Sono
state depositate questa mattina, presso la cancelleria della Corte di
Cassazione, le 53mila firme raccolte dalla Federazione della Sinistra
per indire il referendum regionale abrogativo del “Fondo di previdenza”,
meglio noto col nome di “vitalizi”. Si tratta di un vero e proprio
“regalo” che le Leggi 7 e 19 del 1995 garantiscono a consiglieri e
assessori (l’estensione anche agli assessori è una trovata di Renata
Polverini a inizio mandato) della Regione Lazio: 4.400 euro lordi di
pensione mensile che scattano a fine legislatura, per tutta la vita a
partire dal compimento del cinquantesimo anno d'età. “Se calcoliamo che
andranno (gli 85 consiglieri e assessori attualmente in carica, ndr) in
pensione al compimento dei 50 anni – si legge nel comunicato FdS - e
stimando una vita media di 84 anni, per loro la Regione Lazio spenderà
un totale di 153 milioni di euro”. E a questi vanno aggiunti i 17milioni
di euro che già il Consiglio regionale spende ogni anno per garantire i
vitalizi dei 221 ex consiglieri delle passate legislature. Il vitalizio
scatta per ogni ex consigliere al compimento del cinquantesimo anno
d’età – ogni paragone con la riforma delle pensioni varata dal
parlamento con l’appoggio di Pd e Pdl si sprecherebbe – e, come se non
bastasse, in caso di morte del beneficiario la somma di denaro viene
reindirizzata a coniugi, conviventi (anche qui, ogni riferimento a
coppie di fatto e diritti per coppie non sposate non sarebbe affatto
casuale) o figli fino al ventiseiesimo anno d’età.
Si tratta di un normale scandalo
italiano, ed è storia nota a chiunque nel Lazio. Così nota da non
indignare più di tanto. Già durante la legislatura Marrazzo qualcuno,
come i consiglieri in quota FdS, avevano provato a presentare delle
proposte di legge per l’abolizione di questo strano privilegio di
“casta” (stavolta il termine è azzeccato), ma la levata di scudi fu
bipartisan. Stessa sorte durante la sventurata legislatura guidata da
Renata Polverini.
Così la FdS ha impugnato la via
referendaria e, nel quasi assoluto silenzio dei media locali e
nazionali, in pochi mesi ha raccolto oltre 50mila firme (17mila solo a
Roma) dopo aver depositato, a giugno, i quesiti referendari.
Paolo Ferrero, presente durante la
consegna delle firme in Cassazione, auspica una vittoria dei
referendum “per togliere i privilegi della casta e garantire la buona
politica. Per questo - ha aggiunto - avanziamo la richiesta di mettere
un tetto di 3mila euro allo stipendio dei consiglieri regionali, e di
5mila a quello dei parlamentari”.
Quando i consiglieri regionali e i
membri del comitato scendono dalla cancelleria per incontrare i
giornalisti, vengono accolti dai militanti riuniti in presidio con un
lungo applauso. “Aver consegnato oltre 50mila firme è già una prima
vittoria – racconta uno dei militanti che si è impegnato in questi mesi
per la raccolta firme. In autunno 2013, probabile data del voto dei
quesiti, forse tutto il Lazio potrà festeggiare, e ci auguriamo che
altre regioni italiane vogliano poi seguire l’esempio”.