circoli PRC dei comuni di:
Albano, Ariccia, Genzano, Nemi, Lanuvio, Velletri, Nettuno, Anzio, Ardea, Pomezia, Castelgandolfo, Marino, Grottaferrata, Frascati, Monteporzio, Montecompatri, Rocca di Papa, Rocca Priora, S. Cesareo, Zagarolo, Genazzano, Palestrina, Labico, Artena, Colleferro, Segni, Montelanico.

6/28/2013

Conferenza programmatica Prc

Sabato 29 giugno, prima sessione Conferenza Programmatica PRC ore 10.00 – 19.00 a Roma, presso l’Hotel d’Azeglio in via Cavour 18 Il punto al centro della discussione della conferenza è il progetto di Rifondazione, cioè la ridefinizione del senso storico dell’esistenza del PRC, della sua utilità e della sua funzione. Introduce Paolo Ferrero, intervengono vari ospiti esterni tra cui Stefano Rodotà, Ciccio Auletta, Paolo Di Vetta, Chiara Giunti, Antonella Stirati, la segreteria della Fiom. Tutte e tutti sono invitati

6/20/2013

PRC Albano- No alla mobilità ed ai licenziamenti in Albafor

Il PRC e il Gruppo Consiliare Federazione della Sinistra di Albano Laziale si schierano a sostegno dei lavoratori Albafor che da quasi sei mesi non prendono lo stipendio e sono vicino ai sindacati che con impegno e tenacia stanno cercando di tutelare i posti di lavoro. In una situazione al limite del paradossale la soluzione della crisi per la società Albafor non può essere l’applicazione della legge 223 che prevede mobilità e licenziamenti! Il Partito della Rifondazione Comunista e il g.c.FdS sono e saranno sempre contrari alla L. 223 e ritengono necessario intervenire con un progetto alternativo, in grado di prevedere sia l’annullamento dei tagli del personale che l’attuazione di una strategia economica orientata a sostenere l’ente formativo. I sindacati in questo percorso non possono essere esclusi ma debbono venire coinvolti nelle scelte del socio unico ed entrambi, uniti in una concertazione, hanno il dovere di operare per proiettare l’ente verso una soluzione definitiva. Quindi, invece di graduatorie alquanto opinabili e impugnabili, Rifondazione Comunista e il g.c.FdS consigliano di considerare l'opportunità offerta dai 54 dipendenti Albafor che nei mesi precedenti hanno firmato, volontariamente, il demansionamento rinunciando ad un livello. Partendo da quella disponibilità è possibile avviare un concreto progetto di risanamento in grado di tutelare sia la dignità dei lavoratori che lo stesso posto di lavoro. PRC Albano e Gruppo consiliare Federazione della Sinistra di Albano

6/03/2013

ASSEMBLEE delle/dei SEGRETARIE/I di CIRCOLO del PRC su "Situazione politica, proposte e iniziative del Prc"

Relazione di Paolo Ferrero
segretario nazionale PRC

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Intervento di Marco Bizzoni segreteria PRC Castelli
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Intervento di Umberto Spallotta Segretario del circolo PRC di Anzio
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Intervento di Antonio Pisa Segretario del circolo PRC di San Cesareo
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Conclusioni Paolo Ferrero
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Altri interventi possono essere visualizzati sul canale streaming: http://www.livestream.com/rifondazione/video?clipId=pla_1d4ab5b1-4875-4cb0-b4ad-902b6f75c801&utm_source=lslibrary&utm_medium=ui-thumb


Rilanciare la Rifondazione Comunista
di Blasco (Red) ::
Ferrero ai segretari di circolo: «Il congresso deciderà come farlo, non se farlo» «La risposta di questo attivo è che ci sono i termini per proseguire come Rifondazione. E il congresso che si farà sarà sul “come”, sul “se”». 
  Dopo trentatrè interventi, Paolo Ferrero, conclude l’attivo dei segretari di circolo del Prc dell’Italia centrale nella sala romana di Via Dancalia, al quartiere Africano, sede dell’associazione Articolo Tre. «Il rilancio avverrà in una forma non settaria ma, se non ci fosse, Rifondazione andrebbe reinventata». In sala oltre centocinquanta militanti venuti da Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo, Molise e, ovviamente, Lazio. Parecchi i giovani segretari, una trentina le donne. Un dibattito fitto che ha composto un puzzle di contesti diversi nei quali operano quotidianamente circoli di dimensioni differenti e con diversi livelli di radicamento, di città e paesi in cui la crisi dà luogo a reazioni diverse del quadro politico. Era la prima volta, dalla fondazione del partito, che i segretari di circolo venivano convocati in plenaria – sebbene in cinque assemblee distinte per macroregioni (contemporaneamente a Milano c’erano 250 persone, a Napoli 80 mentre in Sicilia e Sardegna analoghi attivi si sono tenuti un paio di settimane fa). Dalle difficoltà di costruzione del partito e dell’unità della sinistra fino al rapporto col sindacato e con i movimenti sociali, dall’analisi variegata degli esiti delle elezioni amministrative fino alle aspettative per il congresso e alle modalità di azione sui territori passando per una generale richiesta di ascolto al partito nazionale. «Che la sintesi venga dopo e non piova dall’alto», è stato detto in uno degli interventi (ciascuno dei quali è disponibile sul canale del Prc su livestream). La relazione introduttiva è stata svolta proprio dal segretario nazionale di Rifondazione che ha spiegato come i risultati migliori delle amministrative sono stati registrati quando il Prc s’è presentato lontano dal Pd ma non da solo. Con Sel come a Imperia e Ancona, con liste di cittadinanza come a Pisa e Siena ma non nel «furibondo isolamento» di Vicenza e Brescia. Sull’esperienza romana, dove Prc e Pdci erano in coalizione con i Pirati e la Repubblica Romana di Sandro Medici ha pesato in maniera determinante l’oscuramento mediatico che, nelle città di provincia, si riesce ad aggirare con migliore fortuna. Il caso di Marano (60mila abitanti nel napoletano) dove Rifondazione va al ballottaggio o il caso di Lodi dove la candidata del Prc è la più votata del consiglio comunale dimostrano, secondo Ferrero, che «la partita non è finita». La domanda fatidica è stata posta con nettezza: «Rifondazione è morta? Ci sono le condizioni per ripartire?». Ripartire dal Prc è necessario ma non sufficiente – ha detto ancora – necessario per favorire le aggregazioni, insufficiente se si sceglie l’isolamento. Ma il senso di necessità «non è abbastanza forte nel partito», ha avvertito ricordando che, di gran lunga, Rifondazione ha una capacità militante anche più consistente di chi ha più voti. «Disperderlo sarebbe criminale». La crisi è sempre più pesante e boccia l’ipotesi di uno sbocco politico da cercare condizionando da sinistra il Pd. Sel ha scelto questa strada entrando nel Pse, il partito europeo che ha costruito i trattati del liberismo. Il tema su cui insiste è quello dell’autonomia e dell’alternatività al centrosinistra ma senza «estremismo parolaio». L’unità della sinistra, dunque, non può che essere concepita «fuori dal centrosinistra»: «Non basta dire “a sinistra del Pd», specifica Ferrero quando mette al corrente l’assemblea che Rifondazione è indisponibile a forme pattizie di agglutinamento come è stata Rivoluzione civile. L’unico criterio possibile di unità partecipata è quello di “una testa un voto” per costruire una sinistra autonoma che si ponga l’obiettivo di un’uscita dalla crisi. La questione dell’attualità del comunismo viene collocata dentro la crisi, senza alcun cedimento a torsioni nostalgiche: «Non siamo “ancora” comunisti, non siamo un partito tutto chiacchiere e distintivo – spiega Ferrero – siamo comunisti perché il Capitale non dà risposte ai problemi dell’umanità». Ma il partito deve cambiare il suo modo di funzionare in relazione ai settori sociali colpiti dalla crisi, deve lavorare sui linguaggi e stabilire modalità efficaci di comunicazione e connessione interna. «Bisogna pensare a come si sta dentro la rete che oggi è la principale forma di organizzazione», dice in un passaggio che chiama in causa anche Liberazione e allude a un lavoro più ampio di presenza sul web per parlare dentro e fuori il partito. Tutto ciò sarà tema di uno specifico seminario prima di arrivare al congresso. Il futuro prossimo, a sentire Ferrero, vedrà il partito «valorizzare le esperienze unitarie», ad esempio con un appuntamento nazionale convocato dai candidati sindaci della Rete delle città solidali. Rifondazione «lavora per abbattere i muri, prova a dialogare con tutti, costruisce relazioni, cerca garanti per un percorso unitario efficace». Tra le indicazioni finali c’è l’idea di impegnare il partito in una raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare su un piano del lavoro (due milioni di posti da finanziare con la patrimoniale e la lotta all’evasione fiscale) e per una modifica alla Costituzione che consenta il referendum sui trattati europei. La Rifondazione che verrà dovrà provare, infatti, a «scassare Maastricht e un’Europa irriformabile per linee interne di trattativa» e mostrerà, federazione per federazione, elementi di lavoro concreti. Pensa, il segretario, alla costruzione del conflitto, a forme di contrattazione sociale – il blocco degli sfratti – e forme di mutualismo. Il citato successo di Lodi avviene in una città dove agiscono da anni una quindicina di Gap, gruppi di acquisto popolare. BLASCO (RED) da Liberazione.it