Care compagne e cari compagni,
la
riunione di venerdi 11 u.s. del tavolo delle forze di sinistra che
avevano sottoscritto il documento “noi ci siamo. Lanciamo la sfida” si è
risolta con una rottura che ha impedito di procedere alla convocazione
dell’Assemblea unitaria del 15/17 gennaio, come era previsto dal
documento unitario e come noi abbiamo riproposto.
Dopo
settimane di discussioni ci siamo infatti trovati dinnanzi alla
comunicazione dell’intenzione da parte di coloro che fanno parte di
Sinistra Italiana di anteporre la costruzione di un nuovo partito di
sinistra – con la richiesta di sciogliere tutti i partiti esistenti come
condizione di partecipazione alla costruzione del nuovo partito - alla
proposta su cui avevamo lavorato per mesi di dar vita ad un processo
unitario per un nuovo soggetto politico.
In
questo contesto non ci siamo opposti al fatto che le forze che hanno
dato vita a Sinistra italiana decidessero di trasformarsi in un partito.
Abbiamo detto con forza che questa eventualità non doveva cancellare o
spostare alle calende greche l’esigenza prioritaria e centrale di
costruire un soggetto unitario di tutte e tutti. Per questo abbiamo
riproposto la necessità di dar vita all’assemblea del 15/17 gennaio –
come previsto dal documento sottoscritto unitariamente da tutte le forze
della sinistra – al fine di far partire un soggetto unitario della
sinistra che comprendesse tutte e tutti: singoli uomini e donne come
partiti, associazioni, comitati. Non è stato però possibile trovare un
punto di mediazione vista la volontà di chiudere il percorso in un nuovo
partito. In quel contesto anche il documento che Act ha presentato
all’inizio della riunione non poteva svolgere il ruolo di mediazione che
pure si prefiggeva.
La
riunione si è quindi divisa sull’alternativa tra fare un nuovo partito o
invece costruire un soggetto unitario di cui possano far parte tutte e
tutti coloro ritengano necessario sconfiggere il neoliberismo.
Perché non condividiamo l’idea di fare un nuovo partito.
Oggi
l’urgenza è quella di aggregare forze per sconfiggere il neoliberismo
che viene impersonato sul piano politico tanto dal centro destra quanto
dal centro sinistra. Il neoliberismo sta portando l’Italia, l’Europa e
il mondo alla catastrofe sociale ed ambientale e sta tragicamente
riproponendo la guerra come modalità di soluzione dei problemi della
crisi economica. E’ un neoliberismo barbarico contro cui occorre
costruire un fronte ampio in grado di individuare obiettivi concreti ed
auspicabili per la maggioranza delle popolazione. Per questo serve un
soggetto politico a “bassa soglia di ingresso”, che unisca ciò che il
neoliberismo divide. Per questo abbiamo addirittura parlato di un CLN
contro il liberismo: occorre aggregare forze, lotte e volontà senza
pensare di mettersi a fare l’analisi del sangue a chi dobbiamo
aggregare. Questo per avere la forza sufficiente per fermare il
neoliberismo. Occorre costruire un punto di riferimento che sia in grado
di essere percepito come proprio da coloro che vengono danneggiati
dalle politiche neoliberiste. Dagli operai che perdono il posto di
lavoro ai giovani condannati ad una vita di precarietà e disoccupazione,
ai risparmiatori truffati dalla banche.
In
questo contesto l’idea di fare un nuovo partito al posto del soggetto
unitario è sbagliata e non risponde alla necessità di costruire una
alternativa di governo al disastro che Renzi a Salvini stanno
producendo.
Le
forze che si oppongono da sinistra al neoliberismo sono assai variegate
e articolate. Questo non solo in Italia ma in tutta Europa. Nella
stessa America Latina molte esperienze – dall’Uruguay alla Bolivia –
sono basate proprio sulla capacità di unire in un percorso comune
singole persone e il complesso delle aggregazioni sociali, culturali e
politiche che in forme di verse combattono il neoliberismo. Questa
situazione la si può valutare come si vuole ma costituisce un fatto con
cui fare i conti. Per costruire una forza politica efficace per
sconfiggere il neoliberismo occorre quindi darsi una struttura
organizzativa che permetta la partecipazione di tutti i soggetti –
individuali e collettivi – e che adotti forme di organizzazione in grado
di aprirsi alle diverse esperienze.
Inoltre
non esiste alcun presupposto per fare un partito unico della sinistra. I
partiti sono nati storicamente su ipotesi forti, storicamente fondate.
E’ stato così per le grandi correnti storiche: per i comunisti, i
socialisti, i democristiani, i liberali, etc. E’ stato così per lo
stesso PDS di Occhetto nato dall’idea che il comunismo era finito o per
Rifondazione Comunista, nata dall’idea di rifondare la prospettiva
politica comunista nel nuovo capitalismo neoliberista e facendo fino in
fondo i conti con lo stalinismo. Oggi non esiste già bella pronta
un’idea forza unificante di tutti coloro che vogliono sconfiggere il
neoliberismo. Esiste una ricca pluralità di pratiche, aggregazioni e
volontà individuali che devono trovare un comune campo di iniziativa
politica e uno spazio pubblico di confronto per costruire una nuova idea
forza che faccia i conti con gli enormi disastri prodotti dal
capitalismo neoliberista. Per questo abbiamo proposto un soggetto
politico unitario della sinistra antiliberista che si concentrasse e
facesse iniziativa politica sul 90% delle cose che ci uniscono e
lasciasse fuori dalla porta il 10% che ci divide.
Per
questo la nostra proposta in questi anni come oggi è sempre stata
quella di dare vita ad un soggetto politico unitario della sinistra che
si ponesse l’obiettivo di diventare un soggetto di popolo, che si
rivolgesse a quella maggioranza della popolazione che viene oggi
defraudata dalle politiche di Draghi e della Merkel. Per questo motivo
abbiamo partecipato convintamente all’Altra Europa con Tsipras, a
partire dalle elezioni europee e in tutta la fase successiva, ne abbiamo
condiviso le prese di posizioni e le proposte e consideriamo
indispensabile e centrale il suo ruolo nella fase attuale.
Per
esplicitare concretamente come pensiamo di costruire questo soggetto
abbiamo inviato mercoledì 9 dicembre u.s. a tutti gli esponenti del
tavolo della sinistra una proposta concreta che qui di seguito
riproduciamo. Come si vedrà non si tratta della proposta di fare una
federazione o un cartello elettorale, ma della proposta di un soggetto
unitario vero e plurale, di tutta la sinistra antiliberista.
PER UNA SINISTRA UNITARIA
"Questa
nota ha l’obiettivo di affrontare alcuni nodi politico organizzativi,
non trattati esplicitamente nel testo “Noi ci siamo, lanciamo la sfida”,
che per il resto viene integralmente richiamato e considerato il punto
fermo da cui far partire il percorso unitario. L’obiettivo che ci guida è
quello di superare in avanti la polarizzazione che ha contraddistinto
il nostro confronto nell’ultimo periodo, convinti come siamo della
necessità e dell’urgenza di dar vita al percorso costituente di un
soggetto unitario della sinistra.
Come
abbiamo comunemente affermato è necessario costruire un soggetto
politico di sinistra, antiliberista, che si ponga l’obiettivo di
costruire una alternativa di governo nel paese ed in Europa.
Un
obiettivo di questa natura richiede la capacità di produrre
un’accumulazione di forze tali da essere incompatibile con mere
coalizioni elettorali o federative: Queste non costruiscono uno spazio
pubblico condiviso, non sono in grado di dar vita ad una azione politica
continuativa e non sono capaci di valorizzare l’apporto degli uomini e
delle donne che su tale prospettiva vogliono impegnarsi.
Un
obiettivo di questa natura richiede la costruzione di un soggetto
unitario a “bassa soglia d’accesso”, capace di costruire uno spazio
pubblico: la casa comune della molteplicità delle forme dell’agire
politico e della molteplicità delle culture politiche esistenti nel
campo antiliberista di sinistra. Un soggetto unitario definito da un
progetto chiaramente articolato sul terreno politico-programmatico,
capace di aggregare forze, agire il conflitto e creare consenso al fine
di produrre- qui ed ora - un’alternativa politica e sociale per il
Paese.
Inoltre
non ci sono a nostro avviso oggi le condizioni per una fondazione
ideologico-identitaria assimilabile a ciò che ha costituito il
fondamento dei partiti nella storia del ‘900. Si tratta di un terreno di
ricerca aperto non solo nel nostro paese, come dimostra la presenza
molto rilevante, forse maggioritaria, di esperienze costitutivamente
segnate dal pluralismo, tanto in Europa che a livello internazionale.
Il soggetto politico della sinistra dunque per noi:
-si definisce sul terreno politico-programmatico e non ideologico-identitario;
-costruisce
un nuovo spazio pubblico per tutte e tutti coloro che vorranno farne
parte – non un accordo pattizio tra soggetti organizzati - definito dal
principio “una testa, un voto”;
-sviluppa
un’iniziativa costante sui propri obiettivi, non circoscritta al
momento elettorale, al fine di determinare l’accumulazione di forze
necessarie al loro raggiungimento;
Per questo il soggetto politico:
-
si dà un manifesto politico (carta dei valori o degli impegni) che
declina il testo che abbiamo condiviso, definendo la propria identità,
il proprio modo di essere ed il proprio campo di azione sul terreno
politico-programmatico. Questo dovrebbe avvenire già a partire dalla
prossima assemblea, validato da tutti i partecipanti e costituire il
fondamento del soggetto politico unitario.
- si dà un nome ed un simbolo decisi attraverso il referendum tra tutte e tutti coloro che aderiranno al progetto
-
decide in maniera partecipata uno statuto per regolare la sua vita
interna, tale da essere il più possibile inclusivo, partecipativo,
aperto alle relazioni con i soggetti individuali e collettivi che ne
condividano il progetto
-
si dota di un programma di governo da costruire processualmente dentro
una discussione partecipata. La costruzione del programma potrà avere
una prima tappa di verifica nell’assise in cui il soggetto verrà
effettivamente costituito.
Si
tratta dunque di un soggetto politico che sviluppa a tutti i livelli
una azione finalizzata all’allargamento del consenso per realizzare il
proprio programma e che conseguentemente si struttura sui diversi
livelli in cui si svolge normalmente il lavoro e il confronto politico.
Per quel che riguarda lo Statuto riteniamo che esso dovrebbe:
-fissare che l’adesione sia individuale;
-definire
la piena autonomia e sovranità delle iscritte e degli iscritti
sull’indirizzo politico e programmatico, secondo il principio una testa
un voto;
-definire
la piena sovranità delle iscritte e degli iscritti sulla definizione
degli organismi dirigenti ad ogni livello, fissando eventualmente un mix
di derivazione congressuale e di derivazione territoriale:
-definire
gli ambiti in cui assumere le decisioni con maggioranze qualificate,
declinando in questo modo il metodo del consenso;
-prevedere
esplicitamente il ricorso all’istituto del referendum tra le iscritte e
gli iscritti - sia propositivo che confermativo - attivabile sia dal
gruppo dirigente che dalle iscritte e iscritti medesimi. In particolare
l’istituto referendario dovrebbe essere previsto come strumento per
dirimere i dissensi all’interno del gruppo dirigente qualora questi si
presentino.
-prevedere
strumenti e momenti di partecipazione on line mediante la costruzione
di una piattaforma digitale, definendone ruolo e poteri decisionali sui
livelli istituzionali e sul programma politico.
-attivare
Forum tematici permanenti aperti a soggetti esterni individuali e
collettivi (a solo titolo esemplificativo: Economia, lavoro, welfare;
Ambiente, territorio, beni comuni; Mezzogiorno; Europa e relazioni intra
Ue; Migranti e mediterraneo; Conoscenza e Cultura; Democrazia, diritti
civili; Nuove forme della politica e pratiche mutualistiche; Pace e
relazioni con le più significative esperienze internazionali extra UE)
-riconoscere
i soggetti collettivi che si riconoscano nell’azione del soggetto
unitario e la non incompatibilità della doppia appartenenza. Tali
soggetti collettivi – di qualsiasi natura essi siano (partiti,
associazioni, comitati, sindacati, etc.) - devono impegnarsi a non
presentarsi autonomamente alle elezioni e a non assumere posizioni
politiche pubbliche contrastanti i principi etici e fondativi del
soggetto unitario.
-definire
l’incompatibilità per coloro che fanno parte di organismi esecutivi
(segreterie) dei soggetti collettivi che si riconoscono nel soggetto
unitario, con la presenza negli esecutivi e nel ruolo di rappresentanza
istituzionale del soggetto unitario.
Senza
entrare in ulteriori elementi di dettaglio, terminiamo qui queste brevi
note con l’augurio che possano delineare un positivo terreno di
confronto attraverso cui individuare una strada innovativa per costruire
il soggetto unitario della sinistra."
Com’è
evidente dall’esito delle riunione di venerdì questa base di
discussione è stata rifiutata in nome dell’esigenza di fare un altro
partito.
Che fare.
Noi
riteniamo che l’esigenza di dar vita ad un soggetto unitario della
sinistra antiliberista non solo non venga meno dopo questa battuta
d’arresto ma sia oggi più necessaria che mai. Riteniamo che il lavoro
fatto in questi anni e in questi mesi vada proseguito e rilanciato
perché si tratta di una prospettiva strategica che riguarda l’efficacia
della nostra azione politica e cioè la possibilità di aggregare le forze
sufficienti a sconfiggere il neoliberismo.
Noi
proponiamo quindi che la proposta di costruire un soggetto unitario
autonomo ed alternativo al PD sia rilanciata sui territori e nella
nostra azione politica. Pensiamo che questa proposta riguardi in primo
luogo l’Altra Europa che fino in fondo si è spesa per una soluzione
unitaria, le forze presenti al tavolo, coloro che ne sono usciti – come
Civati – e che riguardi soprattutto il complesso delle persone che in
mille modi diversi e con mille aggregazioni diverse si stanno opponendo
alla barbarie neoliberista.
Per
questo riteniamo che la consultazione in corso in queste settimane non
solo vada confermata ma abbia ragioni in più. Dobbiamo discutere nel
partito e indicare chiaramente la prospettiva politica in cui ci
vogliamo muovere: rafforzare Rifondazione Comunista nel contesto della
costruzione di un soggetto unitario della sinistra antiliberista.
Per
questo proponiamo di rilanciare dal basso la costruzione di questa
strada a partire dalle città in cui si andrà al voto dando vita a liste
unitarie di sinistra alternative al PD, costruite in forme democratiche e
partecipate, che aggreghino il complesso delle donne e degli uomini, e
dei soggetti politici organizzati disponibili a praticare sul territori
questa prospettiva.
Parallelamente
avanziamo a tutte le donne e gli uomini interessati, a tutti i soggetti
sociali, politici e culturali interessati, la proposta politica di
costruire un percorso di aggregazione della sinistra antiliberista che
abbia le caratteristiche sopra delineate di unità, pluralità, apertura.
Questa
proposta riguarda tutti e tutte, anche coloro che ieri hanno anteposto
un loro progetto politico particolare alla prospettiva unitaria.
Riguarda tutti e tutte perché solo un soggetto unitario e plurale potrà
determinare quel salto di qualità, quel punto di riferimento per chi
oggi vive nella solitudine e nella disperazione i drammatici effetti
delle politiche liberiste.
La segreteria nazionale di Rifondazione Comunista
12/12/15
Il 7 luglio 2005 a Londra,
10 anni fa, ci furono una serie di esplosioni causate da attentatori
suicidi che colpirono il sistema di trasporti pubblici della capitale
britannica durante l'ora di punta, mentre molte persone si recavano al
lavoro.
Lo ricordo bene, perché ero impegnata in
un corso di formazione per mediatori interculturali, ad Ostia, di
nazionalità diverse, ed abbiamo analizzato quei fatti e le questioni che
ne emergevano.
A Londra le politiche di accoglienza in una società multiculturale, che trae le sue origini da secoli di dominio colonialista, prevedono la convivenza delle diverse etnie, ma non una vera integrazione interculturale.
Infatti i terroristi erano cittadini inglesi, della cui comunità
probabilmente coloro che occupano le istituzioni cittadine non
conoscevano attività e interessi. Non c’erano relazioni sociali e
politiche di quelle necessarie a costituire processi di integrazioni
reali. Non basta la lingua.
E il 27 ottobre 2005, nelle banlieue di Parigi
erano iniziate delle proteste violente ad opera di coloro che vengono
definiti la ‘terza generazione’ di migranti. Proteste si erano estese e
diffuse raggiungendo diverse città della Francia e l'8 novembre il
governo francese aveva dichiarato lo stato d'emergenza riprendendo la
legge del 3 aprile 1955, promulgata durante la guerra d'Algeria.
Anche di quegli episodi ho ricordi
chiari, ero sempre occupata in un corso di formazione per mediatori
interculturali, di nazionalità diverse, ed abbiamo analizzato quei fatti
che apparivano già allora molto gravi e degni di attenzione e di
interventi adeguati.
Era evidente da dove provenisse quel
fenomeno e quali fossero le mozioni individuali di quei giovani che
vivevano in una condizione di disagio e di mancanza di senso di
appartenenza.
La Francia accoglie specialmente chi proviene da paesi ex colonie o protettorati, però la politica dell’assimilazionismo prevede che chi viene accolto, lasci da parte le proprie radici identitarie.
Ma è stato osservato e studiato da
esperti sociologi, antropologi e psichiatri quanto questo tipo di
politiche e la mancanza di attenzione per gli effetti che provocano
sulle persone, siano un rischio non solo per l’individuo, ma per la
comunità e quindi per la società. In una situazione di difficoltà e di
disagio socio-economico , di mancanza di orizzonti di sviluppo concreto
per la propria vita, sono proprio le radici identitarie e culturali che
soccorrono la persone nelle fasi di passaggio, specialmente nell’età
adolescenziale.
Abbiamo letto brani da testi di Marie Rose Moro, che svolge la professione di etno-psichiatra
infantile a Parigi nelle zone più disagiate. Nei suoi testi narra della
destrutturazione delle personalità e la frammentazione delle identità
di bambini ed adolescenti migranti che hanno perso il contatto con le
proprie radici. Il punto è come soccorrere la persona perché la sua
personalità si ricostituisca e riorganizzi in modo tale che non perda il
contatto con la realtà e le relazioni più importanti.
Non cito gli attentati del 2004 sui
treni di Madrid, perché non so se si è dipanata la matassa dell’indagine
che cercava le prove e le motivazioni in diverse direzioni.
Dal 1999-2000, quando ho cominciato ad
impegnarmi nel campo delle migrazioni, dell’accoglienza e
dell’integrazione, insegnando anche nella scuola lingua italiana come
L2, ho visto tanti bambini e bambine e tanti giovani.
Non posso non pensare alle loro vite di fronte a quanto è accaduto, ancora.
Con la consapevolezza di quanto fosse ed
è importante affrontare la realtà della migrazione in modo concreto,
consapevole e previdente.
Quanti progetti, mettendo alla base l’accoglienza e l’integrazione interculturale, insieme alla necessità di un progetto d’inserimento. Parole chiave: integrazione interculturale,
ciò che dà ad una persona straniera, al suo nucleo familiare, la
possibilità di avere relazioni sociali ed una vita dignitosa in un paese
straniero, senza restare emarginati. L’emergenza sociale viene
dall’emarginazione. E’ lì che si attinge soprattutto per costruire
‘guerriglieri’ del terrore.
Mentre è e potrebbe essere risorsa
preziosa per l’umanità ogni persona, se solo si cambiassero i paradigmi
in una società che mette il profitto e non l’umanità al di sopra di
tutto.
In Italia nella scuola ci sono tante persone impegnate in progetti significativi ed efficaci.
Così come nel mondo della promozione
sociale e del volontariato si lavora con impegno e passione; la nostra
rabbia è grandissima nei confronti di chi, con ciò che emerso da Mafia capitale, ha
fatto pagare un prezzo troppo alto a tutto il settore oltre che ai
diretti interessati, i più fragili, che, ignari, vengono accusati
ingiustamente, subendone le conseguenze.
Il cuore di questa riflessione,
voleva portare alla luce qualche elemento in più, per guardare agli
agenti di questi episodi terrorizzanti e terroristici, i kamikaze, come
anche delle vittime; per ragionare su come sia possibile che giovani,
quasi bambini, vengano reclutati e mettano nella loro vita, come
traguardo, il farsi saltare in aria con cinture di esplosivo uccidendo
gente che probabilmente non hanno mai guardato in viso, non ne sono
stati in grado.
Uno sguardo attento a loro, prima ancora
che il fanatismo religioso e l’esaltazione trasformassero la loro
fragilità in una forza maligna.
Concludo con una poesia che mi ha profondamente colpita, di un’immensa profondità esistenziale; un grande poeta come Giuseppe Ungaretti
la raggiunge con poche parole. Lo so è del 1916, è passato un secolo.
Ma proprio questo mi fa riflettere su quanto e da quanto c’è da fare e
non è s’è fatto.
Si chiamava
Moammed Sceab
Discendente
di emiri nomadi
suicida
perché non aveva più
Patria.
Amò la Francia
e mutò nome.
Fu Marcel
ma non era francese
e non sapeva più
vivere
nella tenda dei suoi
dove si ascolta la cantilena
del Corano
gustando un caffè.
E non sapeva
sciogliere
il canto
del suo abbandono.
L'ho accompagnato
Insieme alla padrona
dell'albergo
dove abitavamo
a Parigi.
Dal numero 5 della rue des Carmes
appassito vicolo in discesa.
nel camposanto d'Ivry
sobborgo che pare
sempre
in una giornata
di una
decomposta fiera.
E forse io solo
so ancora
che visse.
G.Ungaretti "In memoria" 1916
da: http://www.lacittafutura.it