La
chiusura ormai prossima di oltre 1100 uffici di Poste Italiane
comporta conseguenze disastrose e solleva numerose problematiche.
In
primo luogo non è stato valutato l’impatto sociale sui territori
che consegue a tale scelta.
E’
cosa nota che l’Italia sia una Nazione fatta di piccoli comuni,
paeselli e borghi storici; ed è proprio storicamente che la figura
dell’ufficio postale è divenuta una delle realtà principali e
fondamentali della vita paesana, dove il direttore delle Poste è
un’autorità riconosciuta al pari del Parroco e del Sindaco.
Dal
1862 i cittadini fanno affidamento sulla Posta per le loro
comunicazioni e per tutelare il piccolo risparmio. Come cambierà la
morfologia sociale di quei territori dove verrà a mancare la storica
figura dell’ufficio postale?
Inoltre,
al dì là dell’aspetto socio-culturale, sono indubbi tutti i
disastri socio-economici che la decisione porterà, sia per i
portalettere, che dovranno coprire zone sempre più vaste ad un ritmo
sempre più incalzante, sia per gli anziani, che per andare a
ritirare la pensione dovranno spostarsi (e non facilmente) verso
altri comuni, sia per tutti i cittadini che vedranno la propria posta
arrivare in ritardo e saranno costretti a fare chilometri per spedire
una semplice raccomandata.
Per
non parlare del taglio di 12000 posti di lavoro entro la fine
dell’anno, che metterà in ginocchio migliaia di famiglie.
Tutto
questo è il risultato del chiaro e infimo progetto di trasformare la
res pubblica in res privata svendendo ogni azienda
dello Stato e smantellando i servizi al cittadino, in un’ottica
sempre più liberista e sempre più plutocratica. Le direttive
politiche, per quanto riguarda i Servizi Pubblici, non possono e non
debbono tenere conto della logica dei costi/ricavi, ma, proprio
perché Pubblici Servizi, devono rispondere ai prioritari bisogni dei
cittadini, ancor più quando questi già subiscono notevoli disagi
non solo per la morfologia del territorio.
Altro
aspetto da considerare riguarda la Cassa Depositi e Prestiti, che
attraverso il risparmio postale garantisce prestiti a tassi agevolati
alle Istituzioni (quindi Regioni, Provincie e Comuni)per la
realizzazione di opere pubbliche e servizi a favore dei cittadini. E’
evidente che se Banco Posta verrà privatizzato e trasformato in
banca non produrrà più fondi per la Cassa Depositi e Prestiti
quindi il finanziamento dovrà essere reperito attraverso la
fiscalità generale, cioè aumento delle tasse.
Questa
decisione incide dunque tutta sulla qualità della vita dei singoli
cittadini e delle comunità locali e costringe le Amministrazioni
comunali a rimodulare i servizi sociali per far fronte alle carenze e
ai disservizi che si verranno a generare.
Il
servizio di recapito, anche per il suo ruolo di connessione sociale,
ed il bancoposta, per la funzione di tutela del piccolo risparmio,
debbono essere considerati un Bene Comune.
Il P.R.C. – F.d.S. provincia di Roma
Federazione Castelli partecipa mercoledi 10 ottobre all’ Assemblea
Pubblica che si svolgerà ad Albano Laziale il 10 ottobre 2012 dalle
ore 17:00 alle ore 20:00 presso la sala della palazzina Vespignani
(adiacente al Museo civico).
IL SEGRETARIO
Danilo MARRA
2
ottobre 2012