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1/17/2009

Fermate il massacro!

Oggi siamo in piazza per gridare: fermate il massacro. Fermare questo massacro è la condizione per poter costruire la pace, per costruire due stati per due popoli. Lo gridiamo al governo israeliano che si è macchiato di questa orribile strage. Lo gridiamo alle Nazioni Unite che vengono bombardate ma non assumono alcuna decisione efficace. Lo gridiamo all’Europa, che si mostra sempre di più per quello che è: un gigante economico e un nano politico, indegno teatrino in cui si sprecano le parole ma a queste non segue nessun atto conseguente.

Lo gridiamo al governo italiano, il peggiore di tutti; una accozzaglia di sepolcri imbiancati che ha giustificato e coperto la strage con parole false e di circostanza. Tante volte abbiamo detto che non volevamo morire democristiani ma in questa occasione li abbiamo rimpianti. Gridiamo le nostre richieste, la nostra rabbia, il nostro dolore ma lo facciamo con un obiettivo razionale e trasparente. Continuiamo a credere che sia possibile in quella terra martoriata costruire la pace attraverso i due stati per due popoli. Ma per permettere a questa prospettiva di continuare a vivere, questa aggressione va fermata al più presto. Per costruire due stati, deve essere posta fine all’occupazione militare israeliana , deve essere posto fine all’apartheid a cui sono sottoposti oggi le popolazioni palestinesi, attraverso insediamenti e muri. La sicurezza può essere garantita solo da una pace giusta, dal rispetto delle risoluzioni dell’ONU e non follemente ricercata da una politica di potenza che altro non fa che aumentare l’insicurezza, ne dal lancio di missili. Ci battiamo contro questo massacro e chiediamo che vengano applicate sanzioni economiche e politiche allo stato israeliano perché vogliamo ottenere la pace, una pace che valga per tutti e tutte, israeliani e palestinesi. Ci battiamo contro questo massacro perché non semina solo morte ma odio e rancori. Perché rafforza tutti gli integralismi e imbarbarisce la regione. Perché questo massacro prolunga all’infinito la delirante strategia della guerra di civiltà che gli USA di Bush hanno impersonato in questi lunghi anni di guerre preventive. Ci battiamo contro questo massacro perché quando incontriamo un bambino vorremmo potergli dire che abbiamo fatto tutto il possibile affinché i suoi coetanei nati in quella terra martoriata potessero vivere e giocare e non morire sotto le bombe o i missili. Per questo condanniamo ogni forma di antisemitismo e chiediamo che la guerra lasci lo spazio al dialogo, il dialogo con tutte le parti in causa; perché la pace, perché sia duratura, va negoziata con i propri nemici. Per questi stessi motivi ci siamo battuti per avere oggi una sola manifestazione che chiedesse la fine dell’aggressione. Perché le differenze e le divisioni che abbiamo in Italia non possono diventare l’alibi che ci impedisce di costruire un vasto movimento unitario contro la guerra e l'occupazione, per il diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione. La costruzione di un movimento vasto e unitario è necessario affinché sia efficace. Perché quando l’obiettivo è così drammatico ed elementare, ogni divisione allontana il raggiungimento dell’obiettivo. Per questo, non essendo riusciti a costruire una sola manifestazione parteciperemo oggi ad entrambe. Perché entrambe chiedono la fine dell'aggressione. Perchè entrambe dicono che c'è un'Italia e un Europa diversa da quella che abbiamo visto all'opera in questi giorni, che non è indifferente, ma solidale , con la causa della pace e del popolo palestinese.
Perché insieme dobbiamo costruire in Italia un solo grande ed unitario movimento per la pace.

Paolo Ferrero

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