circoli PRC dei comuni di:
Albano, Ariccia, Genzano, Nemi, Lanuvio, Velletri, Nettuno, Anzio, Ardea, Pomezia, Castelgandolfo, Marino, Grottaferrata, Frascati, Monteporzio, Montecompatri, Rocca di Papa, Rocca Priora, S. Cesareo, Zagarolo, Genazzano, Palestrina, Labico, Artena, Colleferro, Segni, Montelanico.

10/21/2020

Lavoro e servizi pubblici di qualità al centro del Seminario Nazionale “AGIRE PUBBLICO BENE COMUNE”

 


Sabato 24 ottobre il Partito della Rifondazione Comunista rifletterà sul Lavoro Pubblico con il seminario “AGIRE PUBBLICO BENE COMUNE: Qualità del lavoro pubblico e partecipazione dei cittadini, per rilanciare il pubblico ed estendere i servizi”.

Il Seminario nazionale si svolgerà, causa Covid e necessità di mantenere il distanziamento, in collegamento audiovideo dalle ore 14,30 alle ore 18,30 e sarà trasmesso in diretta sulla pagina facebook @primailavoratori2019. 

Introdurrà il seminario, Antonello Patta – responsabile nazionale lavoro PRC e vi saranno relazioni di: – Renata Puleo – ex dirigente scolastica, – Loretta Mussi – medico, – Carlotta Cossutta – ricercatrice universitaria, – Serena Sorrentino – segretaria nazionale Fp Cgil Nazionale. Interverranno inoltre lavoratrici e lavoratori dei diversi settori di lavoro.

Concluderà il seminario Maurizio Acerbo – segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista.

Cosa hanno prodotto anni di disinvestimento dello Stato nei servizi pubblici, i tagli alle spese, i blocchi delle assunzioni, le privatizzazioni, i finanziamenti, occulti e palesi, alle strutture private? Quali sono gli effetti reali sui cittadini, utenti e lavoratori, ed in particolare sulle donne di quelle scelte politiche assunte dai governi nazionali, ma seguite più o meno pedissequamente dalle amministrazioni regionali e, anche se a volte obtorto collo, dalle amministrazioni locali?

Le scelte politiche dei governi negli ultimi anni sono state orientate al “contenimento della spesa” Così le hanno sempre definite i mass media principali, collusi al sistema politico della falsa alternanza. Quelle scelte si sono sempre tradotte nella soppressione dei servizi, nel peggioramento della loro qualità, nella loro privatizzazione, che genera oneri sociali e profitti privati.

Due esempi, per quanto riguarda il Lazio, sono sotto i nostri occhi in questi giorni: a Roma Capitale, un lungo processo che ha coinvolto utenti, lavoratori, famiglie, nel chiedere con una delibera di iniziativa popolare di riportare nella diretta gestione dell’amministrazione comunale il servizio degli Assistenti Educativi Culturali (AEC), si è concluso con un voto nel Consiglio Comunale che, in modo franco o con l’astensione, ha bocciato questa possibilità. Questo voto mette in evidenza come le presunte differenze tra l’amministrazione, centrosinistra e centrodestra in realtà non riguardino la vita dei cittadini. I diversi raggruppamenti si sono mostrati coesi nel respingere, in un modo o nell’altro, la possibilità di realizzazione di un lavoro pubblico di qualità mostrando attenzione ai lavoratori ed ai cittadini utenti. Per loro, i bambini disabili, sono solo merce utile per i profitti di qualche grande cooperativa, in cui i lavoratori, sono solo merce da sfruttare, il tutto pagato con i soldi pubblici. L’altro esempio è quello della Regione Lazio, di fronte alla pandemia galoppante di Covid, che ha mostrato una sanità pubblica capace di intervenire e curare malgrado le sue note difficoltà, mentre quella privata infettava i suoi utenti, Zingaretti e l’assessore alla sanità hanno fatto due scelte: la prima è stata quella di confermare l’idea della sanità privata come servizio pubblico, erogando milioni di euro ai profitti degli speculatori della salute, la seconda ha portato al potenziamento del servizio nelle strutture pubbliche attraverso lavoratori precari, sottopagati e sfruttati, da buttare via quando le attuali difficoltà saranno superate.

Anche di questi temi vogliamo discutere nel Seminario, convinti che un lavoro pubblico di qualità non sia uno spreco, ma un diritto per chi ci lavora e per chi ne usufruisce. Lavoro e servizi pubblici di qualità possono essere realizzati non riducendo la partecipazione dello Stato, ma ampliando gli spazi di partecipazione dei cittadini nella loro organizzazione e gestione.

Marco Bizzoni,

responsabile Lavoro PRC Lazio

10/15/2020

Un altro lavoratore è morto mentre lavorava per vivere.

 


Un altro omicidio sul lavoro si è compiuto ieri nel Lazio, sotto lo sguardo inefficiente o inerte delle istituzioni.

Rifondazione Comunista del Lazio esprime il proprio cordoglio alla famiglia di G. C. morto ieri a Fiano Romano mentre era a lavoro per poter vivere dignitosamente.

Una morte che denuncia l’inconsistenza della gran giostra di dichiarazioni mediatiche che nei mesi scorsi ha mosso i rappresentanti delle istituzioni del Lazio, con i loro vedremo, faremo, ci impegneremo. Se Assessore al lavoro, Presidente della commissione lavoro e consiglieri regionali avessero effettivamente visto, fatto e si fossero impegnati oggi, forse, non saremmo qui a piangere un nuovo morto sul lavoro.

La morte sul lavoro non può più essere considerata un incidente visto che l’86% delle imprese sono fuori norma. Responsabilità precise sono in capo ai datori di lavoro, agli appaltatori, ma anche alle istituzioni, che dovrebbero controllare la sicurezza nei luoghi di lavoro, che, però, nel corso degli anni, in ossequio a falsi risparmi e rispetto del patto di stabilità, non hanno avuto la cura di avere a disposizione strumenti efficienti di contrasto alle irregolarità nei luoghi di lavoro. Consentendo che gli ispettori del lavoro, per quanto riguarda il ministero, e gli ispettori della prevenzione, per quanto riguarda la Regione Lazio, diventassero così pochi da assicurare per ogni azienda 25 anni di impunità prima di venire controllate.

Nell’assenza di controlli, ciò che pelosamente vengono definiti incidenti, sono dei veri e propri omicidi bianchi.

Da tempo Rifondazione Comunista chiede all’assessore al lavoro della Regione Lazio di attivarsi in modo non burocratico, o formale, affinché vi sia un effettivo ripristino della possibilità di controllare le aziende irregolari e salvare la vita a molti lavoratori.


Marco Bizzoni,

responsabile lavoro PRC regionale Lazio


9/23/2020

UGL e Assodelivery non considerano nè persone, nè cittadini, i lavoratori rider

 


Ugl e Assodelivery hanno chiuso un accordo sui rider forzando la normativa. Così i lavoratori delle consegne a domicilio si sono ritrovati un contratto che invece di tutelarli, certifica per loro l’assenza di diritti, sicurezza sul lavoro e salari inadeguati.

Rifondazione Comunista ritiene che questo accordo sia inaccettabile e vada immediatamente sostituito con il pieno coinvolgimento dei lavoratori e delle lavoratrici del settore, delle organizzazioni sindacali e delle istituzioni. I lavoratori e le lavoratrici delle consegne a domicilio devono poter avere la certezza di un reddito, di contributi e previdenza e non dipendere schiavisticamente dai parametri cottimistici di un algoritmo. Devono poter avere le tutele necessarie per poter lavorare in sicurezza. Devono avere il diritto alla disconnessione e il riconoscimento del lavoro in condizioni di disagio, festivo e notturno.

In attesa di una legge che stabilisca con forza un salario minimo orario ed i diritti fondamentali su malattia, ferie, salute e sicurezza, è necessario che nella contrattazione collettiva venga stabilito un salario minimo, che non sia vincolato a nulla se non alla disponibilità già data al lavoro. Un salario minimo dignitoso che assicuri un reddito al di sopra della soglia di povertà.

I padroni vorrebbero lavoratori e le lavoratrici le cui vite siano totalmente a disposizione delle necessità delle loro aziende senza assumersi nessuna responsabilità sociale. E’ ora di dire basta al lavoro povero, ricattato, schiavizzato e riconsegnare ai lavoratori e lavoratrici rider Diritti, Tutele e Redditi adeguati alla vita nella nostra società

Rifondazione Comunista Lavoro Lazio

8/01/2020

PRC Lazio- Sanità Privata, il Lavoro c’è l’adeguamento degli stipendi NO.


Nel Lazio, la sanità privata accreditata, eroga il 40 per cento delle prestazioni utilizzando oltre 25 mila dipendenti ed assorbendo ben oltre il 50% delle risorse economiche totali destinate alla sanità dalla Regione.
Eppure malgrado la sanità privata accreditata sia un’impresa senza “rischi d’impresa,” essendo lautamente sovvenzionata con i soldi pubblici, i padroni, pardon i manager della sanità privata laica e religiosa, hanno ritenuto di non dover firmare la pre-intesa raggiunta a livello nazionale per il rinnovo di un contratto fermo da 14 anni. D’altronde il Ministro della Salute e la Conferenza delle regioni, gli aveva “solo” garantito la copertura del 50% del maggior costo costo che sarebbe emerso con la chiusura del nuovo contratto.
Da questa vicenda emerge chiaramente che i “prenditori” della sanità privata vogliano solo ricevere soldi pubblici e fare profitti speculando sulla malattia dei cittadini e sulla pelle dei lavoratori.
Rifondazione Comunista del Lazio esprime solidarietà ai lavoratori della Sanità Privata e sostegno alle loro lotte e mobilitazioni, ogni ritardo al rinnovo del contratto è un colpo mortale alla dignità professionale dei lavoratori coinvolti.
“La vicenda – afferma Marco Bizzoni, referente lavoro PRC Lazio – è strettamente connessa con
l’uscita della sanità pubblica del Lazio dal commissariamento. Infatti quel risultato è stato conseguito attraverso un arretramento del perimetro di intervento della sanità pubblica, a favore di quella privata. Un risultato che, ora è più evidente, è stato reso possibile dal sacrificio dei cittadini -utenti, dai lavoratori pubblici per la carenza di organici, è lavoratori privati che, a parità di qualifica dei lavoratori pubblici, non vedono lo stesso riconoscimento economico.”
In tutta questa drammatica vicenda la posizione della Regione Lazio e Zingaretti, viene espressa dall’Assessore alla Sanità, che alla richiesta dei sindacati di un intervento forte della Regione, balbetta di rivedere le regole sugli accreditamenti a... “livello nazionale”.
Rifondazione Comunista ricorda come nel pieno della Pandemia le strutture che si sono ritrovate sotto pressione ed hanno consentito il superamento della crisi sono state quelle pubbliche. Mentre molte delle strutture sanitarie private, invece di luoghi di cura, si sono trasformate per la sete di profitto dei loro proprietari in focolai di infezione.
La lezione che dovremmo cogliere è quella della necessità del potenziamento e rilancio della sanità pubblica, che deve riassorbire prestazioni e personale sanitario dalla metastasi della sanità privata.
I principi che bisogna seguire per aiutare i lavoratori della sanità privata sono semplici e si ritrovano in Costituzione. La salute non è una merce ma un diritto e a pari lavoro pari diritti.
PRC Regionale Lazio

6/01/2020

Non c’è più tempo, #Reddito subito per tutti\e!

Venerdì 29, a Roma, al Ministero dell’Economia e della Finanza si è svolto il presidio per rivendicare un reddito di base per tutti e per tutte, sulla base del documento elaborato dai promotori della rete per il “Reddito di quarantena nel Lazio”. La giornata di lotta, malgrado sia stata funestata dal maltempo non si è fermata, ma si è svolta con la presenza di molte associazioni, reti, sostenitori del reddito di base e naturalmente di Rifondazione Comunista.
“Nessuno resterà indietro, nessuno verrà lasciato solo” per mesi il Governo ci ha martellato con queste frasi ad ogni conferenza stampa. Tuttavia i soldi previsti dai decreti, che dovevano risolvere i problemi economici dei lavoratori e dei senza lavoro, ancora oggi stentano ad arrivare ai molti che ne hanno bisogno. Mentre per le multinazionali, i padroni e le imprese dai grandi fatturati i soldi sono arrivati subito senza porre condizioni e verificarne l’effettiva necessità. Tanto che l’IRAP è stata eliminata di netto sia per chi ha dovuto chiudere sia per le aziende che hanno continuato a lavorare, e quindi a guadagnare, anche nel corso del Lockdown.
Al centro della piattaforma di convocazione dell’iniziativa la richiesta di un superamento dello spezzatino di interventi governativi, che prevedono pochi soldi per le persone, in ritardo, per poco tempo, ed a volte in modi umilianti e la forte richiesta di una misura di welfare universale, individuale, senza condizioni di esclusione, che possa essere richiesto da tutte e tutti coloro che per qualsiasi motivo si ritrovino senza reddito.
Gli interventi dei partecipanti che si sono succeduti sotto al MEF non solo hanno denunciato l’inadeguatezza degli interventi presi fino ad ora dal governo, ma hanno mostrato una nuova maturità sociale. Esprimendo la consapevolezza dell’insufficienza di ogni soggetto, rinchiuso nell’ambito del proprio particolare ambito di intervento, nel poter fornire risposte efficaci e della necessità di costruire una rete, una coalizione tra tutte le realtà sociali. Perchè non vi è soluzione possibile che non tenga insieme:il diritto al reddito, con il diritto all’abitare, quello ai servizi essenziali, alla regolarizzazione dei migranti, alla tutela dei lavoratori dipendenti, a termine, indipendenti, esternalizzati, in affitto, autonomi, atipici, intermittenti, precari, in nero e a chi il lavoro vorrebbe averlo.
È giunta l’ora di intervenire con forza sui meccanismi che generano le povertà è giunta l’ora di attivarsi affinché veramente nessuno, più, resti indietro. Il presidio è stato un primo momento dei questa lotta, che proseguirà e che deve allargarsi anche ad altre realtà che nel corso di questi mesi sono intervenute nel prendersi cura di quanti sono stati e sono in difficoltà con azioni di sostegno autorganizzato. È Proprio da questa autorganizzazione, che può crescere quella coalizione sociale in grado di sviluppare una massa critica in grado di farsi ascoltare e di indirizzare le scelte delle istituzioni. Non c’è più tempo! Per le vostre misure insufficienti, si è detto al Governo nel presidio. Il tempo è ora! Risponde il Partito della Rifondazione Comunista che a partire dal tema del “Reddito per tutti\e” e dove prendere le risorse, ha lanciando la sua campagna sociale. Indicando ai lavoratori che i soldi ci sono. Bisogna farseli dare dalla Banca Centrale Europea, nel modo in cui nella crisi economica del 2008 furono dati alle banche e bisogna prenderli dalle tasche di padroni con una Tassazione Patrimoniale.
Marco Bizzoni
Referente PRC Lazio Lavoro

5/18/2020

#PRC #Roma: il #Comune intervenga con veri aiuti per piccoli #negozi, #artigiani, #dipendenti e non senza lavoro e #invisibili della città.


Fino a quando è stato in vigore il lockdown ci siamo sentiti tutti romanticamente uguali, coesi nel combattere la pandemia, uniti nella la stessa situazione.
Come Partito della Rifondazione Comunista già in quei giorni abbiamo denunciato la natura di classe intrinseca alla quarantena e ci siamo attivati costruendo strumenti a disposizione dei lavoratori. Sportelli di consulenza virtuale: sul lavoro, la casa, la salute; raccolta e distribuzione di generi alimentari, da soli e con altre associazioni. Proposte attraverso cui le istituzioni, municipi, comune, regione sarebbero potute intervenire con maggiore rapidità ed efficacia nei confronti del disagio economico che, malgrado tanti proclami televisivi di Conte, Zingaretti e Raggi continua a non ricevere risposte adeguate.
È necessario che si smetta di parlare di soldi e si mettano concretamente, soldi immediati e non prestiti a disposizione dei lavoratori. Per far ciò è necessario che la Banca Centrale Europea, faccia quello che stanno facendo le banche centrali in Cina, Usa, Giappone. Finanziando le spese degli Stati membri, necessarie ad affrontare la crisi sanitaria e sociale del Coronavirus, con prestiti a tassi zero o negativi e con anticipi non rimborsabili, sotto forma di titoli a 100 anni non negoziabili sui mercati come consentito dal trattato di Lisbona. Questo, insieme ad una Patrimoniale sui grandissimi patrimoni. Consentirà che: “Tutto andrà bene” e “niente sarà come prima”.
Tuttavia, nel frattempo, quella retorica della quarantena che ha trasfigurato un privilegio di classe presentandolo come destino comune, rassicurando chi improvvisamente si è ritrovato senza reddito. Si sgretola dopo pochi giorni di parziale riapertura di alcune attività economiche, mettendo in luce il velo ideologico costruito dalla stampa dominante. Mentre molti lavoratori sono ancora in cassa integrazione, che ancora non è stata loro erogata materialmente. Mentre molte piccolissime imprese commerciali e artigiane, prevalentemente a carattere familiare, attendono ancora di ricevere degli aiuti che permettano loro di sostenere i costi della forzata inattività, e sono in attesa di capire quando e come poter riaprire. Alcune attività della ristorazione e bar della Capitale, sfruttano il momento propizio della parziale riapertura del servizio da asporto, per mettere in atto la consueta pratica di evasione contributiva, richiamando al lavoro in nero, gli stessi dipendenti che hanno messo in cassa integrazione. Questi imprenditori disonesti, che spesso dichiarano redditi inferiori a quelle dei propri dipendenti, mentre chiedono aiuti per l’impresa evadono i contributi e la loro furbizia viene pagata da tutti gli imprenditori onesti e dai lavoratori, assorbendo comunque risorse destinate al sostegno di piccoli negozianti, artigiani e microimprese con una riduzione dei fondi a disposizione per tutta la categoria.
Rifondazione Comunista chiede che il Comune di Roma si impegni per mettere fine a queste malepratiche revocando, per le imprese in cui siano riscontrate illiceità contributive, tutte le misure di aiuto previsto.
Nello stesso tempo chiediamo alla Sindaca Raggi, un intervento più incisivo, di supporto e aiuto soprattutto alle imprese commerciali e artigianali in cui lavoratori e titolari coincidano, un intervento sostanziale nei confronti di quanti ad oggi sono ancora in cassa integrazione o senza lavoro ed un aiuto agli invisibili delle occupazioni abitative e delle realtà sociali più emarginate.
Commissione Lavoro, PRC ROMA

5/06/2020

Bizzoni (PRC-SeLazio) – La morte sul lavoro non è mai un incidente.


É stata sufficiente una deroga al lockdown ed una parziale riapertura delle attività lavorative per ottenere il drammatico risultato di due morti sul lavoro; nei giorni scorsi a Frosinone ed oggi a Tivoli. In questo triste momento il Partito della Rifondazione Comunista esprime la propria vicinanza e le condoglianze alla famiglia del lavoratore morto stamattina a Case Rosse dove era andato a lavorare. In questi pochi giorni di ripresa delle attività economiche, due lavoratori usciti di casa per guadagnarsi da vivere non sono più rientrati, tutto ciò è inaccettabile. Quando si muore sul lavoro non è mai un Incidente. Il lavoro uccide quando deve essere svolto a certi ritmi, a certe condizioni, con strumenti non adeguati.La morte sul lavoro è il risultato di decisioni prese dalle aziende,che i lavoratori sono costretti a rispettare. La morte sul lavoro è il frutto dell’assenza di controlli da parte dell’ispettorato territoriale del lavoro e dei servizi di prevenzione sicurezza lavoro delle ASL e quindi, in ultima analisi, delle decisioni politiche del Ministero del Lavoro e della Regione Lazio che, invece di potenziare il rispettivo personale ispettivo, mantengono gli organici costantemente sottodimensionati. All’assessore al Lavoro della Regione Lazio diciamo che la riconvocazione della Task Force sulla vigilanza in materia di sicurezza non è sufficiente, i lavoratori morti sul lavoro da quando è stata istituita sono lì a dimostrarlo.All’assessore alla Sanità chiediamo di ripristinare i livelli di organici e mezzi dei servizi di prevenzione e salute sul lavoro.E ora che la Regione Lazio metta in atto azioni concrete di contrasto delle morti sul lavoro che non si limitino al finanziamento delle aziende affinché facciano ciò che è loro dovere.

Marco Bizzoni,
PRC Lazio referente per il Lavoro

4/16/2020

Sciopero AMA. La Sindaca Raggi consenta ai lavoratori di poter lavorare in sicurezza

Il Partito della Rifondazione Comunista è solidale con i lavoratori AMA che il 20 aprile sciopereranno perché vogliono poter lavorare in sicurezza.

In questi giorni di difficoltà, mentre il Paese è unito nello sforzo di superare la crisi dovuta ai contagi della pandemia e lentamente calano le infezioni, i lavoratori AMA con senso di responsabilità, visto il carattere di essenzialità del loro lavoro, hanno garantito la pulizia della città.

Malgrado il loro impegno, le condizioni in cui sono costretti a lavorare non garantiscono la loro incolumità. L’amministratore delegato sembra più attento agli indici economici dell’azienda che alla salute dei suoi lavoratori: assenza di sanificazioni, docce chiuse, dpi inadeguati ed insufficienti. Il tutto accompagnato da minacce e contestazioni disciplinari per chi pretende di tutelare la propria salute, tutto ciò mentre, in assenza di un accordo sulla produttività, elargisce unilateralmente consistenti aumenti a quadri e dirigenti a lui vicini e annuncia che per i lavoratori vuole ricorrere alla cassa integrazione speciale prevista per le aziende che devono restare chiuse per contenere il Covid-19.

Già nei giorni scorsi i lavoratori avevano denunciato questa realtà, ma non hanno avuto la minima considerazione da parte della Sindaca Raggi. Come se i dipendenti AMA, oltre che suoi lavoratori, non siano anche loro cittadini da tutelare dall’infezione del Covid19.

Rifondazione Comunista chiede alla Sindaca Raggi di farsi carico e di rispondere positivamente al più presto alla richiesta di tutela del lavoro espressa dai lavoratori AMA.

I cittadini di Roma non meritano di ritrovarsi con la città sporca per l’arroganza di un amministratore delegato che antepone le proprie esigenze a quelle del benessere dei lavoratori e della comunità. Sta alla Sindaca impedire che ciò avvenga.

PRC Lazio

3/02/2020

ZINGARETTI INTERVENGA PER UNA CONCLUSIONE POSITIVA DELLO SCIOPERO DEI FACCHINI DELLA PERONI


Roma - Sciopero e corteo dei facchini che operano nella società Birra PERONI. Elio Romano, segreteria PRC Roma: “Una bella lezione di dignità. Il rifiuto dei facchini di sottostare alle condizioni di lavoro caporalesche, che la cooperativa di facchinaggio della Peroni vuole imporre, parla a tutta la città della necessità di ricostruire legami di solidarietà tra i lavoratori.”
Il Partito della Rifondazione Comunista ha aderito al corteo che il sindacato S.I. Cobas ha convocato sabato 29 febbraio per sostenere lo sciopero in atto dei facchini della PERONI che lottano per rifiutare il clima di caporalato e negazione dei diritti lavorativi e sindacali elementari. I lavoratori non chiedono la luna, ma solo il rispetto economico del contratto nazionale della logistica e trasporto merci e di una turnistica almeno settimanale, poiché il loro contratto non è quello del lavoro a chiamata attualmente applicato.
La PERONI a gennaio ha celebrato il 2019 come anno record del fatturato, facendo finta di non accorgersi che la cooperativa fornitrice del servizio logistica di Roma non rispettava le regole contrattuali, garantendo un risparmio sul servizio, cioè profitti per i padroni sulla pelle chi chi lavora. “ E’ ora che la PERONI si assuma le proprie responsabilità - dice Marco Bizzoni, referente lavoro PRC Lazio – vigilando, come di sua competenza, sulle violazioni dei diritti dei lavoratori e sul rispetto del CCNL.”
Il S.I. Cobas, ed i lavoratori del sito PERONI di Roma, hanno espresso la volontà di proseguire lo sciopero fino al riconoscimento dei diritti negati. “Sollecitiamo il Comune di Roma ed in particolare la Regione Lazio – afferma Maurizio Fabbri, segretario PRC Lazio - ad intervenire nei confronti della Birra Peroni S.R.L. e della Cooperativa Master Jobs per costruire un percorso che risolva al più presto il problema e ripristini i diritti dei lavoratori.”
Il Partito della Rifondazione Comunista invita i lavoratori, di Roma e del Lazio, ad esprimere la loro solidarietà con questa lotta, colpendo i padroni della PERONI nei loro affetti più cari: il portafoglio. Boicottiamo la birra PERONI fino alla vittoria dei lavoratori.

1/28/2020

REGIONALI: CENTRODESTRA O CENTROSINISTRA VINCONO COMUNQUE I PADRONI

“Torna il bipolarismo”, dopo aver lucrato elettoralmente sull’antifascismo in Emilia Romagna, Zingaretti è soddisfatto. Torna quella comoda condizione per cui i partiti, oggi presenti nelle istituzioni, possono vivere di rendita. Perché con leggi elettorali di natura maggioritaria che non consentono la libera rappresentanza del voto, gli elettori, semplicemente, non vanno a votare.
In Calabria l’affluenza al voto si ferma al 44,3%, perché andare a votare se in anticipo si stabilisce che i tuoi rappresentanti non ce la faranno?
In Emilia Romagna invece i votanti sono il 67,6% e il dato sembrerebbe confutare il ragionamento fatto sino ad ora, che invece viene confermato, nelle sue linee essenziali, dalla natura della campagna elettorale che lì si è svolta, considerando i dati alla luce dalla polarizzazione tra democrazia e fascismo che vi è stata introdotta. Da una parte la destra Leghista e neofascista che, cavalcando il malessere sociale e guidando la guerra dei cittadini in difficoltà contro gli ultimi della società, annunciava la spallata, non ad un partito, ma ad un’idea di società, purtroppo più enunciata che reale. Dall’altra il PD che ha fatto appello alla difesa della democrazia contro la barbarie fascioleghista, spingendo all’attivazione un popolo della sinistra sempre disponibile a sostenere il meno peggio pur di impedire al fascismo di governare. Tuttavia, dopo aver impedito “l’avvento del fascismo”, Bonaccini governerà l’Emilia Romagna continuando a praticare quelle politiche non dissimili da quelle della Lega. Non bisogna dimenticare che l’autonomia differenziata, cioè la secessione delle regioni ricche, è stata chiesta oltre che dalla regioni guidate Lega di Salvini anche dallo stesso Bonaccini, il quale in tema di tutela del territorio invece di risanare la regione ha varato la peggiore delle leggi urbanistiche regionali, attenta alla proprietà fondiaria e favorevole alla speculazione sulle aree agricole.
Ha ragione Zingaretti, con le elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria, torna il bipolarismo. Cioè per i padroni è indifferente chi vince, centrodestra o centrosinistra, perché tanto, come dimostrano le ultime elezioni vincono sempre loro. Pazienza se ciò comporta una democrazia limitata in cui la maggioranza dei cittadini non vota più.
La generosità dei lavoratori dell’Emilia Romagna per fermare il fascismo ha quindi avuto come esito il ritorno del bipolarismo, cioè proprio la condizione politica-elettorale che ha prodotto, nutrito, cresciuto e che alimenta la forza delle proposte neofasciste della Lega e di Fratelli d’Italia.
Il governo della Lega ha prodotto le leggi “sulla sicurezza” che prevedevano multe ai lavoratori che protestano. Il governo del PD non ha abrogato quelle leggi e recentemente alcuni lavoratori, che hanno preso parte ad una protesta sindacale per la difesa dei propri diritti, hanno ricevuto multe da 4.000 euro, “… è il bipolarismo bellezza”.
Tocca ai lavoratori rompere le barriere ideologiche, del ”non c’è alternativa”, costruite dalla grande stampa e televisione attraverso l’oscuramento delle proposte autonome e alternative dei lavoratori e la denigrazione dei piccoli partiti. Tocca ai lavoratori rompere le barriere alla rappresentanza che le leggi maggioritarie impongono. Tocca ai lavoratori riorganizzarsi in partito politico, che influisca sulle politiche del Paese, ricostruendo una loro forza politica autonoma e alternativa alle diverse declinazioni del neoliberismo rappresentate dal PD, M5S, FI, Lega e Fratelli d’Italia.
Fino a quando i lavoratori non si riorganizzano si permarrà nel bipolarismo che assicura la permanente vittoria elettorale dei padroni, come centrodestra o come centrosinistra.
Le conseguenze del bipolarismo ormai i lavoratori le conoscono sulla propria pelle: legge Fornero, Jobs Act, leggi “sicurezza,” e trasferimento di reddito dai lavoratori ai padroni. Non è un caso quindi che il 20% più ricco degli italiani detenga il 72% della ricchezza nazionale. Ma solo l’esito di un conflitto di classe che i padroni hanno vinto imbrigliando, e imbrogliando, la democrazia Italiana con il concetto di governabilità e le conseguenti leggi elettorali di natura maggioritaria
Marco Bizzoni