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1/28/2009

Conoscere i fatti, anche se giornali e televisione non li raccontano.

Nel ’47 l’ONU assegnò agli ebrei immigrati, un terzo degli abitanti, il 56% del territorio anche in vaste zone abitate solo da arabi; ai palestinesi assegnò il restante 40% costituito da pezzi di territorio completamente separati, ai margini del territorio di Israele. Con la I guerra arabo-israeliana e la creazione dello Stato di Israele, le truppe sioniste, occuparono un’area ancora più vasta: i due frammenti rimasti per i Palestinesi, Gaza e la Cisgiordania, rimasero protettorati il primo dell’Egitto, il secondo della Giordania. Con la guerra interi villaggi vennero distrutti, migliaia di arabi vennero uccisi e successivamente centinaia di migliaia di palestinesi vennero cacciati dalle loro case e dalle loro terre e ‘profughi’ migrarono nei paesi arabi vicini (almeno 600.000 nei campi profughi in Libano). Dopo la guerra arabo-israeliana del ‘67, Israele occupa integralmente la Palestina, Gaza e la Cisgiordania rimangono territori occupati fino ad oggi: la guerra causò nuovamente migliaia di morti palestinesi e una seconda ondata di profughi. Non parliamo dei tanti e complessi avvenimenti legati alla questione palestinese e a quella più generale arabo-israeliana, ai problemi dell’intero Medio Oriente ( zona centrale,sia per qualità che per quantità, della produzione del petrolio ). Israele, con l’appoggio sistematico dei paesi occidentali, in particolare degli USA che lo hanno armato e spesso lo hanno protetto, ponendo il veto a risoluzioni Onu, ha continuato nella sua politica di occupazione e espansione con nuovi insediamenti nei territori ove ancora vivono dei palestinesi. Israele, che pure ha goduto della risoluzione Onu n° 181 del ’47, che decreta la formazione dello stato di Israele in Palestina e di uno stato arabo, non ha rispettato ben 70 risoluzioni ONU facendo di tutto contro la volontà internazionale fino addirittura al bombardamento di sedi e istituzioni ONU come in questi giorni (vedi bombardamenti di Gaza alle strutture UNRWA): Israele non ha rispettato la risoluzione ONU n° 194 che impone il ritorno nelle proprie terre dei palestinesi cacciati, non ha rispettato la risoluzione n° 3236 che afferma il diritto all’autodeterminazione senza interferenze esterne per il popolo palestinese, e il diritto alla sovranità e indipendenza. Dal 2002 il muro israeliano, che dovrebbe proseguire fin oltre i 700 km (siamo già oltre i 400 km di lunghezza) e che circonda qualsiasi insediamento israeliano dentro la Cisgiordania, ha comportato per i palestinesi la perdita ulteriore di migliaia di ettari di terreno fertile, ha separato centinaia di famiglie e reso problematico l’accesso all’acqua.

Mentre Israele non rispetta in modo alcuno patti e normative internazionali, la popolazione palestinese è quotidianamente sottoposta dai soldati israeliani a perquisizioni, angherie, code ingiustificate sotto il sole del deserto, violenze fisiche e psicologiche, arresti ingiustificati ed esecuzioni sommarie (in media cinque al mese). La popolazione palestinese è spesso impossibilitata a lavorare o studiare, o addirittura a recarsi liberamente in ospedale: centinaia sono le donne morte dissanguate in parti avvenuti nei posti di blocco militari.Mentre la popolazione palestinese subisce una condizione che impedisce la vita, gli Israeliani imprigionano o uccidono qualsiasi persona in grado di interpretare e difendere le ragioni del popolo palestinese: a volte in modo subdolo come sembra sia avvenuto con l’ ‘avvelenamento’ di Arafat (sono emersi seri dubbi), a volte semplicemente lanciando un missile su di una macchina o su una abitazione. La cosiddetta guerra di Gaza è un esempio brillante di quello che viene fatto: si fa un embargo totale a un milione e mezzo di persone racchiuse in un recinto, si finge una guerra contro un nemico praticamente inerme (al massimo si potrebbe parlare di una crudele operazione di polizia), e si spara sul mucchio per uccidere chi può fare resistenza, non importa se questo comporta la morte di altre migliaia di persone.

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