circoli PRC dei comuni di:
Albano, Ariccia, Genzano, Nemi, Lanuvio, Velletri, Nettuno, Anzio, Ardea, Pomezia, Castelgandolfo, Marino, Grottaferrata, Frascati, Monteporzio, Montecompatri, Rocca di Papa, Rocca Priora, S. Cesareo, Zagarolo, Genazzano, Palestrina, Labico, Artena, Colleferro, Segni, Montelanico.

8/13/2012

Costruiamo insieme la sinistra.


Ho molto apprezzato l’articolo di Marco Revelli apparso alcuni giorni fa sul manifesto. Condivido l’esigenza di dare corpo ad uno spazio pubblico di sinistra, che dia una risposta in avanti alle domande di cambiamento che non trovano soluzione nelle ipotesi politiche ad oggi presenti. Ritengo urgente fare un passo in avanti e scrivo queste note per aprire un dialogo esplicito, al di fuori di inutili diplomatismi.
1) Il governo Monti non è una parentesi ma un vero e proprio governo costituente. Se, come ci insegna Carl Schmitt, “sovrano è colui che decreta lo stato di emergenza”, Monti oggi incarna un potere sovrano che attraverso la produzione di paura e rassicurazioni sta realizzando in Italia una rivoluzione iperliberista e la contemporanea passivizzazione di massa. L’obiettivo perseguito è la sistematica distruzione dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, del welfare e la privatizzazione del complesso del patrimonio pubblico. La stessa recessione provocata dalle misure assunte dal governo e dalle forze politiche che lo sostengono, diventa parte integrante di questa azione, basata sull’annichilimento della popolazione, sullo shock per dirla con Naomi Klein.
2) Il carattere costituente dell’azione del governo proietta i suoi effetti ben al di la della sua durata temporale. Le misure assunte ristrutturano i rapporti sociali così come definiscono i confini delle politiche economiche. Il combinato disposto tra inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione e approvazione del Fiscal Compact non esauriscono la loro efficacia nei prossimi mesi. Rappresentano un vero e proprio binario obbligato, destinato a fissare per i prossimi anni la politica economica di ogni governo in carica. Il taglio del debito pubblico di 45 miliardi ogni anno per vent’anni è una camicia di forza che inchioda l’Italia a politiche iperliberiste, ben al di la della durata del governo Monti. Una volta messo il binario, dal treno in corsa ci si può affacciare dai finestrini di destra o di sinistra, si ha l’impressione di vedere un paesaggio diverso, ma la direzione è predeterminata.
3) Questo processo è intrecciato con una ristrutturazione dell’Europa che vede il proprio perno nell’uso politico della speculazione e nel ruolo di dominus della BCE. Le ultime scelte dei vertici di capo di stato e della BCE puntano infatti ad un doppio obiettivo: da un lato governare l’euro evitandone la deflagrazione. Dall’altro aumentare la capacità di pressione sui singoli paesi attraverso un commissariamento di fatto della politica economica e di bilancio. In questo contesto non è per nulla da escludere che il governo Monti arrivi a firmare un memorandum con l’Europa che determini un ulteriore vincolo per i futuri governi italiani.
4) In questo contesto è del tutto evidente che la proposta politica del PD, di unire moderati e progressisti nel governo del paese, non potrà che muoversi sui binari fissati da Monti, producendo minime variazioni sul tema. La valutazione negativa della proposta politica del PD non ha quindi un carattere astratto o pregiudiziale ma è data dal merito concreto della stessa. Le politiche insite nell’accettazione del Fiscal Compact sono destinate ad impoverire il paese, a stravolgere il quadro politico, sociale ed istituzionale costruito dopo la seconda guerra mondiale e basato sinteticamente sulla democrazia parlamentare, sullo sviluppo del welfare e sulla presenza decisiva del movimento operaio e sindacale. A scanso di equivoci non penso assolutamente che centro destra e centro sinistra siano la stessa cosa o avviano la stessa politica. Penso che il sostegno al governo Monti e la proposta politica avanzata dal PD – sia sul piano dei contenuti che sul piano delle alleanze - non ha nulla a che vedere con la soluzione dei problemi del paese e con l’uscita a sinistra dalla crisi.
Il punto oggi non consiste nell’interpretazione progressista del montismo ma nella radicale messa in discussione della strada imboccata dal governo Monti. Occorre mettere in discussione il Fiscal Compact e le politiche di stabilizzazione europee come fanno le sinistre in Europa, da Syriza al Front de Gauche, da Izquierda Unida alla Linke, per non citare che le più conosciute.
5) Per questo ritengo necessario costruire oggi in Italia uno spazio pubblico di sinistra che abbia un progetto radicalmente alternativo di costruzione dell’Europa. Non si tratta di costruire una piattaforma estremista ma di prospettare una uscita a sinistra dalla crisi che sappia intrecciare una politica alternativa sia sul piano europeo come su quello nazionale, come ha saputo fare Syriza in
Grecia. I temi dei diritti del lavoro, dei beni comuni, dello sviluppo del welfare, dei diritti civili, della democrazia partecipata e della riconversione ambientale e sociale dell’economia rappresentano nodi centrali da affrontare. Questo progetto può realizzarsi solo se è capace di aggregare e di attivare il complesso delle soggettività che oggi in Italia si pongono sul terreno dell’alternativa di sinistra. Questa è la condizione per poter avanzare al paese una proposta politica chiara e credibile, che sia percepita come una opportunità e non come una residualità.
6) Io penso che oggi non esista alcuna forza politica organizzata – a partire da quella di cui faccio parte - che possa candidarsi a rappresentare da sola questo progetto. Per aggregare il complesso delle forze di sinistra e di alternativa che vi sono nel paese – e non sono poche – occorre dar vita ad un processo consapevolmente plurale in cui convergano esperienze diverse. Occorre costruire uno spazio pubblico in cui chi opera in un partito, una associazione come Alba, in un comitato, in un sindacato, in un movimento o semplicemente chi vuole impegnarsi per costruire l’alternativa, possa trovare il luogo ove costruire collettivamente. Non voglio fare elenchi perché ogni lista rischia di escludere piuttosto che includere. Occorre essere consapevoli del carattere plurale e pluralista di questa costruzione: non esiste oggi una cultura politica, una forma organizzata, una visione generale, che possa racchiudere il tema dell’alternativa o possa pensare di imporre agli altri e alle altre il proprio punto di vista o la propria prassi politica. Il rispetto della differenza e il riconoscimento della pari dignità dei diversi percorsi può e deve essere il punto fondante questa possibilità così necessaria. Propongo quindi di agire consapevolmente per la costruzione di una lista unitaria di sinistra che abbia nella democrazia, nella partecipazione e nel pluralismo politico- culturale il tratto distintivo e costituente. Non possiamo ripetere le tragiche esperienze della sinistra arcobaleno. Il carattere democratico e partecipato, basato sul principio di “una testa un voto” e non sulla contrattazione tra stati maggiori deve caratterizzare questo processo al fine di decidere programmi, modalità di presentazione alle elezioni, candidati. Federare, confederare, operare una tessitura politica decidendo democraticamente mi pare il percorso che dobbiamo intraprendere.
7) Dobbiamo quindi costruire un percorso democratico di formazione di una soggettività plurale della sinistra che abbia l’obiettivo esplicito di dar vita ad una lista per le prossime elezioni politiche. Questo percorso ha difficoltà a partire se non vi è un segnale politico chiaro. Questa esigenza è oggi largamente sentita nel paese ma non riesce a darsi forma finché non vi è la chiara apertura del processo. Siamo come in una situazione di sospensione: occorre che vi sia un atto costituente per far si che la soluzione “precipiti”. L’atto di partenza però non può contraddire le caratteristiche del processo: nessuno può convocare qualcun altro. E’ necessario che il segnale di partenza sia visibilmente plurale e unitario. Per questo mi fermo qui. Propongo a Marco come a tutti e tutte coloro che possono pensare di contribuire a dare questo segnale di ragionare insieme su come farlo, nel più breve tempo possibile. Io penso che a settembre dobbiamo dare questo segnale e dobbiamo essere in grado di far partire il processo di aggregazione: per costruire l’opposizione a Monti, per costruire una lista per le prossime elezioni, per ricostruire una sinistra degna di questo nome nel regno del montismo.
Paolo Ferrero

8/05/2012

Un altro mondo è possibile... conoscendo il mercato!

Il video dura 50 minuti ma è un'interessante lezione di economia capitalista.
Produci, consuma, crepa.
Un economia che necessita che alcuni debbano comprare più volte le stesse merci, mentre altri non potranno mai permettersele neppure una volta.
Un economia che serve a pochi per fare Profitti mentre noi, tutti gli altri, paghiamo i guasti culturali, ambientali, sociali ed economici che vengono prodotti.
Vedere il documentario significa iniziare un percorso per comprendere che tutto quello che tu sai è falso e necessita di essere sottoposto ad una verifica critica.

Buona Visione
Marco Bizzoni



8/04/2012

Costruire l'alternativa alle destre e al centrosinistra a partire dall'opposizione delle politiche di Monti

Paolo Ferrero, adesso che il matrimonio tra Bersani e Vendola è ufficiale, e Casini prima o poi sembra destinato a convolare a nozze con il centrosinistra, non rischiate l’isolamento?
Il governo Monti per noi non è una parentesi ma un governo costituente. È il tentativo di uscita a destra dalla crisi della seconda repubblica, basta guardare allo smantellamento dello stato sociale, all’accettazione oggettiva delle politiche neoliberiste, al rapporto con l’Europa e i poteri forti, e al lavoro. Alcuni di questi provvedimenti sono binari per il futuro, costringono i prossimi governi a seguire la stessa linea: il fiscal compact obbliga l’Italia a tagliare 45 miliardi all’anno per venti anni. L’idea del Pd secondo cui adesso si dice sempre di sì a Monti ma finita la legislatura si riaprirà il gioco democratico è vuota di contenuti se non si chiarisce fin da ora che certi provvedimenti verranno totalmente rivisti: il fiscal compact, la riforma delle pensioni, l’attacco all’articolo 18. Altrimenti il fatto che al governo ci saranno le destre o il centrosinistra costituirà solo una variante ad un quadro prefissato. Per questo Nichi fa un grave errore ad aderire alla proposta del Pd.

Vendola però sostiene che non c’è un accordo con l’Udc.
La proposta del Pd è chiara e di questo gli va dato atto. Bersani vuole costruire un’alleanza tra moderati e progressisti. Se poi questo avvenga prima delle elezioni o dopo le elezioni in base all’attuale legge elettorale o a una nuova cambia poco. Si tratta di tattiche inessenziali. La sostanza è che la proposta del Pd non pone alcuna discontinuità con Monti e penso che molti dei sostenitori di Sel si aspettavano un’altra cosa.

E voi adesso che fate?
Intanto Sel poteva fare un’altra scelta e quindi continueremo a chiederle di cambiare idea. Abbiamo chiaro cosa fare. Si tratta di costruire una coalizione alternativa sia alle destre che al centrosinistra. Ci rivolgiamo all’Idv e a tutte le forze che hanno fatto opposizione a questo governo. Parlo dei comitati come quello per l’acqua pubblica, della sinistra sindacale, di Alba e anche dei compagni di Sel che vogliono seguirci.

Ma l’Idv potrebbe starci?
Non c’è due senza tre, a Napoli e Palermo abbiamo vinto insieme senza Sel. Do atto all’Idv di non essere una forza di sinistra ma ha fatto opposizione a questo governo da sinistra.

In Italia siamo lontani dall’emergere di un Front de Gauche, perché?
Viviamo come in sospensione chimica e il composto non è ancora precipitato, ma la crisi è destinata a cambiare i rapporti di forza anche tra le formazioni politiche. La sinistra italiana sconta il disastro del governo Prodi e della sinistra arcobaleno. Dobbiamo costruire il contrario di quell’esperienza. Non quattro persone in una stanza che decidono, ma un percorso aperto, dal basso, dentro al quale il Prc e la sinistra siano parte di un movimento ampio. A settembre apriremo questa fase e metteremo in campo una manifestazione contro le politiche di Monti propedeutica alla costruzione di un fronte unitario e in grado di rafforzare l’opposizione sociale lasciata sola dal sindacato.

No alla chiusura dei piccoli uffici postali, Il PRC - FdS sostiene lo sciopero del 6 agosto

La chiusura ormai prossima di oltre 1100 uffici di Poste Italiane comporta conseguenze disastrose e solleva numerose problematiche.

In primo luogo non è stato valutato l’impatto sociale sui territori che consegue a tale scelta.

E’ cosa nota che l’Italia sia una Nazione fatta di piccoli comuni, paeselli e borghi storici; ed è proprio storicamente che la figura dell’ufficio postale è divenuta una delle realtà principali e fondamentali della vita paesana, dove il direttore delle Poste è un’autorità riconosciuta al pari del Parroco e del Sindaco.

Dal 1862 i cittadini fanno affidamento sulla Posta per le loro comunicazioni e per tutelare il piccolo risparmio. Come cambierà la morfologia sociale di quei territori dove verrà a mancare la storica figura dell’ufficio postale?

Inoltre, al dì là dell’aspetto socio-culturale, sono indubbi tutti i disastri socio-economici che la decisione porterà, sia per i portalettere, che dovranno coprire zone sempre più vaste ad un ritmo sempre più incalzante, sia per gli anziani, che per andare a ritirare la pensione dovranno spostarsi (e non facilmente) verso altri comuni, sia per tutti i cittadini che vedranno la propria posta arrivare in ritardo e saranno costretti a fare chilometri per spedire una semplice raccomandata.

Per non parlare del taglio di 12000 posti di lavoro entro la fine dell’anno, che metterà in ginocchio migliaia di famiglie.

Tutto questo è il risultato del chiaro e infimo progetto di trasformare la res pubblica in res privata svendendo ogni azienda dello Stato e smantellando i servizi al cittadino, in un’ottica sempre più liberista e sempre più plutocratica. Le direttive politiche, per quanto riguarda i Servizi Pubblici, non possono e non debbono tenere conto della logica dei costi/ricavi, ma, proprio perché Pubblici Servizi, devono rispondere ai prioritari bisogni dei cittadini, ancor più quando questi già subiscono notevoli disagi non solo per la morfologia del territorio.

Altro aspetto da considerare riguarda la Cassa Depositi e Prestiti, che attraverso il risparmio postale garantisce prestiti a tassi agevolati alle Istituzioni (quindi Regioni, Provincie e Comuni)per la realizzazione di opere pubbliche e servizi a favore dei cittadini. E’ evidente che se Banco Posta verrà privatizzato e trasformato in banca non produrrà più fondi per la Cassa Depositi e Prestiti quindi il finanziamento dovrà essere reperito attraverso la fiscalità generale, cioè aumento delle tasse.

Questa decisione incide dunque tutta sulla qualità della vita dei singoli cittadini e delle comunità locali e costringe le Amministrazioni comunali a rimodulare i servizi sociali per far fronte alle carenze e ai disservizi che si verranno a generare.

Il servizio di recapito, anche per il suo ruolo di connessione sociale, ed il bancoposta, per la funzione di tutela del piccolo risparmio, debbono essere considerati un Bene Comune.

Il P.R.C. – F.d.S. provincia di Roma aderisce lunedì 6 agosto allo sciopero nazionale di 24 ore di tutti i lavoratori di POSTE ITALIANE s.p.a. indetto da Cobas e Cub Poste e invita i Sindaci, gli Amministratori locali e i cittadini tutti a sostenere la lotta a difesa del Bene Comune e del Servizio Pubblico.

Il Segretario

Provincia di Roma

Federazione Castelli-Litoranea-Colleferro

Danilo MARRA

Albano, nominato il nuovo assessore alla pubblica istruzione

La Federazione della Sinistra nel rinnovare il ringraziamento a Mario Rapisardi per il lavoro svolto con passione e dedizione in questi due anni e mezzo di amministrazione comunica che il nuovo assessore alla Pubblica Istruzione è Alessandra Zeppieri.
La Federazione della Sinistra è certa che l’esperienza maturata da Alessandra in questi anni di collaborazione nell’ufficio della Pubblica Istruzione, le potrà essere di grande giovamento per svolgere con professionalità e senso di responsabilità il delicato incarico ricevuto dal Sindaco Nicola Marini.
La serietà e l’umiltà che da sempre contraddistinguono Alessandra, saprà renderla interprete di tale prestigioso ruolo, in piena empatia personale ed istituzionale, guardando al futuro con fiducia e con la consapevolezza di agire, con sempre maggiore incisività, nell’interesse precipuo della collettività.
"Sono orgogliosa per l’assegnazione di questo importante incarico – dichiara la neo-assessora Alessandra Zeppieri - Ringrazio il sindaco per la fiducia che ha manifestato nei miei confronti accogliendomi nel suo team di lavoro: mi impegnerò sin d’ora per proseguire nel percorso avviato dal mio predecessore e portare avanti altri nuovi progetti per Albano".