A quasi un mese
dalla chiusura della consiliatura regionale, a causa delle dimissioni
forzate della Presidente, non è ancora stato fatto nulla e si è
ancora nell'incertezza sulla data delle elezioni. Questa situazione
non fa certo bene alla democrazia, nè ai lavoratori che stanno
aspettando dalla Regione risposte ed impegni che solo un governo in
carica può dare, ma da cui dipendono redditi, dignità, futuro di
molte famiglie e di molti cittadini del Lazio.
La richiesta delle
elezioni nel più breve tempo possibile che, come Partito della
Rifondazione Comunista insieme a tutta la vecchia opposizione,
avanziamo, non è quindi la voglia di “vincere facile” come
recentemente ha affermato un'esponente della vecchia e
squalificata maggioranza. Ma è la piena consapevolezza dei guasti
che l'assenza di governo produce nella vita quotidiana dei cittadini
del Lazio. Noi non crediamo che le elezioni siano un gioco in cui si
vince o si perde, come sembra abbiano insegnato gli ultimi venti anni
di maggioritario e di Berlusconismo. Noi crediamo che le elezioni
siano un momento in cui i cittadini possano esprimere totalmente il
loro protagonismo politico scegliendo idee, persone e programmi. In
questo contesto quella che dovrebbe vincere è la collettività,
perchè comunque maggioranza ed opposizione risultanti dalle elezioni
dovrebbero collaborare o scontrarsi per realizzare il meglio per i
cittadini rappresentati.
Tuttavia a volte
anche nelle istituzioni, piuttosto che consentire ad altri di andare
avanti dopo che si è fallito, si prefererisce come fanno i bambini,
portarsi a casa il pallone ed impedire a tutti di riprendere
l'attività. Questo è ciò che sta facendo la Presidente della
regione Lazio in questo momento. Ma quest'atteggiamento
irresponsabile, attento solo alle esigenze personali di visibilità e
di carriera politica nazionale della Presidente, ha un costo sociale
elevatissimo che verrà pagato purtroppo dai lavoratori ed dalle
lavoratrici.
Pensiamo infatti
quali saranno gli esiti in questo periodo di crisi, aggravata dalla
politica di austerità e tagli del governo Monti, dell'assenza di una
politica del lavoro regionale su cui basare una crescita delle
opportunità lavorative e di reddito. Senza un governo in carica non
è possibile progettare e portare avanti politiche del lavoro in
grado di dare respiro a chi ogni giorno si sente sul limite del
baratro economico. Senza un governo in carica non è possibile
operare per cercare di costruire opportunità, per recuperare quella
forza lavoro che è talmente sfiduciata da non cercare nemmeno più
lavoro. Senza governo non si possono elaborare strategie in grado di
ridare speranza ad una generazione di giovani, che pensano che la
parola lavoro sia un'espressione mitologica. Una generazione i cui
esponenti più “fortunati” hanno si un lavoro ma sempre declinato
con espressioni che ne limitano e peggiorano il significato (lavoro
in affitto, lavoro precario, lavoro a chiamata, stage, lavoro nero).
Il PRC chiede di andare alle elezioni perchè vuole proporre una
politica che si contrapponga a quella portata avanti sino a questo
momento, la quale purchè si generasse lavoro accettava la
privatizzazione dei profitti e la socializzazione dei costi. I
risultati di quella politica sono visibili attraverso l'avvelenamento
di Colleferro e della Valle del Sacco, la devastazione edilizia dei
Castelli Romani e del litorale, la progressiva deindustrializzazione
di intere aree produttive del territorio laziale, lasciate
trasformare in zone improduttive ma adatte alla speculazione
edilizia.
Come Rifondazione
proponiamo che la Regione Lazio costruisca un proprio piano per il
lavoro che, utilizzando anche i fondi europei, incentivi una politica
del lavoro che abbia al suo centro le esigenze del cittadino
lavoratore. Una politica del lavoro che, come nelle più moderne
società europee, garantisca reddito alle lavoratrici ed ai
lavoratori sottraendoli al ricatto ed allo sfruttamento. Una politica
del lavoro che, al contrario di quanto avviene oggi, con la ricerca
verso il più basso costo del lavoro, supporti e sostenga quelle
aziende che si pongono di fronte alla sfida del mercato globale
nell'ottica di una competizione incentrata sull'innovazione
produttiva e nella ricerca della qualità. Una politica che tra le
sue priorità abbia la tutela delle tipicità produttive e del
territorio. La necessità della costruzione di una politica del
lavoro è solo uno dei motivi per cui Rifondazione Comunista ritene
che si debba poter andare al voto nel più breve tempo possibile. I
lavoratori e le lavoratrici devono, al più presto, poter scegliere i
propri rappresentanti, ed un governo in grado portare avanti un
progetto che assicurari il benessere delle comunità del Lazio.
Marco Bizzoni
Segreteria PRC
“Castelli, Colleferro, Litoranea”