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7/13/2012

Pomezia, I beni confiscati alla mafia devono ritornare alla collettività,


appello all’amministrazione De Fusco


La Legge 7 marzo 1996, n. 109, Disposizioni in materia di gestione e destinazione di beni

sequestrati o confiscati, può essere considerata uno strumento fondamentale per la lotta alla criminalità organizzata.

Il valore di questa legge risiede nel presupposto che la lotta alla mafia passa attraverso

l’attacco al capitale economico della criminalità, ma propone una strategia dal profondo significato simbolico: la destinazione d’uso dei beni confiscati deve essere sociale e istituzionale. In tal modo si cerca di affermare sul territorio il modello della legalità attraverso il loro riutilizzo di beni, trasformandoli “da beni illeciti in beni leciti”, diventando così, occasione di prevenzione e di sviluppo economico e sociale.

Nel 1982, dopo l’uccisione di Pio La Torre, sindacalista e dirigente del partito comunista, e del generale Dalla Chiesa, viene approvato il disegno di legge che lo stesso Pio la Torre aveva presentato con Virginio Rognoni e che introduce il delitto di associazione a delinquere di stampo mafioso. Un delitto che consente di perseguire la mafia dal punto di vista della sua organizzazione a carattere associativo. La confisca dei beni costituisce uno degli strumenti più importanti per una serie lotta alla mafia, che deve andare a colpire i suoi interessi economici e le ricchezze che ha accumulato attraverso traffici illegali.

A questa importante modifica legislativa si aggiungono in quegli anni due fattori di

straordinaria importanza: la nascita del pool di Palermo di Rocco Chinnici e poi di Caponnetto,

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e l’inizio delle collaborazioni di giustizia (è dell’84 l’inizio della collaborazione di Tommaso Buscetta e poi a seguire tutti gli altri “pentiti”).

La legge n. 109/96 segna una rottura perché nasce dalla spinta delle associazioni, della società civile e della cooperazione sociale, che promuovono una campagna di raccolta firme nel Paese, per sostenere il cammino parlamentare del disegno di legge che prevedeva l’uso sociale dei beni che venivano confiscati alle organizzazioni criminali.

Questa legge ha permesso di creare in molti territori e non solo nel sud d’Italia le condizioni per un lavoro vero per giovani che su questa opportunità hanno investito e trovato una occasione di riscatto sociale e economico. I giovani che hanno costituito le cooperative sui terreni confiscati a Cosa nostra in Sicilia, alla ‘Ndrangheta in Calabria, alla Camorra a Napoli, alla Sacra Corona Unita a Brindisi.

La situazione nel Lazio

Secondo ABECOL, agenzia regionale per i beni confiscati nel Lazio (fonte Agenzia del Demanio, dati aggiornati al 31.12.2009), nel Lazio sono stati confiscati ben 363 beni, 3 a Pomezia 3, 10 ad Ardea.

A Pomezia i dati ufficiali ne indicano 3, noi siamo a conoscenza di due: una villetta nei pressi del centro della città e un appartamento a Torvaianica. Nella passata legislatura De Fusco il Prc, con delega alle Politiche Sociali, non è riuscito, come avrebbe voluto, a destinare tali beni a scopi sociali, perché alla ricerca di servizi compatibili con la posizione degli immobili e di risorse economiche.

Giovedì 14 giugno a Milano, in occasione dell'iniziativa "Costruire legalità, far vincere il sociale. Un nuovo modello di gestione dei Beni Confiscati alle mafie" organizzata dal Comune di Milano, il coordinamento di Milano e provincia di Libera ha presentato le linee guida per il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, realizzate in collaborazione con venti associazioni.

Il PRC-Federazione della Sinistra condivide in pieno i punti della piattaforma e

chiede all’amministrazione comunale di adottarla nella nostra Città, praticarla nei contenuti e nel metodo, nel rispetto della legalità e della trasparenza.

I punti salienti delle linee guida:

- Concessione a titolo gratuito: i beni confiscati devono essere concessi a titolo gratuito;

- Durata concessione: 10 anni e in caso di ristrutturazione, la concessione è adeguata;

- Pubblicità: i beni siano assegnati tramite avviso pubblico;

- Trasparenza: si predispongano criteri di valutazione, una apposita commissione di valutazione e una graduatoria finale pubblica;

- Pubblicazione dell'elenco dei beni : così come già previsto dalla legge;

- Controlli: non basta che il bene sia destinato e assegnato ma occorre vigilare sull'effettivo riutilizzo dello stesso;

- Confronto con gli assegnatari: vi sia un costante rapporto tra ente locale e soggetto che ha avuto in gestione il bene;

- Educazione alla legalità: si promuovano iniziative culturali ed educative che valorizzino il bene e il suo utilizzo.

La confisca dei beni, riveste un grande valore simbolico e politico, contribuisce a contrastare l’economia illegale e a diffondere la cultura della legalità. I beni confiscati devono diventare espressione di democrazia e di impegno istituzionale e collettivo.

Per il circolo PRC-Fedrazione della Sinistra Pomezia la segretaria

Anna Mirarchi

Anna.mirarchi@alice.it; tel 3290529186

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