circoli PRC dei comuni di:
Albano, Ariccia, Genzano, Nemi, Lanuvio, Velletri, Nettuno, Anzio, Ardea, Pomezia, Castelgandolfo, Marino, Grottaferrata, Frascati, Monteporzio, Montecompatri, Rocca di Papa, Rocca Priora, S. Cesareo, Zagarolo, Genazzano, Palestrina, Labico, Artena, Colleferro, Segni, Montelanico.

1/21/2016

PRC Anzio - "Comitati e cittadini di tutti i fronti uniamoci!!




Car@ compagn@, car@ concittadin@

L’attuale situazione politica e sociale del nostro territorio richiede un salto di qualità da parte di tutti. Come è noto Anzio è oggetto di una aggressione speculativa fortissima che ne mette a rischio la qualità della vita, la tenuta sociale, ambientale ed economica e la salute dei cittadini. Basti pensare che la densità abitativa di Nettuno è la metà rispetto ad Anzio dove risulta però una percentuale molto più alta di abitazioni invendute.

Dalla imminente costruzione della centrale a biogas alla cementificazione della Vignarola, dalla mancata soluzione dei problemi legati al ciclo dei rifiuti all’eterna questione del porto, fino all’inquinamento del mare, assistiamo al saccheggio del territorio da parte di imprenditori senza scrupoli con l’appoggio dei poteri locali sempre pronti a favorire qualsiasi affare di un certo rilievo. A che serve poi una centrale a biogas se la stessa Turbogas di Aprilia è di fatto spenta dato che il territorio ha energia in eccesso? Cosa del resto da noi denunciata e prevista in tempi non sospetti.

L’amministrazione appare ormai funzionale più agli interessi di Acqualatina, di Marconi, delle grandi ditte i costruzione, che non al bene dei suoi abitanti. Anzio è il paradiso dei grandi affari e l’unico modo di governare la città sembra quello di darla in pasto alla speculazione, in barba alle esigenze dei cittadini. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, il disagio sociale è grande ma stenta a formarsi una coscienza critica diffusa e una mobilitazione significativa che rovesci questa situazione.

Eppure qualcosa si muove: da anni è attivo il comitato Acquapubblica che lotta per la ripubblicizzazione del servizio idrico, e da poco sono nati comitati contro la centrale biogas, per salvare la Vignarola, e a sostegno dei diritti dei migranti, contro la loro emarginazione e ghettizzazione. A questi gruppi si aggiunge la consapevolezza diffusa della inutilità e nocività del faraonico nuovo porto targato De Angelis/Bruschini che al momento ha avuto l’unico effetto di sprecare ingenti risorse pubbliche tramite la Capo d’Anzio, gettando nell’incertezza centinaia di lavoratori che legano la proprio sussistenza alle attività portuali.

Ora è indispensabile che queste esperienze vadano avanti, si rafforzino e costruiscano una rete sociale ampia e diffusa. Per far questo è necessario che ciascun soggetto esca dal proprio isolamento e si incontri con gli altri, costruendo un fronte per i beni comuni che possa prefigurare una battaglia sociale per una città più vivibile e accogliente, solidale e sana. Occorre che si risvegli la fiducia dei cittadini nelle capacità di azione sociale e politica e si elabori una piattaforma che riprogetti Anzio a partire dall’avvio dell’unica grande opera di cui essa avrebbe bisogno: un piano per il riassetto idreogeologico e il recupero del territorio, la tutela dei suoi beni ambientali e paesaggistici, la ripubblicizzazione dell’acqua, la valorizzazione del suo patrimonio storico. Le priorità devono essere il lavoro e la tutela del territorio, senza i quali non c’è futuro per la maggioranza della popolazione ma solo degrado, speculazione, illegalità e corruttela diffusa. Per compiere ciò bisogna rovesciare l’idea di una politica legata solo agli affari e agli interessi dei gruppi di potere economico e dei loro lacchè istituzionali. I comitati si devono unire per formare un forte movimento che si attivi per questi obiettivi e prefiguri una alternativa radicale agli affarismi sia di centro destra che di centro sinistra, sapendo però interagire con quelle forze politiche democratiche che daranno loro supporto sincero e non tenteranno di controllarle o piegarle ai loro fini. Deve nascere in ultima analisi un soggetto sociale alternativo che esprima un radicale cambiamento politico.

Come Prc Anzio siamo attivi con i nostri militanti nelle varie realtà di lotta, e cercheremo di promuovere questa unificazione dei movimenti come presupposto per l’alternativa politica e sociale di cui la città di Anzio ha urgente bisogno.

Ufficio stampa e comunicazione
PRC-FdS “E. Che Guevara” - Anzio

1/14/2016

A chi servono le primarie del PD a Genzano?


Con l'ennesimo atto di prepotenza il PD di Genzano, per mezzo del suo commissario veliterno, stabilisce che per scegliere il candidato Sindaco alle prossime elezioni amministrative si faranno le primarie.


Sebbene l'attuale amministrazione sia in carica da una sola legislatura, cosa che consentirebbe alle elezioni di scegliere la continuità amministrativa, Velletri decide per le primarie e Genzano ubbidisce.
A chi servono allora le Primarie? La favoletta che in questi anni ci è stata narrata è che esse sono uno strumento di coinvolgimento politico dei cittadini. Ma è proprio così? Vediamo cosi ci dice l'esperienza delle primarie in salsa italica che il PD ha svolto in questi anni. Intanto bisogna dire che vicino a Genzano, per la precisione ad Albano, il PD alle scorse elezioni amministrative decise autonomamente di non utilizzare le primarie ma di assicurare la continuità amministrativa e di coalizione. A Velletri l'allora segretario del PD, che oggi come commissario del partito le impone a Genzano, portò avanti una dura battaglia per impedire che ci fossero le primarie e si desse corso alla continuità amministrativa. Vediamo invece che cosa accadde alle primarie che si sono tenute a Marino ed a Ciampino. La prima cosa che balza agli occhi, ed è verificabile consultando la stampa locale dell'epoca, è che in entrambe i paesi molti aderenti e riconosciuti elettori delle forze politiche di centrodestra hanno partecipato alle primarie del PD per scegliere il candidato Sindaco del centrosinistra. Come si spiega tutto ciò? semplicemente con il fatto che si era alle presenza di patti scellerati, a Marino doveva vincere il candidato divisivo del centrosinistra per permettere la vittoria del centrodestra, a Ciampino si doveva supportare il candidato del PD che doveva vincere le elezioni. Badate bene i rapporti di forza tra i due schieramenti di quei paesi erano già delineati... ma un aiutino non guasta.
Che dire invece, guardando al resto d'Italia, delle primarie del PD dove per votare sono stati reclutati molti migranti dietro congruo compenso per il servigio reso?
Mi sembra che la domanda trovi da questi esempi una esplicita risposta. Le primarie non serviranno ai militanti del centrosinistra, ai lavoratori, ai cittadini di Genzano per decidere democraticamente chi sarà il futuro candidato Sindaco. Esse saranno lo strumento con cui politici e poteri forti sanciranno “democraticamente” con qualche aiutino i loro accordi di potere, stabilendo, solo loro e per i loro interessi, chi dovrà essere il Sindaco di tutti i Genzanesi.
Per questi motivi le primarie sono una truffa. Per questi motivi dovrebbero essere rifiutate, in primo luogo dai militanti del PD, e da tutti i cittadini. Le primarie del PD si configurano come uno strumento falsamente democratico in cui chi ha più soldi, come altre esperienze dimostrano, compra, impone e comanda e gli onesti partecipanti vengono spogliati, artatamente, del loro vero diritto decisionale.

Marco Bizzoni
segretario PRC, federazione Castelli, Colleferro, Litoranea

1/13/2016

Prc - Rafforzare il partito e rilanciare il processo di costruzione del soggetto unitario della sinistra.

Il processo di costruzione del un soggetto unitario della sinistra ha subito una battuta d’arresto. Questa è dovuta alla scelta di SEL/Sinistra Italiana di anteporre e contrapporre la costruzione di un nuovo partito della sinistra a quella del soggetto unitario della sinistra antiliberista. Questa scelta di costruire il proprio partito invece del processo unitario non ha evidentemente solo un risvolto organizzativo ma anche politico nella riproposizione di una definizione ambigua sul piano della collocazione europea così come su quello nazionale: le vicende legate alle elezioni amministrative, in cui spicca il caso milanese e recenti prese di posizione di SEL che, al fine di riconsiderare la propria collocazione in merito alle elezioni amministrative apre un’interlocuzione nazionale con il governo, ne sono una testimonianza chiara.
In questo contesto è ancora più importante il risultato della Consultazione tra gli iscritti e le iscritte di Rifondazione Comunista che hanno approvato con una percentuale superiore al 70% l’indirizzo politico fondato sulla proposta di costruzione di un soggetto unitario della sinistra e di rilancio di Rifondazione Comunista. Con oltre 5000 voti, la consultazione segnala una buona partecipazione – hanno partecipato il doppio dei compagni e delle compagne che avevano partecipato alla consultazione sulla costruzione della lista “l’altra Europa con Tsipras” alle elezioni europee – che ci parla della voglia di partecipazione e della vitalità del nostro partito.
Il compito di Rifondazione Comunista è quindi il rilancio del nostro progetto politico basato sulla proposta unitaria e sul rafforzamento del partito. Per noi questi due compiti non solo non sono contraddittori ma si qualificano a vicenda: il partito senza la proposta unitaria si ridurrebbe ad una prospettiva settaria ed inefficace, un processo unitario fondato sullo scioglimento dei comunisti si qualificherebbe come una riedizione dell’Occhettismo. Siamo orgogliosamente comunisti e comuniste: proprio per questo convintamente unitari e unitarie.

Il percorso unitario
La battuta d’arresto sancita dal fallimento del tavolo della sinistra ci chiede di esplicitare con maggior forza e chiarezza la nostra proposta politica. Il progetto unitario, così come l’abbiamo proposto nel Congresso di Perugia e confermato nella consultazione, non è un obiettivo semplice ma terreno di lotta politica che dobbiamo praticare con spirito unitario e con determinazione.
Riteniamo infatti che la crisi del capitalismo e le politiche neoliberiste espresse dalle classi dominanti e dai governi e livello europeo ed italiano portino alla barbarie. Contro questa barbarie è necessario dar vita ad un soggetto politico antiliberista di sinistra, che si ponga l’obiettivo aggregare forze, costruire conflitto e quindi di costruire una alternativa di governo nel paese ed in Europa.
Un simile obiettivo richiede la capacità di produrre un’accumulazione di forze tali da essere incompatibile con la mera coalizione elettorale o con una federazione. Queste forme politiche infatti non danno vita ad uno spazio pubblico condiviso, non sono in grado di costruire una azione politica quotidiana e non sono adeguate a valorizzare l’apporto degli uomini e delle donne che su tale prospettiva vogliono impegnarsi.
Un obiettivo di questa natura richiede la costruzione di un soggetto unitario definito in modo assai preciso nella prospettiva politica ma a “bassa soglia d’accesso” sul piano ideologico, in grado di diventare uno spazio pubblico: la casa comune dalla molteplicità delle forme dell’agire politico, delle culture politiche e delle identità esistenti nel campo antiliberista della sinistra, dei movimenti, del conflitto sociale. Noi vogliamo contribuire alla costruzione di un soggetto unitario definito da un progetto chiaramente articolato sul terreno politico-programmatico, finalizzato a costruire un consenso crescente ed un’aggregazione di forze sufficiente a produrre qui ed ora una proposta di governo alternativa all’esistente, capace di promuovere campagne di massa, mobilitazione e azione sociale, conflitto, di suscitare partecipazione e protagonismo.
Per quanto riguarda il profilo generale del soggetto unitario da costruire, non ci sono a nostro avviso oggi le condizioni per una fondazione ideologico-identitaria assimilabile a ciò che ha costituito il fondamento dei partiti nella storia del ‘900. Questo per due ordini di motivi.
In primo luogo non esiste oggi una cultura politica egemone né una elaborazione compiuta all’altezza del livello dello scontro in grado di candidarsi a rappresentare una sintesi unificante del complesso delle forze che si oppongono al liberismo. La pluralità dei punti di vista e delle soggettività che vivono nel campo dell’alternativa non può ridursi alla riproposizione di un “partito monoteistico” come se nulla fosse.
In secondo luogo le forme concrete dell’opposizione alle politiche neoliberiste sono assai variegate, sia per quanto riguarda le pratiche che le culture. Questa articolazione non rappresenta a nostro avviso un fatto negativo ma parla – sia pure in modo contraddittorio – della ricchezza potenziale di una soggettività antagonista da aggregare rispettando e valorizzando questa pluralità. La destra risolve il tema dell’unità attorno alla ricerca dell’uomo della provvidenza. La sinistra non può scimmiottare questa pratica o riproporre scorciatoie organizzativistiche di tipo partitico che non permettono di valorizzare appieno i diversi percorsi in cui si esprimono le soggettività alternative e non rispondono quindi alla necessità di “costruire coalizione”.
La costruzione di un soggetto unitario della sinistra in Italia si deve quindi caratterizzare come terreno di ricerca aperto, come avviene in molti altri paesi, come dimostra la presenza molto rilevante, forse maggioritaria, di esperienze costitutivamente segnate dal pluralismo, tanto in Europa che a livello internazionale.
Per questo riteniamo che il soggetto unitario a cui dobbiamo dar vita noi proponiamo che debba individuare nella lotta e nella costruzione di una alternativa al neoliberismo il proprio obiettivo, debba essere alternativo agli altri poli politici presenti sulla scena, debba riconoscere il pluralismo delle culture, delle identità e delle appartenenze come fatto fisiologico e costitutivo della propria esistenza. A partire da questi presupposti il soggetto unitario deve strutturarsi in forme completamente democratiche: adesione individuale, piena sovranità degli iscritte e degli iscritte sugli organismi dirigenti e sulla definizione dell’indirizzo politico in base al principio “una testa un voto”.
L’unità e il carattere plurale del soggetto da costruire sono le basi per dar vita ad un processo costituente vero, per costruire una coalizione che innovi sul piano del progetto politico come delle forme dell’organizzazione. La necessità di superare gli attuali steccati della sinistra, di dar vita ad percorso di aggregazione effettivamente innovativo, ci chiedono un salto di qualità nell’elaborazione e nella proposta, ci obbligano alla ricerca di una forma nuova dell’agire politico evitando la pigrizia della riproposizione della forma partito classica anche quando questa viene motivata con le suggestioni nuoviste che già tanti danni hanno prodotto.
A tal fine riteniamo necessario contribuire, nel rapporto con tutte le forze interessate a questa prospettiva unitaria – a partire dall’Altra Europa con Tsipras” – a dar vita ad iniziative territoriali che ripropongano e qualifichino il tema del percorso costituente di un nuovo soggetto politico unitario della sinistra antiliberista. Si tratta di partire dal documento “Noi ci siamo. Lanciamo la sfida” – che costituisce il punto più avanzato sin quei prodotto sul terreno unitario – per portare nel paese quella discussione che nel chiuso delle stanze romane ci ha portato ad un empasse senza sbocchi.
Parallelamente riteniamo necessario impegnare tutto il partito nella costruzione di liste unitarie della sinistra, alternative al PD, in tutte le elezioni amministrative di primavera. Si tratta di dar vita a coalizioni ampie e plurali che a partire dalle forze di sinistra, ambientaliste, laiche, libertarie, sappiano aggregare il complesso delle forze civiche democratiche, chi si batte per i beni comuni, gli uomini e le donne che vogliono contrastare il degrado delle loro città indotto dalla crisi e dalle politiche neoliberiste. Proprio perché vogliamo dar vita al processo costituente di una sinistra unitaria, riteniamo decisiva la presentazione nelle prossime amministrative di liste unitarie che esprimano sul territorio la volontà del cambiamento, contro le politiche del governo. Su questo aspetto esistono positive contraddizioni anche all’interno di SEL – Sinistra Italiana e noi siamo impegnati a sostenere nelle diverse città le candidature unitarie che esprimono una collocazione alternativa al PD ed aperta ai conflitti sociali. Riteniamo infatti che la costruzione e il successo di liste unitarie di sinistra nelle elezioni amministrative possano anche costituire un positivo elemento nel rilancio del processo unitario della sinistra. In terzo luogo riteniamo necessario operare da subito alla costruzione di comitati unitari sui referendum. In primavera vi saranno varie raccolte di firme per dar vita a referendum – dalle questioni della democrazia, alla scuola, dalle questioni ambientali a quelle del lavoro – e in data da definirsi vi sarà anche la votazione referendaria sulla manomissione della Costituzione. Su tutti questi terreni dovremo operare per costruire il massimo di mobilitazione e pratica unitaria affinché il complesso delle campagne referendarie si configuri come un percorso di costruzione di una opposizione e una alternativa da sinistra alle politiche del governo Renzi.
Da ultimo ma non meno importante, riteniamo necessario operare per la costruzione di un nuovo movimento pacifista contro a la guerra. Per questo parteciperemo il 16 p.v. alle mobilitazioni indette contro la guerra in occasione dell’anniversario della guerra in Iraq e operiamo in relazione con il mondo dell’associazionismo per la costruzione di spazi di riflessione e mobilitazione.


Il rafforzamento del partito

Il rafforzamento di Rifondazione, oltre alla cura del funzionamento normale dell’organizzazione, deve basarsi su tre filoni principali di lavoro.
In primo luogo l’utilità sociale del partito. Oltre alla partecipazione alle iniziative politiche unitarie di cui abbiamo parlato prima, è necessario rafforzare la presenza del partito all’interno dei conflitti sociali. La situazione non vede un conflitto dispiegato ma è tutt’altro che pacificata e le lotte sulle questioni dell’occupazione, dell’ambiente e della difesa del welfare sono quotidiane. Anche sul tema della pace comincia ad esserci una ripresa di attenzione e mobilitazione. Occorre curare con maggiore attenzione la nostra partecipazione ai conflitti e il necessario lavoro di unificazione degli stessi. In questo quadro occorre rilanciare con forza la campagna “i soldi ci sono” che è finalizzata ad un obiettivo fondamentale: la crisi attuale non ha nulla a che vedere con la scarsità ma piuttosto con la cattiva distribuzione della ricchezza, del lavoro e del potere. La patrimoniale, l’abolizione della riforma Fornero, il Piano per il lavoro, lo sforamento dei vincoli europei al fine di sviluppare welfare e intervento pubblico in economia sono tutti punti su cui occorre costruire un senso comune di massa che sconfigga la vulgata secondo cui “mancano i soldi”.
In secondo luogo occorre riprendere in modo più allargato il lavoro di elaborazione sulla rifondazione comunista. Il 21 gennaio prossimo si terrà a Livorno un Convegno su “La nostra storia e l’attualità del comunismo” ed invitiamo i gruppi dirigenti a curare la partecipazione allo stesso. Questo convegno non vuole essere solo una occasione per ricordare la nostra storia ma vuole essere il punto di partenza per la ripresa di una riflessione forte sull’attualità del comunismo come risposta positiva alla barbarie e alla crisi del capitale. La nostra esistenza come partito della Rifondazione Comunista non è un fatto burocratico o puramente organizzativa ma ha senso nella misura in cui sappiamo far vivere la proposta e la prospettiva comunista nel vivo delle contraddizioni e dei conflitti sociali. Riprendere una riflessione di fondo sull’attualità del comunismo è parte integrante di questo nostro impegno e delle ragioni per cui facciamo politica. Non si tratta di solo di potenziare l’attività di formazione – cosa pure necessaria e su cui richiamiamo l’attenzione dei gruppi dirigenti provinciali e regionali – ma di riaprire una discussione sui nodi di fondo della nostra proposta politica, delle ragioni dell’essere comunisti e comuniste oggi.
In terzo luogo occorre rafforzare il Partito a partire dalla cura dei gruppi dirigenti, dal tesseramento e dall’autofinanziamento.
A questo riguardo l’ufficio organizzazione ha cominciato un lavoro utile di ripresa di relazioni stabili tra i diversi livelli del partito, lavoro che occorre potenziare anche attraverso la costruzione di appositi strumenti di circolazione delle informazioni.

Per quanto riguarda l’autofinanziamento, oltre alla di questo aspetto per il finanziamento dell’attività del partito a livello locale, è assolutamente necessario rilanciare la campagna di sottoscrizione attraverso i RID, in modo da garantire un minimo di risorse per la vita del centro nazionale. Il positivo risultato ottenuto attraverso il 2 per mille, che ci parla con oltre 46.000 sottoscrizioni, di una simpatia verso il nostro partito che permane nonostante l’oscuramento mediatico a cui siamo sottoposti, non è infatti sufficiente a coprire le spese necessarie per tenere in vita il partito e per coprire i debiti accumulati nel corso degli anni.
Per quanto riguarda la campagna di tesseramento del 2016, proponiamo che venga lanciata con iniziative pubbliche nella settimana dall’8 al 14 febbraio. Le iniziative sul tesseramento ovviamente presentare il nostro progetto politico: la costruzione della sinistra antiliberista e l’attualità del comunismo per uscire dal Capitalismo in crisi. Dovranno quindi sottolineare l’utilità di Rifondazione Comunista nella battaglia contro le politiche di austerità di cui la campagna “i soldi ci sono” è parte costitutiva.

Documento approvato dalla Direzione Nazionale di Rifondazione Comunista del 10 gennaio 2016

1/12/2016

Se vuoi la pace prepara la pace

Il 16 gennaio a Roma contro la guerra, ore 15 piazza Essquilino.
Rifondazione aderisce alle manifestazioni contro la guerra del 16 gennaio
Il Partito della Rifondazione Comunista aderisce alle manifestazioni contro la guerra indette per il 16 gennaio dall’Assemblea Eurostop.
I 25 anni che ci separano dalla prima guerra del golfo sono stati anni di guerra permanente, con un escalation che continua a salire negli anni.
Dopo l’attacco all’Iraq del 1991,infatti, decine sono i conflitti che si sono succeduti e quelle aree del mondo sono state trasformate in un mattatoio. Il tentativo da parte degli USA e della NATO di creare un nuovo ordine mondiale unipolare ha dato vita a scontri sempre più gravi in cui il nostro Paese è direttamente e indirettamente coinvolto.
Per noi la lotta per la pace è il fondamentale punto di partenza per mettere in discussione lo stato di cose presenti, dove la guerra non è altro che il barbarico prolungamento delle ingiustizie sociali e dei conflitto per l’accaparramento delle risorse naturali. Per questo è necessario rilanciare una larga mobilitazione di massa contro la guerra, di cui anche il terrorismo dell’Isis è parte, che sconfigga il clima di paura, la militarizzazione dei nostri Paesi, la passivizzazione sociale ed il dilagare della xenofobia.
CONTRO LA GUERRA E LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLE MISSIONI BELLICHE PER I DIRITTI DEI POPOLI E PER LA DEMOCRAZIA
Rifondazione comunista il 16 gennaio sara’ in piazza.

La segreteria nazionale del Partito della Rifondazione Comunista

1/08/2016

Il lavoro è dignità!

 di Marco Bizzoni*

Secondo Renzi il dato sulla disoccupazione all'11,3%, divulgato dall'ISTAT è la dimostrazione che il #jobsact funziona. Dimentica di dire che quel dato riporta l'occupazione semplicemente al livello del 2012 quando già vi era stato un crollo degli occupati. Dimentica di dire quella percentuale è il risultato anche del fatto che molte persone che hanno perso il lavoro, sfiduciate e scoraggiate, hanno smesso di cercarlo. Non si è accorto che molte aziende stanno delocalizzando la loro produzione in altri Paesi lasciando il loro marchio in Italia per poter dire che i loro sono prodotti “Made in Italy”. Non si è accorto che i nuovi lavori prodotti dal jobs act non sono altro che la trasformazione e l'emersione di rapporti di lavoro già esistenti, che in tal modo vengono ufficializzati burocraticamente ma non tutelati legislativamente. Non è un caso che oggi i padroni si permettano di portare il loro attacco al cuore del sistema delle relazioni tra lavoratori e aziende licenziando un delegato sindagale mentre è impegnato nel definire la trattativa contrattuale. Il messaggio intimidatorio è chiaro ed è rivolto a tutti i lavoratori “neoassunti” con il jobs act a tutele “perdenti”. Insomma difronte a quello che per chi lavora è uno sfacelo che travolge le proprie vite, l' effettiva possibilità di avere un reddito, la stessa dignità di persone, il governo Renzi ci racconta che “L'Italia (..) riparte dal lavoro #lavoltabuona”. Sembra di sentire la vecchia barzelletta in cui il medico, riferendo ai familiari l'esito dell'operazione, affermava: “l'operazione è riuscita perfettamente, purtoppo, il paziente è morto.”

* segretario PRC della federazione "Castelli, Colleferro, Litoranea"