circoli PRC dei comuni di:
Albano, Ariccia, Genzano, Nemi, Lanuvio, Velletri, Nettuno, Anzio, Ardea, Pomezia, Castelgandolfo, Marino, Grottaferrata, Frascati, Monteporzio, Montecompatri, Rocca di Papa, Rocca Priora, S. Cesareo, Zagarolo, Genazzano, Palestrina, Labico, Artena, Colleferro, Segni, Montelanico.

4/21/2010

Crisi occupazionale nel quadrante industriale Ardea - Pomezia

Ieri mattina la segretaria del Circolo di Ardea del Prc-Se accompagnata da un altro dirigente locale, sono stati accanto alla protesta dei lavoratori della storica ditta "Cecconi", stabilimento di lavorazione e vendita al dettaglio di carni e salumi del litorale laziale.

I 50 dipendenti si erano visti arrivare una lettera di procedura di messa in mobilità, equivalente al licenziamento, senza nessun confronto con il sindacato e senza che la ditta in questione abbia mai dichiarato lo stato di crisi.

I lavoratori, sostenuti dalla FLAI-CGIL, hanno protestato vivamente con l’azienda e chiesto un incontro con l'Amministrazione Comunale di Ardea per cercare di trovare possibili soluzioni.

Il Prc si schiera accanto ai lavoratori e ne sottoscrive le loro istanze.

Ci chiediamo che sarà del loro marchio di produzione? Mantenendo solo il negozio al dettaglio aperto chi produrrà le carni e i salumi? Che fine farà l'area dove è sito lo stabilimento che si vuole chiudere?

Già l’area industriale Ardea-Pomezia registra una grave perdita dei livelli occupazionali dovuta alla delocalizzazione della media industria e ora, oltre alla Cecconi, la Telecom Italia, Sercomm srl, Playtex, sono oltre 1000 i lavoratori a rischio della perdita del posto di lavoro.

Il Prc propone alle Amministrazioni Locali di chiedere una convocazione d’urgenza, per lo stato di crisi, di un tavolo Istituzionale con Governo, Regione, Provincia, e Sindacati per affrontare insieme le problematiche del territorio e trovare una via d’uscita che garantisca le opportunità occupazionali.

Danilo Marra

Segretario Federazione Prc-Se Castelli-Litoranea-Colleferro

4/18/2010

SONO LIBERI

Matteo Dell'Aira, Marco Garatti e Matteo Pagani Guazzugli Bonaiuti, fino a oggi detenuti in una struttura dei servizi di sicurezza afgani, sono stati liberati, non essendo stato possibile formulare alcuna accusa nei loro confronti.

Finalmente, dopo una settimana d'angoscia, e senza aver potuto beneficiare delle garanzie previste dalla costituzione e dalla legge afgane vigenti, potranno contattare le loro famiglie e i loro colleghi.

Ringraziamo tutti coloro che hanno lavorato insieme a Emergency per il rilascio, in Italia, in Afganistan e nel mondo.

Gli avvocati di Emergency continuano a seguire la situazione dei collaboratori afgani ancora trattenuti dai servizi di sicurezza, dei quali non abbiamo notizie né in merito alle loro condizioni di salute, né alla loro condizione giuridica, né al luogo presso il quale sono tuttora trattenuti.

(Comunicato tratto da http://www.emergency.it/)

Rifondazione Comunista dei Castelli sta con EMERGENCY!

OdG approvato - sabato 17 aprile - dal Comitato politico federale della Federazione Castelli

L’arresto dei tre medici di Emergency, a seguito della costruzione di “prove” di coinvolgimento con il terrorismo da parte della polizia Afgana, dimostra che questa organizzazione oltre a curare tutte le vittime della guerra in atto ha anche uno scomodo ruolo di testimone nella guerra che si sta svolgendo in Afghanistan.
Ciò impediva il pieno e indiscriminato dispiegarsi delle armi. La chiusura dell'ospedale e la possibilità di continuare la guerra senza testimoni è l'obiettivo che il governo di Kabul e la NATO, di cui l'Italia fa parte, hanno conseguito.
Con Emergency in Afganistan vi sono due distinti paesi Italia: quella del governo con l'ennesimo camuffamento di una guerra ad operazione umanitaria (con il corollario di massacri di civili e militari italiani morti ) e quella di Emergency che nel proprio intervento umanitario si prodiga per alleviare le sofferenze delle vere vittime di quella guerra senza distinzione politica, religiosa o etnica.
Proprio Emergency, paradossalmente, salva il buon nome dell’Italia infangato dalla nostra partecipazione alla guerra.
Pertanto la federazione Castelli del Partito della Rifondazione Comunista si unisce a quanti in queste ore stanno chiedendo il rilascio immediato dei tre operatori arrestati.
Chiediamo al Governo il massimo impegno perchè i tre medici siano rilasciati e chiediamo, inoltre, il ritiro delle truppe italiane dall'Afganistan.
Rilanciamo inoltre l'appello rivolto da Gino Strada ai cittadini e alle cittadine a firmare la sottoscrizione on line sul sito di Emergency (www.emergency.it) per esprimere una convinta solidarietà all'organizzazione.

4/14/2010

Comitato Politico Federale


il Comitato Politico Federale è convocato per il giorno 17 aprile 2010 alle ore 17,00 a Genzano di Roma, Via Marco Moscato
Ordine del Giorno: 1) Situazione circoli; 2) sostituzione di 2 membri della CFG; 3) analisi del voto amministrativo; 4) indicazioni politiche del CPN; 5) varie ed eventuali. Per la CFG: Elezione Presidente e Vice Presidente. Si prega la massima puntualita' per chiudere i lavori entro le 20,30, seguirà cena sociale.

4/12/2010

COMITATO POLITICO NAZIONALE 10 E 11 APRILE


Sabato 10 e domenica 11 si è riunito a Roma il Comitato Politico Nazionale del Prc, convocato per esaminare l’esito delle elezioni amministrative e la conseguente iniziativa politica da intraprendere per il prossimo futuro. Il parlamentino del Prc ha approvato a larga maggioranza (con 87 voti a favore e 16 astenuti) il documento proposto dalla segreteria nazionale riportato qui di seguito e che, sulla base delle valutazioni relative alla fase politica, indica quattro “punti fondamentali” di intervento e impegno: unità della forze di sinistra e costruzione in quest’ambito della Federazione della sinistra, azione comune di tutte le opposizioni contro il governo dando seguito alla manifestazione del 13 marzo, alleanza elettorale per battere Berlusconi e ricostruire un sistema proporzionale, consolidamento del partito. Il risultato elettorale delle amministrative Le elezioni regionali del 28 e 29 marzo ci consegnano un risultato politico segnato in primo luogo dal consistente aumento dell’astensione. Questo dato ci parla di un distacco tra paese reale e sistema istituzionale che è il frutto di almeno due processi. In primo luogo la decisa riduzione del numero dei votanti che è cominciata in Italia con l’introduzione dei sistemi elettorali bipolari. La tanto magnificata “semplificazione politica” ha portato in realtà ad un distacco tra paese reale ed istituzioni che è il primo fattore di corruzione della democrazia repubblicana così come è stata costruita in seguito alla lotta di Liberazione. Su questa dinamica di medio periodo se ne è innestata un’altra legata direttamente alle politiche messe in campo dal governo. Di fronte ad una crisi economica che coinvolge direttamente milioni di famiglie e che ha modificato l’orizzonte esistenziale del paese aggravando pesantemente l’incertezza sociale e la paura nel futuro, la politica nel suo complesso non ha dato alcuna risposta. Non l’ha data il governo, non l’ha dato sin’ora l’opposizione. Di fronte ad un universo della politica che ha “parlato d’altro” è aumentata la solitudine delle persone e la sfiducia che la politica possa essere uno strumento efficace attraverso cui far fronte all’incertezza della crisi. Rafforzamento della destra e del suo progetto politico e sociale In questo contesto, nonostante la perdita di voti che ha caratterizzato il risultato del Popolo delle Libertà ma non della Lega Nord, il governo ne esce rafforzato così come l’asse politico tra Lega e Berlusconi. Questo rafforzamento – certo non privo di contraddizioni – oltre a garantire la prosecuzione del governo, determinerà un salto di qualità nella modifica degli assetti democratici e sociali del paese. Tutte le dinamiche sin qui messe in campo dall’esecutivo verranno potenziate ed accelerate. Da un lato ci troviamo di fronte ad una vera e propria emergenza democratica – caratterizzata pesantemente dall’attacco alla libertà di informazione – in cui nelle proposte dell’esecutivo, l’attacco all’indipendenza della magistratura si salda ad una proposta di presidenzialismo senza vincoli e di federalismo egoista. E’ del tutto evidente che l’obiettivo di legislatura del governo Bossi Berlusconi è quello di scardinare l’impianto costituzionale del Paese demolendo sia sul piano istituzionale sia sociale il bilanciamento dei poteri proprio della lettera e dello spirito costituzionale. Questa offensiva sul piano democratico si salda infatti con una offensiva sul piano sociale che punta a smantellare l’intero impianto di diritti e garanzie sociali al fine di poter scaricare sugli strati popolari i costi di una crisi economica che non sarà breve. Sotto attacco vi è il sindacato di classe, il diritto alla contrattazione collettiva e il welfare così come l’abbiamo conosciuto. Il complesso di queste misure vedrà una decisa accelerazione nei prossimi mesi in virtù di un contemporaneo processo di riduzione della spesa sociale già più volte annunciata – a partire dall’ulteriore attacco alle pensioni – dell’ulteriore precarizzazione del lavoro e dell’attuazione del federalismo. Un attacco complessivo che, mettendo in discussione i diritti, mina alla radice ogni elemento di solidarietà sociale. L’attacco alla democrazia formale e sostanziale del paese si salda al tentativo di imbavagliare l’informazione e alla produzione di culture reazionarie che vedono nel razzismo, nel patriarcato, nell’omofobia e nel darwinismo sociale i propri elementi caratterizzanti. Il risultato delle elezioni apre quindi la strada ad un tentativo di modificare negativamente e strutturalmente i rapporti di forza tra le classi, dentro un processo di gestione autoritaria della frantumazione del conflitto sociale e di imbarbarimento delle culture che regolano le relazioni sociali. Assenza dell’opposizione L’incapacità delle opposizioni di intercettare il crescente disagio sociale è segno della crisi strategica del centro sinistra, della debolezza della sinistra ed è all’origine dell’incapacità di utilizzare la scadenza elettorale per mettere in difficoltà il governo. Non solo, il risultato elettorale ha riaperto una conflitto interno al Partito democratico che invece di interrogarsi sui nodi del rapporto con la società vede riproporre dalla parte uscita sconfitta dal Congresso il tema del bipartitismo che già tanti danni ha fatto. Il punto è che è mancata in questi due anni una seria e continuativa opposizione al governo Berlusconi. Ad una organicità di impianto dell’offensiva delle destre si è risposto in modo puntiforme senza costruire mai una risposta complessiva e una piattaforma complessivamente alternativa. A questo concorrono molti fattori, primo fra tutti una impostazione delle forze del centrosinistra che rimane sostanzialmente interna al paradigma neoliberista e quindi incapace di prospettare una coerente via di uscita a sinistra dalla crisi economica. Le diverse iniziative di mobilitazione promosse da Cgil, sindacati di base, forze della società civile o dalle stesse forze di opposizione sono rimaste episodi isolati che non hanno costituito un processo identificante di costruzione dell’alternativa. Esigenza di un salto qualità a sinistra A sinistra, in un difficilissimo contesto caratterizzato dalla censura mediatica, la Federazione ha visto una riduzione dei consensi – pur con risultati assai diversi da territorio a territorio – che segnala da un lato le difficoltà a far fronte alla dinamica del “voto utile” e dall’altro il diverso grado di radicamento e di efficacia del lavoro politico sui territori . Il risultato del voto, se da un lato ci permette la prosecuzione del nostro progetto politico, dall’altra ci pone la necessità di un deciso salto di qualità nell’iniziativa politica. La nostra azione, finalizzata alla costruzione di un polo di sinistra alternativa, autonomo dal centrosinistra, può e deve avere un salto di qualità. Abbiamo dinnanzi a noi alcuni anni prima di una nuova tornata elettorale generale, dobbiamo utilizzare bene questo tempo, per affinare e rafforzare il nostro lavoro e il nostro progetto politico. I punti fondamentali su cui operare un salto di qualità sono i seguenti. 1 – Unità delle sinistre e costruzione della Federazione In primo luogo proponiamo di lavorare da subito e con determinazione all’unità delle forze della sinistra di alternativa. Le elezioni così come la presenza nei conflitti sociali, evidenziano come il peso delle forze a sinistra del Pd non sia per nulla irrilevante anche se oggi è assai frammentato e privo di rappresentanza parlamentare. L’esperienza elettorale delle Marche di unità tra Federazione della Sinistra e Sel – che noi avremmo voluto praticare anche in Lombardia e in Campania – così come le positive esperienze di “biciclette” tra la Federazione della Sinistra e i Verdi e gli accordi realizzati con altre forze della sinistra antagonista, ci parlano in modo embrionale di una forte potenzialità per una sinistra autonoma dal centro sinistra. Proponiamo di aggregare questo campo di forze per unire la sinistra – dentro e fuori i partiti – imparando dai compagni e dalle compagne della Linke, del Front de Gauche, dell’America Latina che a partire dall’opposizione al neoliberismo hanno saputo costruire una sinistra plurale, federata, popolare. Mettere al centro la democrazia partecipata contro ogni forma di plebiscitarismo è la condizione per costruire una alternativa sul piano sociale, politico e culturale. Oggi nessuna forma in cui si organizza l’attività politica è esaustiva della stessa: partiti, sindacati, comitati, associazioni, aggregazioni sulla rete, sono tutte forme parziali e non esiste una palingenesi a portata di mano. Occorre quindi tessere e federare, cucire legami politici nel pieno rispetto della dignità di ognuno e di ogni esperienza. Proponiamo quindi a tutta la sinistra di aprire un percorso di confronto e di unità che sappia ricostruire la speranza e il senso della lotta. In questo quadro di lavoro per l’unità delle forze della sinistra di alternativa, autonoma dal Pd, decisivo è un salto di qualità nel processo di costruzione della federazione della Sinistra. Ad oggi in molti territori la federazione ancora non esiste e generalmente stenta a presentarsi con un profilo unitario di proposta politica. Così come solo in poche situazioni la Federazione ha saputo sin’ora aprirsi ai soggetti presenti sui territori. Non si può rimanere in mezzo al guado ma si tratta al contrario di accelerare questo processo costruendo in ogni territorio le strutture unitarie con la più grande attenzione a coinvolgere e rendere protagonisti del processo tutti i soggetti politici, sociali e associativi disponibili. Si tratta quindi di dar corso immediatamente a quanto deciso e previsto dai documenti politici e organizzativi della Federazione, dando vita ad un vero processo costituente che ci permetta di arrivare entro i tempi previsti al Congresso di varo definitivo della Federazione come soggetto autonomo dal centrosinistra e che persegue l’obiettivo strategico di fuoriuscita dal bipolarismo. Costruire la Federazione e costruirla come spazio politico aperto della sinistra è un punto decisivo su cui dobbiamo essere impegnati sin dalle prossime settimane. Si da mandato alla Direzione Nazionale di fare in tempi rapidi una valutazione del processo di costruzione della Federazione della Sinistra. 2 – Impegno unitario contro le destre sul piano sociale (dar seguito a 13 marzo) In secondo luogo occorre fare un salto di qualità nell’azione politica al fine di sconfiggere questa incivile azione governativa. Le destre non si sconfiggono oggi nel cielo delle alchimie politiche ma nella società. Non si sconfiggono agitando il tema dell’alternativa di governo ma operando concretamente per fermare l’offensiva messa in atto del governo per scaricare i costi della crisi sugli strati popolari. Senza la consapevole costruzione di un movimento di opposizione non si sedimenteranno nuove adesioni e passioni, non si romperà la solitudine con cui vengono vissuti i drammi occupazionali e il disagio sociale, non si riconquisteranno energie per il cambiamento. In questi due anni l’opposizione non ha vissuto nella società. Le manifestazioni e gli scioperi fatti non sono sufficienti. Per questo il cambio di passo è obbligatorio. Questo deve vedere l’impegno in prima persona del Partito della Rifondazione Comunista e della Federazione della Sinistra, ampliando su tutto il territorio le iniziative sin ora intraprese di sostegno alle lotte, di coordinamento delle stesse, di costruzione dei comitati contro la crisi e di costruzione di quello che abbiamo chiamato il partito sociale. Questo nostro impegno in prima persona, che va rafforzato ed esteso e deve caratterizzare l’iniziativa politica di tutto il partito, non è però sufficiente. Proponiamo pertanto a tutte le forze che hanno promosso l’iniziativa del 13 marzo e a tutte le forze sociali e politiche disponibili di dare seguito a quell’appuntamento, di concordare alcuni obiettivi chiari sulla redistribuzione del reddito e del lavoro, sulla lotta alla precarietà, sulle politiche economiche e ambientali, sui diritti civili, per determinare una mobilitazione duratura nel paese. Proponiamo una prima mobilitazione unitaria di tutte le forze di opposizione contro la manomissione dell’articolo 18 e dei diritti del lavoro. Proponiamo inoltre un impegno comune ed unitario di tutta l’opposizione per costruire una campagna referendaria. Innanzitutto proponiamo che tutte le forze di opposizione sostengano i referendum contro la privatizzazione dell’acqua pubblica promosso dai Comitati. Proponiamo inoltre alle forze sociali e politiche di promuovere unitariamente referendum contro il nucleare, contro la precarietà, legge 30, per la democrazia sui luoghi di lavoro. Un impegno unitario in questa direzione permetterebbe di sbloccare l’attuale situazione. Ci permetterebbe di ricostruire quel clima che da Genova nel 2001, passando per la mobilitazione della Cgil sull’articolo 18, per il movimento antirazzista a contro la guerra, costruì le condizioni per sconfiggere il governo Berlusconi nelle elezioni del 2006. Per poter sconfiggere Berlusconi nelle urne – obiettivo che tutti quanti condividiamo – dobbiamo prima metterlo in crisi nel suo rapporto con la società, Dobbiamo cioè costruire l’opposizione. 3- Alleanza elettorale contro destre per difesa democrazia e proporzionale In terzo luogo avanziamo a tutte le forze disponibili la proposta di alleanza elettorale contro Berlusconi sulla base della difesa della democrazia, della Costituzione e della ricostruzione di un sistema elettorale proporzionale. Si tratta di indicare con chiarezza la necessità di sconfiggere Berlusconi sul piano sociale come su quello istituzionale, denunciando come l’attuale assetto istituzionale bipolare sia funzionale alla derubricazione dall’agenda politica del tema dell’alternativa ed alla gestione delle politiche economiche all’interno delle compatibilità dettate dai poteri forti. La proposta di alleanza finalizzata alla sconfitta di Berlusconi si deve quindi intrecciare ad una campagna di massa contro il bipolarismo per porre le basi di un superamento della Seconda repubblica. 4- Consolidamento Rifondazione comunista Ultimo ma non meno importante, al fine di realizzare il nostro progetto politico è necessario operare per il consolidamento di Rifondazione Comunista. Nell’ultimo anno l’attività politica del Partito è ripresa e ha determinato sia un consolidamento organizzativo sia una significativa produzione di esperienze di presenza nella costruzione del conflitto e della solidarietà sociale. Si tratta però di fare un salto di qualità che permetta da un lato di generalizzare le buone pratiche sociali, dall’altro di mettere mano agli elementi di debolezza per rilanciare il progetto della rifondazione comunista e per rendere il nostro partito più efficace nella costruzione di una uscita dal capitalismo in crisi. a) In particolare, si tratta di migliorare la qualità del nostro lavoro politico nell’ambito della costruzione di un nuovo movimento operaio generalizzando le pratiche di costruzione di un efficace lavoro di massa. Occorre operare – in un quadro unitario – per diventare punto di riferimento della riorganizzazione del conflitto sociale sviluppando e rendendo patrimonio di tutto il partito le pratiche sociali di solidarietà e conflitto. b) In secondo luogo si tratta di curare il nostro funzionamento organizzativo ed in particolare gli aspetti della nostra comunicazione con l’esterno. E’ del tutto evidente che l’oscuramento mediatico che subiamo è destinato a durare. Si tratta di fare quindi un deciso salto di qualità nella nostra capacità di comunicare e di rendere protagonisti nella costruzione della nostra iniziativa politica coloro con cui veniamo in contatto. A tal fine, oltre ad impegnare il partito in un serio lavoro di promozione del giornale e della rivista si tratta di potenziare decisamente il settore della comunicazione interattiva. c) In terzo luogo si tratta di riaprire una discussione sul terreno della rifondazione comunista mettendo a valore le relazioni che abbiamo con il mondo dell’intellettualità interessato a questa prospettiva. Il significativo aumento del lavoro politico non ha corrisposto ad una capacità nella produzione di una nuova narrazione, di un nuovo immaginario di cosa vuol dire la proposta della rifondazione comunista oggi. Anche su questo terreno dobbiamo compiere un deciso salto di qualità che ci permetta di dispiegare a pieno il nostro progetto politico. Il Cpn chiede alle strutture del Partito di discutere questo documento e da mandato alla Direzione Nazionale di fare entro il mese di aprile un piano di lavoro politico per i prossimi mesi.

4/06/2010

Unità a sinistra e opposizione




La delusione delle aspettative riposte nel voto delle regionali è forte. L’oltranzismo eversivo di una destra che attacca la democrazia e il lavoro, gli scandali continui e le divisioni interne, la disoccupazione e il disagio sociale crescente, non hanno prodotto la sconfitta di questa destra. Siamo ancora dentro la fase politica segnata dalle elezioni del 2008, e dalla delusione dell’esperienza di governo dell’Unione. In Italia non soffia dunque il vento della Francia. L’astensionismo si spalma su tutti i partiti.
L’erosione di consensi che pure la destra registra nonostante la crescita in valore percentuale della Lega, non impedisce la conquista di nuove regioni. Anche se va ricordato che se non fossimo in presenza di un sistema maggioritario, Berlusconi non avrebbe la maggioranza in Parlamento.
Si rafforza l’asse tra Berlusconi e la Lega Nord dentro un esito complessivo che stabilizza il governo. Gli scenari che si aprono sono assai bui. È evidente l’offensiva che si rischia su tutti i fronti: quello istituzionale, in particolare di uno scardinamento costituzionale che intreccia presidenzialismo, federalismo egoista e rottura del bilanciamento dei poteri. Quello sociale, dove il governo cercherà di scaricare i costi della crisi e del debito nel pesante attacco alle pensioni e al welfare. Proseguirà l’aggressione contro il lavoro e il sindacalismo di classe, con il disegno di usare la crisi per modificare in senso regressivo l’insieme dei rapporti di forza sociali e smantellare il contratto nazionale con un salto di qualità della precarizzazione e della polverizzazione dei rapporti di lavoro. Sul piano delle culture politiche, assistiamo a un perverso intreccio tra ideologie sessiste di origine vaticana, razzismo ed esaltazione dei ricchi che diventa ogni giorno di più pratica di governo.

Il primo problema che ci dobbiamo porre è quindi di sconfiggere questa incivile azione governativa. La prima considerazione è che le destre non si sconfiggono oggi nel cielo delle alchimie politiche ma nella società. Senza la consapevole costruzione di un movimento di opposizione non si sedimenteranno nuove adesioni e passioni, non si romperà la solitudine con cui vengono vissuti i drammi occupazionali e il disagio sociale, non si riconquisteranno energie per il cambiamento. In questi due anni l’opposizione non ha vissuto nella società. Le manifestazioni e gli scioperi fatti non sono sufficienti. Per questo il cambio di passo è obbligatorio. La proposta che abbiamo avanzato il 13 marzo di dare seguito a quell’appuntamento, di concordare alcuni obiettivi chiari sulla redistribuzione del reddito e del lavoro, sulla lotta alla precarietà, sulle politiche economiche e ambientali, sui diritti civili, per determinare una mobilitazione duratura nel paese, è oggi tanto più necessaria. L’obiettivo di una prima mobilitazione unitaria di tutte le forze di opposizione contro la manomissione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e dei diritti del lavoro, avanzata ieri da Vendola sul manifesto è la stessa che abbiamo proposto come Federazione della Sinistra a tutti i partiti che hanno indetto la mobilitazione del 13 e proponiamo di perseguirla con tenacia. Come torniamo ad avanzare l’obiettivo di un impegno comune e unitario di tutta l’opposizione per costruire una primavera refendaria che sostenga il referendum promosso dai comitati per l’acqua pubblica, promuova unitariamente referendum contro il nucleare, contro la precarietà e la legge 30.
Un impegno unitario in questa direzione permetterebbe di sbloccare l’attuale situazione. Ci permetterebbe di ricostruire quel clima che da Genova nel 2001, passando per la mobilitazione della Cgil sull’articolo 18, per il movimento antirazzista e contro la guerra, costruì le condizioni per sconfiggere il governo Berlusconi nelle elezioni del 2006. Per poter sconfiggere Berlusconi nelle urne – obiettivo che tutti quanti condividiamo – dobbiamo prima metterlo in crisi nel suo rapporto con la società, dobbiamo incrinare il suo blocco sociale, dobbiamo costruire l’opposizione.
In questo quadro proponiamo di lavorare da subito all’unità delle forze della sinistra. Le elezioni evidenziano come il peso delle forze a sinistra del Pd non sia per nulla irrilevante anche se oggi è assai frammentato e privo di rappresentanza palamentare. L’esperienza elettorale delle Marche di unità tra Federazione della Sinistra e SeL – che noi avremo voluto praticare anche in Lombardia e in Campania – ci parla in modo embrionale di una forte potenzialità per una sinistra autonoma dal Partito democratico. Noi della Federazione proponiamo di aggregare questo campo di forze per unire la sinistra – dentro e fuori i partiti – imparando dai compagni e dalle compagne dell’America Latina che a partire dall’opposizione al neoliberismo hanno saputo costruire una sinistra plurale, federata, popolare. Mettere al centro la democrazia partecipata contro ogni forma di plebiscitarismo è la condizione per costruire un’alternativa sul piano sociale, politico e culturale. Oggi nessuna forma in cui si organizza l’attività politica è esaustiva della stessa: partiti, sindacati, comitati, associazioni, aggregazioni sulla rete, sono tutte forme parziali e non esiste una palingenesi a portata di mano. Occorre quindi tessere e federare, cucire legami politici nel pieno rispetto della dignità di ognuno e di ogni esperienza. Proponiamo quindi a tutta la sinistra di aprire un percorso di confronto e di unità che sappia ricostruire la speranza e il senso della lotta.

PAOLO FERRERO
Segretario nazionale di Rifondazione Comunista
Pportavoce della Federazione della Sinistra