La “libera
stampa”, in particolare, si è scatenata nel cercare di far
emergere responsabilità comuni di tutti i consiglieri regionali,
senza neppure cercare di indagare su chi aveva votato a favore,
contro o non aveva votato i provvedimenti di spesa autorizzati dalla
giunta regionale e autorizzati dal consiglio regionale. Provvedimenti
che, oltre a sottrarre risorse per le necessità dei cittadini della
regione Lazio, hanno consentito le malversazioni di esponenti del
PdL.
Senza voler
accusare, difendere o esaltare qualcuno vorrei semplicemente far
notare che la denuncia di un fallimento della Politica consente di
trattare tutte le responsabilità allo stesso modo. Si scopre così
che chi aveva la responsabilità (e le leve) del governo è
responsabile allo stesso modo di chi era all'opposizione (quindi
senza strumenti diretti di intervento). Io non credo che chi ha
governato (male) e chi si è opposto (male) abbiano lo stesso grado
di responsabilità. Io ritengo che ci sia un fallimento della classe
politica regionale di destra, centrodestra, centro e centrosinistra.
Questi politicanti sono la Politica? In un sistema come il nostro la
Politica è la Democrazia. Per questo non ritengo che si possa
parlare di un fallimento della Politica perchè ciò aprirebbe le
porte allo spettro del fallimento della democrazia con la necessità
di trovare un “uomo forte” che guidi l'Italia e l'ultima volta, a
conclusione di un ventennio, non ci siamo ritrovati molto bene.
Tuttavia la
democrazia non è fallita perchè molti cittadini, per quanto in loro
potere, cercano di partecipare all'elaborazione di una progettualità
futura per il nostro Paese, sebbene i partiti di cui si parla sui
giornali si occupino di leggi elettorali per limitare la scelta dei
rappresentanti, nomi di candidature, primarie o ristrutturazione di
nuovi ulteriori partiti (in venti anni di seconda Repubblica si sono
cambiati nomi ai partiti talmente in fretta che sembrava competessero
con le passerelle stagionali di moda).
Quello che il
malaffare del PdL della regione Lazio ha mostrato è il fallimento di
un'idea della politica intesa come strumento di potere avulso dalla
rappresentanza dei cittadini. Quella che è fallita è dunque una
politica che ha centrato il suo baricentro nella ricerca di una
assoluta “governabilità”, costruita artificiosamente per mezzo
di leggi elettorali, senza alcuna necessità di interlocuzione con
l'avversario e eliminando qualsiasi controllo sugli atti degli eletti
di organismi terzi.
Tuttavia la crisi di
quella politica ha visto nei giorni scorsi riemergere i suoi
antagonisti, i cittadini.
Chi erano quei
giovani studenti che hanno manifestato nelle piazze d'italia pochi
giorni fa, se non cittadini attenti al futuro del loro Paese? Chi
sono i lavoratori che cercano di salvare la produttività delle
proprie aziende, se non cittadini che sanno che un paese senza
capacità produttiva è destinato a subire l'offensiva di altri
paesi, divenendone colonia economica? Chi sono quelli che cercano di
tutelare una valle in Piemonte contro l'alta velocità; quelli che
non vogliono che il problema dei rifiuti sia risolto, bruciandoli;
quelli che protestano per la qualità dei trasporti dei pendolari;
quelli che ritengono l'acqua un bene pubblico da sottrarre al
mercato, se non cittadini che progettano un nuovo Paese al cui centro
non vi sia il “mercato di tutto”, ma i “diritti di tutti”?
Per questi motivi il Partito della Rifondazione Comunista è presente
in ogni lotta ma è completamente oscurato su qualsiasi strumento di
informazione. Il potere oggi in vigore ha la necessità che non siano
visibili altre alternative al di là della falsa scelta tra il
neoliberismo radicale di destra e il neoliberismo temperato di
sinistra.
In Italia oggi il
problema non è il fallimento della politica, ma il fallimento dei
meccanismi elettorali che in questi venti anni sono stati inventati
per rendere i cittadini ininfluenti sin dal momento successivo al
voto ed impedire che i lavoratori si potessero riconoscere come
classe sociale, composita ma unitaria. Una classe sociale portatrice
di uguali interessi che oggi in Parlamento non ha più nessuno che la
rappresenti. Per questo tutte le lotte dei lavoratori in piazza
sembrano essere mute e non ottenere alcun risultato. Per questo ogni
opposizione, protesta, antagonismo, critica ai voleri del Potere in
carica, viene considerato non un problema da affrontare politicamente
con lo scontro tra la forza delle idee, ma un problema di ordine
pubblico da affrontare con lo scontro tra forze dell'ordine ed i
cittadini lavoratori e/o studenti.
Se vi è un
fallimento della politica oggi, esso è rappresentato dai nostri
governanti che a tutti i livelli non riescono più ad avere una
interlocuzione con i governati che non sia un'imposizione, una truffa
o un raggiro. PD, PdL, UdC votano tutti i provvedimenti del Governo
Monti che hanno e avranno dure ripercussioni sulla qualità della
vita dei lavoratori e delle loro famiglie e nello stesso tempo fanno
melina per dimostrare che non è loro la responsabilità, che loro
non c'erano e se c'erano dormivano, ma che domani loro faranno...
Così alla Regione
Lazio prima la presidente Polverini ha consentito che si sprofondasse
nel degrado morale e poi sarebbe voluta passare ai posteri come
moralizzatrice.
Nel Lazio, contro
tutto questo, bisogna votare al più presto per cacciare tutti quei
consiglieri regionali che si sono dimostrati indegni di essere stati
scelti dal voto popolare e per consentire alla politica dei cittadini
lavoratori di potersi esprimere e di ricostruire una nuova agenda di
priorità della nuova giunta del Lazio. In modo da salvare la sanità
pubblica e non solo di abbattere il debito che ci trasciniamo dalla
giunta di Storace. In modo da consentire l'avvio di uno sviluppo
regionale più equilibrato, di ripristinare un trasporto pubblico
degno di un grande Paese come il nostro, di intervenire sulla crisi
economica che attanaglia le imprese industriali e dei servizi della
nostra regione, per garantire il diritto al lavoro ed al reddito di
migliaia di cittadini lavoratori.
Marco Bizzoni
Segreteria Prc
“Castelli, Colleferro, Litoranea”