconiana, come parossismo populista e fascistoide della rivoluzione passiva. Questa è, in estrema sintesi (ciò comprende – è evidente – la regressione culturale, la lotta di classe vinta dal padronato contro i lavoratori, la disarticolazione e frantumazione sociale), la causa oggettiva. La causa soggettiva è la debolezza cronica della sinistra e una sequenza di errori madornali che ha portato allo stato attuale. Errori e orrori della sinistra moderata e anche di quella cosiddetta radicale: basti pensare, su tutti, alla partecipazione al governo Prodi e al progetto della Sinistra l’Arcobaleno.

Dopo i tagli in finanziaria di Tremonti, la vergognosa legge su scuola e università della Gelmini, arrivano ora anche i regolamenti governativi per il “riassetto” degli istituti superiori che prevedono una riduzione drastica degli indirizzi e dei corsi di studio, chiusura di scuole, sedi e classi, meno ore di studio e di laboratorio, taglio di quasi ventimila docenti e la mancata assunzione di quelli già precari e soprattutto gli studenti saranno obbligati ad operare una scelta drastica del loro futuro scolastico già a 13 anni; cosa dicono i GC contro questa scelta chiaramente classista e privatistica della scuola che questo governo sta cercando di mettere in atto?
Diciamo innanzitutto che condividiamo il giudizio drasticamente negativo che hai formulato e che bene sintetizza il profilo privatizzatore del governo in tema di istruzione. Bisogna a nostro avviso capire poche cose. Primo: che il diritto all’istruzione è il bersaglio di un attacco violentissimo da almeno quindici anni, che ha visto protagonisti trasversalmente centro-destra (dalla Moratti alla Gelmini) e centro-sinistra (Berlinguer, Zecchino, De Mauro, Fioroni). Secondo: che per contrastare efficacemente questi provvedimenti serve elaborare una piattaforma di rivendicazioni che sappia connettere – costruendo campagne unificanti – la lotta degli studenti medi, quella degli universitari, dei ricercatori e dei lavoratori della scuola. Nell’unità tra studenti e lavoratori della formazione sta il cuore dell’efficacia della nostra risposta. Terzo: serve organizzarsi, organizzare il movimento e organizzarsi dentro il movimento. Il nostro scopo non deve essere quello di replicare in ogni realtà la stessa struttura (come se tutto il territorio nazionale, tutte le scuole e tutte le facoltà fossero identiche, e aspettassero dall’esterno la costruzione di un soggetto politico auto-riferito), ma quello di mettere in relazione tra loro – attraverso la definizione di una rete dei soggetti in formazione – tutte le realtà di movimento (collettivi, strutture territoriali dei sindacati studenteschi, circoli di partito) nelle quali le nostre compagne e i nostri compagni operano.

Le elezioni regionali sono ormai imminenti. In base a cosa ha senso sostenere di essere d’accordo o contrari in blocco a tutte le alleanze, dalla Calabria alla Lombardia, dall’Umbria al Piemonte?
Non si può pensare di essere in blocco contrari o favorevoli a tutte le alleanze. Sarebbe un atteggiamento pregiudiziale, pre-politico. La politica è un’altra cosa, e cioè l’analisi dei contenuti, dei contesti, dei rapporti di forza, lo spazio per le rotture ma anche per le mediazioni. Per questo, una volta affermato categoricamente il nostro giudizio sul Pd: un partito che è strategicamente alternativo a noi, ed espressione in molte realtà locali e a livello nazionale degli interessi confindustriali e padronali, dobbiamo tenere in considerazione due elementi. Il primo è che esiste nel nostro Paese una gigantesca questione democratica (sistematici tentativi di stravolgere la Costituzione in senso presidenzialista, legge elettorale maggioritaria, conflitto di interessi, accentramento di potere politico ed economico nella figura del presidente del Consiglio) che va arginata, provando a verificare la disponibilità delle altre forze democratiche per una modifica dell’attuale sistema bipolare e per la salvaguardia della Costituzione. E in secondo luogo bisogna considerare che il rapporto con le diverse articolazioni territoriali delle diverse forze del centro-sinistra è appannaggio delle singole realtà territoriali, alle quali spetta in ultima istanza il giudizio sulla possibilità o meno di un accordo politico ed elettorale. Ma al centro ci devono stare, come sempre, i programmi e i contenuti, e non una decisione aprioristica di tipo ideologico, sia essa settaria (no a prescindere a tutti i tipi di accordo) o subalterna (sì a prescindere a qualsiasi coalizione, fosse anche allargata all’Udc).

Che spazi ci sono oggi all'interno della Federazione della Sinistra ma soprattutto nel nostro Paese per la ricostruzione del Partito Comunista?
Ampi spazi: ce ne è un grande bisogno. Certo è che il nostro progetto non deve essere indistintamente quello di costruire un partito comunista, perché in Italia di partiti che si chiamano comunisti ce ne sono più di dieci. Dobbiamo costruire un grande partito comunista con basi di massa, radicato, socialmente ed elettoralmente forte. Questo deve essere il nostro obiettivo, perché il nome non basta e, francamente, di un partito comunista al 2% nessun lavoratore in Italia sente il bisogno.

Cosa vuol dire oggi per un ragazzo che ha poco più che vent’anni essere comunista? Secondo te perché i ragazzi che in questi giorni sono stati alla conferenza sentono ancora forte l’onere e l’onore di voler cambiare il mondo nonostante il degrado che ogni giorno li circonda?
Sono comunisti proprio perché sentono su di loro il senso di responsabilità di dovere cambiare il mondo. Io ho sempre detto che la molla che ha determinato la mia formazione politica è stato il senso di responsabilità nei confronti della società in cui si vive. E così per migliaia e migliaia di ragazzi. Essere comunisti vuol dire sapere che dipende da noi, non da altri, se il mondo che consegneremo ai nostri figli sarà un mondo degno di essere vissuto oppure una prigione ancora più orribile di quella in cui sta crescendo la nostra generazione.



La proposta cardine della conferenza della Federazione Giovanile dei Comunisti Italiani era l’unità con i Giovani Comunisti del partito della rifondazione comunista. Alla fine della vostra conferenza qual è la vostra proposta? Che progetto avete per rilanciare i GC?
Il rilancio della nostra organizzazione sarà un percorso quotidiano, fondato innanzitutto sulla cura dell’organizzazione in tutte le sue articolazioni territoriali. I nostri compagni hanno bisogno di ripartire sentendo la vicinanza di una struttura nazionale che negli ultimi anni o non c’è stata o ha lavorato direttamente contro di loro. Quindi, prima ancora che di campagne esterne (che pure, è evidente, ci sono: ma questo lo do per scontato, dato che su questo tutti convergiamo e tutti quotidianamente lavoriamo), abbiamo bisogno di curare noi stessi e di ripartire con nuovo entusiasmo, nuova buona volontà. Detto questo, il rilancio della nostra organizzazione va coniugato con la necessità di avviare un percorso unitario. Il partito ha scelto la strada della Federazione della Sinistra: una strada che noi consideriamo giusta e avanzata. A livello giovanile avanziamo la proposta di dar vita all’aggregazione di tutte le forze della sinistra di alternativa che si muovono sul terreno generazionale. Un’aggregazione aperta alle organizzazioni giovanili comuniste, in primo luogo, ovviamente, alle compagne e ai compagni della Fgci, ma anche a tutte quelle realtà di movimento e associative, alle realtà auto-organizzate del sindacalismo di base, alle realtà studentesche, alle molteplici realtà aggregative che condividono l’idea della trasformazione, disposte ad avviare un percorso unitario. Perché, banalmente, uniti siamo più forti. E questa è la fase in cui dobbiamo esserlo.


Ketty Bertuccelli (da IMGPress)

2/19/2010

Regionali Lazio, Margherita Hack capolista Federazione sinistra

La Federazione della sinistra arriva prima nella presentazione delle liste per le regionali nel Lazio. Prc, Pdci, Socialismo 2000 e lavoro e solidarietà hanno presentato i 56 aspiranti consiglieri, tra cui spicca il nome di Margherita Hack. L’astrofisica toscana è capolista nella provincia di Roma, dove tra i 41 candidati ci sono il capogruppo uscente alla Pisana Ivano Peduzzi, il segretario regionale del Pdci Mario Michelangeli e il portavoce della Federazione della sinistra di Roma Fabio Nobile. Nella lista anche il fondatore dell’associzione “Un ponte per…” Fabio Alberti, una dipendente dell’Ispra (De La Fuente Origlia Andeka), una cassa integrata Alitalia (Guidotti Rossella), una lavoratrice dell’ex Eutelia (Gloria Salvatori), un’operatrice del consorzio per disabili Ri.Rei (Simona Sturba) e la giornalista Silvia Garambois, che sarà proposta nel listino di Emma Bonino, con la quale la Federazione della Sinistra ha stretto un accordo elettorale e non di governo. In lista pure una rappresentanza di pensionati, studenti universitari e sindacalisti. “La candidatura di Margherita Hack ha un valore simbolico – ha spiegato la segretaria regionale del Prc, Loredana Fraleone – perché rappresenta l’insofferenza la sofferenza del mondo della ricerca. E’ una persona di grande coerenza, che non ha mai nascosto le sue idee. La nostra lista rappresenta a 360 gradi la società civile del Lazio. Va dai cassintegrati ai rappresentanti dei sindacati e vogliamo dare voce a quella parte di società in sofferenza".

Fraleone ha poi spiegato che “la scelta di appoggiare Emma Bonino è legata ad alcuni punti programmatici precisi”. In particolare, con la leader Radicale è stato concordato un incremento del fondo per il reddito minimo. “Il fondo – ha affermato la segretaria del Prc – è insufficiente perché in questa legislatura è stato coperto solo il 10 per cento delle domande e perciò la Bonino si è impegnata ad incrementarlo. Siamo anche preoccupati per la disoccupazione in crescita e pensiamo che sia arrivato il momento di misurarsi con la crisi. Fondamentale sarà anche l’internazionalizzazione di alcuni servizi, come quelli per i portatoti di handicap, che in questi anni sono stati esternalizzati. In lista abbiamo una congrua presenza di donne, sapendo che le donne fanno molta fatica ad inserirsi in politica, e c’è una rappresentanza della categoria dei giornalisti, che in questo momento è sotto attacco. Non a caso, per il listino abbiamo indicato come nostra rappresentante la giornalista Silvia Garambois”.

(dal Velino)

2/16/2010

la lotta paga comunicato stampa


esserci è indispensabile....

Essere nella politica, nel territorio, anche solo con la funzione di denunciare e sollevare problematiche sul territorio, è per noi fondamentale,Prendiamo atto che i nostri sforzi, il nostro impegno di costante monitoraggio, non sono caduti nel vuoto.Alcune tra le ultime novità su Ardea sono frutto di incessante stimolo da parte della piccola minoranza di sinistra ardiese....
Il terreno del contenzioso, riportato alle cronache come vittoria di acquisizione al comune, è esattamente quello che il PRC, insieme ad altre forze della sinistra locale, ha occupato, come simbolo di riappropriazione pubblica, e riteniamo di avere il merito di aver sollevato il problema
La stessa istituzione di uno sportello d'ascolto su tor san lorenzo, nasce sulla scia di una iniziativa delle donne della sinistra,che con lo sportello donna hanno denunciato la mancanza di un servizio tanto importante.Anche se del tutto basato sul volontariato, si è evidenziata la necessità, di rispondere alle problematiche dei cittadini, e continueremo ad affermare la nostra disponibilità al pubblico e di volontariato.
Inoltre la questione usi civici comincia a dare risposte ai cittadini, e per ultima, ma non di minore importanza, la nascita di un consultorio di zona, di cui Ardea era veramente ed assolutamente bisognosa, anche questa frutto di lunghe lotte e pressioni da parte della sinistra locale.
Siamo pertanto felici, di leggere sui giornali locali tali notizie, che sentiamo di nostra maternità. e sorvoliamo sul fatto che l'amministrazione continua ad ignorare la nostra presenza, per noi l'importante è il bene della collettività, saremo sempre in lotta per la denuncia e il proponimento, non vogliamo medaglie al merito, ma rassicurare i cittadini semplicemente con un "ci siamo!"


barbara tamanti e direttivo PRC
circolo Ardea

2/14/2010

Solidarietà al compagno giornalista Checchino Antonini.

La Federazione Castelli esprime massima solidarietà  al compagno giornalista Checchino Antonini.
I fattacci di Genova non sono stati smascherati anzi con questa condanna alla libertà di parola vengono ulteriormente mistificati.
Noi che siamo sempre dalla parte del più debole non cediamo.
Ora e sempre resistenza.
Saluti comunisti.

Le compagne i compagni della Federazione.

La tesoriera Anna limiti

MERCATINO ARTIGIANALE FEMMINILE

Le donne dell''AGORÀ, sono orgogliose di annunciare la nascita del primo mercatino artigianale femminile di Ardea.
L'iniziativa , nata per caso, ha lo scopo di riunire tutte le donne che hanno voglia di valorizzare la propria creatività, attraverso il lavoro artigianale, esponendo le proprie creazioni al mercatino di viale San Lorenzo 46 sede dell'Agorà'.
In una fase in cui , nel nostro paese, è sempre più difficile trovare momenti di aggregazione e lavoro al femminile, questa iniziativa, si inquadra coma possibilità di incontro e realizzazione della capacità di lavorare insieme, recuperando la capacità storiche di organizzazione femminile.
Un progetto sociale, culturale e lavorativo, in una società che che di fatto ha messo la donna ai margini, relegando ad essa ruoli strettamente familiari.
Chi volesse partecipare al mercatino puo' contattare i seguenti numeri telefonici.
Barbara 3386119578
Cinzia 3348097280
Maria

le donne del circolo Agorà viale san lorenzo n° 46
tor san lorenzo Ardea

L'agorà è sede dei partiti e associazioni
da Barbara Tamanti circolo Ardea
per conoscenza ....

Una scuola adeguata alle esigenze delle imprese

Il consiglio dei ministri ha approvato la "controriforma" della scuola secondaria superiore riportandola al 1963, quando entrò in vigore la riforma della scuola media unica, la scuola per tutte e tutti fino a 14 anni e abolì l'avviamento professionale.
Oggi, da settembre prossimo, si ridisegna la scuola adeguando le lezioni, la scuola tutta, alle esigenze delle imprese e del mercato.
Abbassando l'obbligo d'istruzione (tanto faticosamente innalzato durante la breve parentesi del governo Prodi) di un anno con la possibilità di espletarlo nell'apprendistato, si ritorna ad una scuola classista: chi non ce la fa viene abbandonato a se stesso. Si ridisegna la società futura per almeno vent'anni.
Occorre ricordare che oggi i giovani che proseguono gli studi fino a 18 anni sono circa il 90% e che sarebbe oculato da parte di qualsiasi governo, soprattutto in un momento di crisi economica e finanziaria quale quello che attraversiamo, capitalizzare questa tendenza ormai consolidata e potenziarla investendoci risorse adeguate. Si fa esattamente il contrario.
Si sono persi un milione e mezzo di posti di lavoro e chissà quanti se ne perderanno nei prossimi due anni; le piccole e medie imprese sono strozzate dalle banche e da un mercato che non può dare risposte poiché composto per la stragrande maggioranza da gente che percepisce salari inadeguati; si è abusato di contratti di lavoro atipici. Il governo che fa? Anziché dare risposte concrete migliorando le condizioni di vita dei lavoratori, aiutando le imprese ed investendo in formazione, punta ad abbassare complessivamente la qualità della scuola, dell'università e della ricerca pubblica.
E' una vergogna. Un cambiamento di tale portata avrebbe dovuto essere almeno frutto di un'ampia discussione e di un forte consenso da parte dei principali soggetti interessati: genitori, studenti, insegnanti, pedagogisti.
Si è fatto in fretta e male. Malissimo. L'opposizione parlamentare avrebbe dovuto avere il coraggio (e il senso di responsabilità) che hanno avuto i magistrati qualche giorno fa durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario:abbandonare gli scranni del Parlamento e chiamare a raccolta il mondo della scuola per una grande protesta davanti a Palazzo Chigi. Lo fanno i sindacati di base e la Cgil convocando, ancora separati, uno sciopero per il 12 marzo prossimo.
Dopo gli ultimi tagli le scuole sono disperate: rischiano pignoramenti, non sono in condizione di fare neanche i bilanci di previsione, molti i contratti di supplenza interrotti, le pulizie si fanno a giorni alterni, si aumenta la richiesta di contributi ai genitori. Il governo taglia le risorse, licenzia i precari, riduce le ore di lezione, umilia la scuola nella sua complessità… tanto gli insegnanti sono abituati a "metterci una pezza". Non può durare. La battaglia va continuata scuola per scuola, nelle piazze, nelle assemblee, nei comitati di quartiere, davanti alle fabbriche con gli operai, con gli immigrati…
E' una battaglia che va affrontata su un terreno culturale e sindacale insieme.
Un terreno, quello culturale, su cui la sinistra può e deve recuperare.

Gennaro Loffredo
responsabile nazionale Scuola

2/08/2010

Regionali, Bonino: patto con la sinistra su sei punti

ROMA - Lavoro, energia, acqua, ambiente e territorio, pubblica amministrazione e sanità. Sono i sei punti "qualificanti" dell'accordo politico-elettorale siglato tra Emma Bonino, candidata del centrosinistra alla presidenza della Regione Lazio, e la Federazione della Sinistra (Prc, Pdci, Socialismo 2000 e Lavoro e solidarietà). L'intesa, presentata nella sede del comitato Bonino, è un patto politico stretto con la candidata e non un accordo di governo: in caso di vittoria, cioè, i partiti della Federazione resteranno fuori dalla giunta. Bonino, soddisfatta per la "condivisione" trovata, ha auspicato che "l'accordo sia dinamico e che ci si aiuti complessivamente".

Tornando ai punti dell'intesa, Bonino ha spiegato che per quanto riguarda il lavoro si prevede "l'incremento del fondo per il reddito minimo garantito, l'istituzione di un osservatorio regionale per la sicurezza sui luoghi di lavoro e lotta al lavoro nero, e la realizzazione di distretti industriali per il rilancio dell'occupazione, da quello già avviato di Fiumicino al distretto del cineaudiovisivo".

Sull'energia c'è l'intesa per un "no chiaro alle centrali nucleari", mentre per l'acqua, considerato "un bene comune", si ribadisce il "no alla privatizzazione di Acea". Sull'ambiente e territorio, Bonino ha spiegato che si vuole una sua "riprogettazione per la tutela dell'ambiente, del diritto all'abitare e alla mobilità". Per la pubblica amministrazione l'alleanza prevede invece "la trasparenza in tutti gli atti amministrativi".

Infine, la sanità: la vicepresidente del Senato è d'accordo con i partiti della Sinistra per la "trasparenza, a partire dalla revisione delle convenzioni e dei criteri per le nomine dei primari e dei dirigenti delle Asl", per "l'abbattimento delle liste d'attesa anche con l'unificazione dei sistemi di prenotazione" e per "il coordinamento e l'incentivazione degli interventi sociosanitari a sostegno della persona". Restano fuori i diritti civili, sui quali come hanno sottolineato tutti "siamo oltremodo d'accordo".
(agenzia DIRE)

2/04/2010

Convocazione Comitato Politico Federal

SABATO 6 febbraio 2010, Comitato Politico Federale della federazione “Castelli” presso la sede di Genzano di Roma alle ore 16,30

ODG.
1) AMMINISTRATIVE 2010;
2) APERTURA CAMPAGNA ELETTORALE;
3) TESSERAMENTO:
4) VARIE ED EVENTUALI.

Su la testa. Materiali per la rifondazione comunista



03 Febbraio 2010

Vi do avviso che probabilmente il giorno 16 febbraio sarà in edicola la rivista teorica di Rifondazione, della quale mi è stata affidata la direzione. Si chiamerà Su la testa, materiali per la rifondazione comunista.

Uscirà insieme a Liberazione e starà in edicola tutto il mese, sempre acquistabile insieme a una copia del giornale. Sarà infatti una rivista mensile di 64 pagine. Ogni numero conterrà una “questione”, questa volta “la crisi”, il numero 2 “la religione”, il numero 3 “l'Europa” ecc. Seguiranno altre questioni attuali esaminate non in modo cronachistico, ma in tutta la loro ampiezza teorica. In ogni numero una sezione “le pratiche” esaminerà le forme della politica dei soggetti che lottano isolati e senza un blocco sociale di riferimento e storico di prospettiva. Seguirà una sezione “Pensieri critici” contenente interviste interventi recensioni.

L'intento è quello di fornire la sinistra di ipotesi rifondative di una cultura politica comunista, dopo che il comunismo sovietico e la socialdemocrazia europea hanno così clamorosamente e tragicamente fallito. L'impresa è molto difficile, ma il tentativo che facciamo poggia sulla convinzione che essa è oggi storicamente necessaria, per non cadere nella barbarie e nella inciviltà determinate dalla irrimediabile crisi strutturale del capitalismo.

Ci sforzeremo di fornire materiali di discussione e formazione teorica organizzata, non sarà cioè una rivista casuale, nella quale vari intellettuali riversano i loro pensamenti, ma un laboratorio, una cucina, una scuola di analisi proposte e dibattiti, volti a far capire che uscire dalla crisi per rientrare nel capitalismo è una impresa disperata e autodistruttiva, e comporta comunque un abbassamento drastico di diritti e di possibilità, la cancellazione dello stato sociale e l'avvio di prospettive belliche e fascistizzanti. Lo sforzo da fare cioè è invece provarsi a immaginare come si può uscire dal capitalismo, avviando un cammino che non può essere breve né facile, ma -come già dicevo- storicamente necessario per non incorrere nella barbarie capitalistica. Che dilaga non solo da noi in Italia.

Spero che la rivista possa interessarvi e vi ringrazio se la vorrete leggere e farmi avere i vostri giudizi, grazie

Lidia Menapace