circoli PRC dei comuni di:
Albano, Ariccia, Genzano, Nemi, Lanuvio, Velletri, Nettuno, Anzio, Ardea, Pomezia, Castelgandolfo, Marino, Grottaferrata, Frascati, Monteporzio, Montecompatri, Rocca di Papa, Rocca Priora, S. Cesareo, Zagarolo, Genazzano, Palestrina, Labico, Artena, Colleferro, Segni, Montelanico.

11/25/2015

29 novembre - Marcia per il clima


 di Rosa Rinaldi*

A 6 anni di distanza dal vertice di Copenaghen, finalmente l’attenzione torna a concentrarsi sull’emergenza climatica.

Dal 30 novembre all’11 dicembre 2015 si terrà a Parigi la 21° Conferenza delle Parti dell'ONU sui Cambiamenti Climatici, verrà siglato con ogni probabilità l’accordo globale sul clima traguardato al 2020 e prenderà il posto di Kyoto. Un accordo che temiamo sia l’ennesima scatola vuota, demandando ai singoli impegni vincolanti ed azioni coerenti.   Si tratta di una importante occasione per rimettere con forza al centro dell’agenda politica nazionale i temi che riguardano il modello di gestione delle risorse, la tutela ambientale, i diritti delle comunità, la sovranità di queste ultime sul territorio e, più in generale, il sistema economico nel suo insieme.

Il tema dei cambiamenti climatici riguarda il Pianeta ed è strettamente connesso alle politiche dei singoli paesi, tese più a garantire gli interessi del mercato che non quelle delle comunità e del territorio.
Di questo ci parla il decreto Sblocca Italia, che garantisce e agevola le estrazioni petrolifere in terra e in mare, mega infrastrutture che hanno un impatto drammatico sul territorio e sull’ambiente come la pervicace politica dell’incenerimento, e delle privatizzazioni.  
alle battaglie in difesa del territorio che si stanno giocando nel nostro paese. Molti sono i conflitti in difesa del territorio e di contrasto a queste scelte scellerate.
Alla vertenza nazionale contro lo “Sblocca Italia” e suoi derivati del governo Renzi ne vanno aggiunte molte altre come: le battaglie contro il carbone o le infrastrutture energetiche e militari, i poli produttivi contaminanti ai quali si continua a concedere possibilità di inquinare mettendo a rischio la salute delle comunità, le vertenze per le bonifiche e quelle per il risanamento del territorio dal dissesto idrogeologico che da anni devasta intere città, solo per citarne le principali.  

In generale la devastazione e il rischio ambientale imposti alle comunità sono fattori su cui si regge il sistema economico
Determinate dalle pressioni lobbistiche delle grandi multinazionali come è nel corso dei negoziati per il TTIP (Trattato di Partenariato Transatlantico su commercio e Investimenti) in favore delle tecniche estrattive non convenzionali, degli OGM, delle privatizzazioni, delle fonti fossili. Così come, se l’opposizione al Jobs Act è per l’affermazione dei diritti del lavoro, il ricatto occupazionale e la crisi economica sono il paravento del governo Renzi per imporre con lo Sblocca Italia un devastante modello di sviluppo, fondato sulla cancellazione di ogni vincolo e consegnato al libero arbitrio del profitto contro la tutela. Per questo in occasione dell’emanazione del decreto “Sblocca Italia” abbiamo coniato lo slogan “Il territorio come il lavoro senza tutele e senza diritti”, potremmo dire un vero e proprio manifesto del liberismo e della mercificazione.

La nostra azione, quindi, non può prescindere dall’esigenza dalla riconversione del modello produttivo e del lavoro sostenibili dal punto di vista ambientale garantiti da tutele e diritti, e dove i vincoli tornino ad essere individuati a favore delle comunità e del territorio.

Le politiche di austerità stanno imponendo all’ambiente oltre che ai popoli europei un costo insopportabile. Le politiche neoliberiste non si esplicano soltanto nella deregolamentazione economica ma ugualmente in quella ambientale imponendo sui territori l’unica regola del profitto

Il vertice climatico di Parigi rappresenta quindi l’occasione perché alla moltitudine di vertenze ambientali venga fornita una cornice comune, utile a dare forza agli all’allarme, più volte reiterato lanciato dalla comunità circa la necessità di ridurre del 70% le emissioni clima-alteranti entro il 2050.  
Ridurre le emissioni in maniera sensibile ed immediata vuol dire infatti cambiare modello energetico, smettere di cementificare, optare per reti di mobilità intelligente, risanare il territorio, cambiare modello di gestione delle risorse e dei servizi pubblici essenziali. In una parola, ripensare il sistema economico e sociale radicalmente e senza esitazioni.
* segreteria nazionale
dip. Ambiente-territorio-beni comuni

11/23/2015

Dalle banlieux di Parigi e di Bruxelles al Kalashnikov

di Laura Nanni
 
Il 7 luglio 2005 a Londra, 10 anni fa, ci furono una serie di esplosioni causate da attentatori suicidi che colpirono il sistema di trasporti pubblici della capitale britannica durante l'ora di punta, mentre molte persone si recavano al lavoro.
Lo ricordo bene, perché ero impegnata in un corso di formazione per mediatori interculturali, ad Ostia, di nazionalità diverse, ed abbiamo analizzato quei fatti e le questioni che ne emergevano.
A Londra le politiche di accoglienza in una società multiculturale, che trae le sue origini da secoli di dominio colonialista, prevedono la convivenza delle diverse etnie, ma non una vera integrazione interculturale. Infatti i terroristi erano cittadini inglesi, della cui comunità probabilmente coloro che occupano le istituzioni cittadine non conoscevano attività e interessi. Non c’erano relazioni sociali e politiche di quelle necessarie a costituire processi di integrazioni reali. Non basta la lingua.
E il 27 ottobre 2005, nelle banlieue di Parigi erano iniziate delle proteste violente ad opera di coloro che vengono definiti la ‘terza generazione’ di migranti. Proteste si erano estese e diffuse raggiungendo diverse città della Francia e l'8 novembre il governo francese aveva dichiarato lo stato d'emergenza riprendendo la legge del 3 aprile 1955, promulgata durante la guerra d'Algeria.
Anche di quegli episodi ho ricordi chiari, ero sempre occupata in un corso di formazione per mediatori interculturali, di nazionalità diverse, ed abbiamo analizzato quei fatti che apparivano già allora molto gravi e degni di attenzione e di interventi adeguati.
Era evidente da dove provenisse quel fenomeno e quali fossero le mozioni individuali di quei giovani che vivevano in una condizione di disagio e di mancanza di senso di appartenenza.
La Francia accoglie specialmente chi proviene da paesi ex colonie o protettorati, però la politica dell’assimilazionismo prevede che chi viene accolto, lasci da parte le proprie radici identitarie.
Ma è stato osservato e studiato da esperti sociologi, antropologi e psichiatri quanto questo tipo di politiche e la mancanza di attenzione per gli effetti che provocano sulle persone, siano un rischio non solo per l’individuo, ma per la comunità e quindi per la società. In una situazione di difficoltà e di disagio socio-economico , di mancanza di orizzonti di sviluppo concreto per la propria vita, sono proprio le radici identitarie e culturali che soccorrono la persone nelle fasi di passaggio, specialmente nell’età adolescenziale.
Abbiamo letto brani da testi di Marie Rose Moro, che svolge la professione di etno-psichiatra infantile a Parigi nelle zone più disagiate. Nei suoi testi narra della destrutturazione delle personalità e la frammentazione delle identità di bambini ed adolescenti migranti che hanno perso il contatto con le proprie radici. Il punto è come soccorrere la persona perché la sua personalità si ricostituisca e riorganizzi in modo tale che non perda il contatto con la realtà e le relazioni più importanti.
Non cito gli attentati del 2004 sui treni di Madrid, perché non so se si è dipanata la matassa dell’indagine che cercava le prove e le motivazioni in diverse direzioni.
Dal 1999-2000, quando ho cominciato ad impegnarmi nel campo delle migrazioni, dell’accoglienza e dell’integrazione, insegnando anche nella scuola lingua italiana come L2, ho visto tanti bambini e bambine e tanti giovani.
Non posso non pensare alle loro vite di fronte a quanto è accaduto, ancora.
Con la consapevolezza di quanto fosse ed è importante affrontare la realtà della migrazione in modo concreto, consapevole e previdente.
Quanti progetti, mettendo alla base l’accoglienza e l’integrazione interculturale, insieme alla necessità di un progetto d’inserimento. Parole chiave: integrazione interculturale, ciò che dà ad una persona straniera, al suo nucleo familiare, la possibilità di avere relazioni sociali ed una vita dignitosa in un paese straniero, senza restare emarginati. L’emergenza sociale viene dall’emarginazione. E’ lì che si attinge soprattutto per costruire ‘guerriglieri’ del terrore.
Mentre è e potrebbe essere risorsa preziosa per l’umanità ogni persona, se solo si cambiassero i paradigmi in una società che mette il profitto e non l’umanità al di sopra di tutto.
In Italia nella scuola ci sono tante persone impegnate in progetti significativi ed efficaci.
Così come nel mondo della promozione sociale e del volontariato si lavora con impegno e passione; la nostra rabbia è grandissima nei confronti di chi, con ciò che emerso da Mafia capitale, ha fatto pagare un prezzo troppo alto a tutto il settore oltre che ai diretti interessati, i più fragili, che, ignari, vengono accusati ingiustamente, subendone le conseguenze.
Il cuore di questa riflessione, voleva portare alla luce qualche elemento in più, per guardare agli agenti di questi episodi terrorizzanti e terroristici, i kamikaze, come anche delle vittime; per ragionare su come sia possibile che giovani, quasi bambini, vengano reclutati e mettano nella loro vita, come traguardo, il farsi saltare in aria con cinture di esplosivo uccidendo gente che probabilmente non hanno mai guardato in viso, non ne sono stati in grado.
Uno sguardo attento a loro, prima ancora che il fanatismo religioso e l’esaltazione trasformassero la loro fragilità in una forza maligna.
Concludo con una poesia che mi ha profondamente colpita, di un’immensa profondità esistenziale; un grande poeta come Giuseppe Ungaretti la raggiunge con poche parole. Lo so è del 1916, è passato un secolo. Ma proprio questo mi fa riflettere su quanto e da quanto c’è da fare e non è s’è fatto.

Si chiamava
Moammed Sceab

Discendente
di emiri nomadi
suicida
perché non aveva più
Patria.

Amò la Francia
e mutò nome.

Fu Marcel
ma non era francese
e non sapeva più
vivere
nella tenda dei suoi
dove si ascolta la cantilena
del Corano
gustando un caffè.

E non sapeva
sciogliere
il canto
del suo abbandono.

L'ho accompagnato
Insieme alla padrona
dell'albergo
dove abitavamo
a Parigi.

Dal numero 5 della rue des Carmes
appassito vicolo in discesa.
nel camposanto d'Ivry
sobborgo che pare
sempre
in una giornata
di una
decomposta fiera.

E forse io solo
so ancora
che visse.

G.Ungaretti "In memoria" 1916

da:  http://www.lacittafutura.it

11/20/2015

Unions, il PRC Castelli in piazza a Roma con la Fiom per il lavoro e la pace


Rifondazione Comunista federazione Castelli, Colleferro, Litoranea aderisce e partecipa alla manifestazione convocata dalla FIOM per il 21 novembre a Roma. Saremo in piazza contro le politiche neoliberiste ed antipopolari del governo Renzi, che sta procedendo nella demolizione dei diritti del lavoro, nello smantellamento dei servizi pubblici con i tagli alle Regioni e agli enti locali, nell' antidemocratica controriforma della Costituzione, nell’attacco alla scuola e alla sanità pubbliche. Bisogna riprendere una nuova stagione di mobilitazioni per sconfiggere le politiche del governo Renzi. 
La manifestazione della FIOM e' un primo momento di incontro di tutte quelle forze che lavorano alla costruzione di uno schieramento referendario che si attivi per abrogare le controriforme approvate sino ad oggi.
Sabato manifesteremo anche per la PACE, la democrazia e i diritti. Contro la spirale terrorismo-guerra e' necessario costruire una società libera e democratica in cui possano convivere fedi, culture ed etnie diverse. 
 
Prc federazione Castelli, Colleferro, Litoranea

11/18/2015

Città metropolitana di Roma, Bizzoni (PRC-SE), “anche dopo il ripristino del diritto elettorale dei cittadini continua il furto di democrazia”

di Marco Bizzoni*

Il Governo Renzi, nel 2014, ha abolito il diritto dei cittadini di eleggere i responsabili politici dell'azione amministrativa delle Provincie. Nel territorio romano la Provincia è stata sostituita dalla Città metropolitana. Così Renzi fingendo di cancellare le Province per realizzare una riduzione dei costi della politica, in realtà ha eliminato la rappresentanza democratica dei cittadini a livello locale. Con la scusa del taglio dei costi della politica ha messo in atto un furto di democrazia, espropriando i cittadini del diritto di poter scegliere attraverso il voto chi dovesse governare l'amministrazione territoriale, lasciando decidere il tutto dai Sindaci e dai Consiglieri Comunali eletti nel territorio. 
Rifondazione Comunista si è quindi impegnata ad impedire che la deriva ademocratica imposta dal governo divenisse un fatto acquisito. Per questo motivo ci siamo generosamente messi in gioco in una prospettiva unitaria, insieme ad altre componenti di Sinistra, per riuscire ad essere presenti nel consiglio della Città metropolitana. Ben sapendo che, se la lista a cui partecipavamo avesse raggiunto il quorum per eleggere, il rappresentante non sarebbe stato espressione diretta del PRC. Malgrado ciò ritenevamo che le critiche di Rifondazione contro l’insufficienza democratica della modalità di composizione del Consiglio dell’area metropolitana, che assegnava ai soli Sindaci e Consiglieri comunali il potere di nomina escludendo i cittadini, rendesse assolutamente necessario uno sforzo che consentisse a quelle idee di partecipazione democratica dei cittadini di avere una rappresentanza nel Consiglio che si andava costituendo. 
La nostra scelta ha mostrato la sua validità con l'approvazione della carta fondamentale della Città metropolitana. Infatti nello Statuto della nuova istituzione il Consiglio ha corretto la scelta ademocratica del governo Renzi ripristinando il diritto dei cittadini di poter scegliere, attraverso elezioni dirette, chi dovesse amministrare l'ente locale e su quali basi. Tuttavia dall'entrata in vigore dello statuto (1° gennaio 2015) ad oggi, la mancata approvazione dell'articolazione del territorio metropolitano in zone omogenee, sembra che abbia impedito che il legislatore determinasse il sistema elettorale con cui dovesse essere eletto il Sindaco ed il consiglio della Città territoriale. 
Se fino ad oggi questa mancanza poteva essere tollerata essendo in funzione il Consiglio della Città metropolitana nominato nei modi suddetti, con le dimissioni dei Consiglieri comunali di Roma che hanno fatto decadere il sindaco Marino si è generata anche una condizione di crisi dell'Istituzione dell'area metropolitana. Questo è avvenuto perchè il sindaco Marino era anche Sindaco di questa istituzione e, pertanto, è decaduto anche da questo ruolo insieme ai consiglieri romani che vi facevano parte.
Nei giorni scorsi tutti hanno parlato di come il commissario avrebbe affrontato i problemi di Roma. Tante sono state le chiacchiere su chi saranno i candidati Sindaci alle elezioni di Roma, il Movimento cinque stelle si è già dichiarato maturo per governarla e, tuttavia, tutti si sono dimenticati che il Sindaco di Roma ed il Sindaco della Città metropolitana coincidono. 
Così, nell'inerzia del governo Renzi che ha generato questo garbuglio e nell'immobilità del legislatore, prende corpo una discriminazione di diritti tra i cittadini romani. Tra quanti cioè vivono nell'urbe e quanti nel “contado”. I primi, cittadini di serie A, avranno il privilegio di eleggere il Sindaco di Roma capitale e della Città metropolitana i secondi no evidenziando che i cittadini della ex Provincia di Roma sono in realtà cittadini di serie B.
Tutto ciò non è ineluttabile. La Regione Lazio deve chiedere al Governo di prendere in mano la situazione e far definire il sistema elettorale dal legislatore. Ciò è reso possibile, almeno in questa situazione di emergenza, proprio dallo Statuto della Città metropolitana che all'art. 47 stabilisce “Il Consiglio cessa anticipatamente in caso di rinnovo dell’Assemblea Capitolina di Roma Capitale”, stabilendo inoltre che l’elezione del Consiglio metropolitano si svolge “in un unico collegio elettorale corrispondente al territorio metropolitano.” 
Noi non possiamo accettare che i cittadini della Provincia di Roma siano considerati cittadini di serie B. Pretendiamo che alla prossima tornata elettorale siano convocati anche le elezioni, a suffragio universale diretto, della Città metropolitana consentendo a TUTTI i cittadini di poter partecipare alla scelta su chi, e su quali basi programmatiche, dovranno esserne il Sindaco ed i consiglieri. 
* segretario PRC federazione Castelli, Colleferro, Litoranea

11/13/2015

Bizzoni (PRC-SE) - Riprendere la mobilitazione unitaria contro la legge 107 (“Buona scuola”)

Marco Bizzoni segretario Prc della federazione Castelli, Colleferro, Litoranea: ha rilasciato la seguente dichiarazione:
Il Partito della Rifondazione Comunista sostiene lo sciopero dei sindacati di base di oggi e le altre iniziative di lotta previste nei prossimi giorni contro la legge 107\2015 (Buona Scuola).
La lotta alla legge 107 non è finita, sono finiti i frutti positivi (sebbene comunque dovuti)  delle assunzioni. Restano sul tappeto tutti i guasti già approvati e quelli che faranno con le deleghe da scrivere.
E' necessario che si riprenda l'iniziativa unitaria delle mobilitazioni che si era costruita nel corso del contrasto all'approvazione della legge. Purtroppo per adesso non è così.
Stimoliamo, con la partecipazione a tutti i momenti di lotta, le varie organizzazioni a riprendere e rafforzare quello spirito unitario a cui i docenti erano pervenuti prima dell'estate.

11/05/2015

Anzio PRC, I Soldi ci sono. Prendiamoli dai più ricchi!

In questi anni con una martellante campagna di stampa ci hanno convinto che tutti i nostri problemi provengono dal debito pubblico del nostro Paese. Debito che è cresciuto perché i lavoratori italiani hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità e, adesso, ci dicono che per farlo diminuire dobbiamo tagliare i servizi dello Stato e privatizzare i beni comuni. “Il PRC si batte contro queste prospettive, afferma Marco Bizzoni, segretario PRC della federazione Castelli, Colleferro, Litoranea, noi proponiamo di andare in direzione ostinata e contraria su un'altra strada da percorrere tutti insieme. La strada della Costituzione Repubblicana del 1948, la strada dei diritti del lavoro, dell'uguaglianza, della solidarietà, del reddito per tutti e dell'equità sociale.” Oggi comincia ad emergere che, quanto ci vanno raccontando da anni giornali e Tv, è falso se depurato dal dato degli interessi sul debito. Tra tagli e tasse sono anni che l’Italia ha un surplus di bilancio primario, ciò significa che lo Stato da tempo ormai incassa ogni anno più di quanto spende in stipendi, servizi e opere pubbliche (vedi www.aduc.it Il debito pubblico italiano ). La vera causa del debito pubblico sono le scelte che avvantaggiano la finanza speculativa, scelte attuate con la decisione\obbligo di finanziare lo Stato attraverso le banche private, in questo modo è esponenzialmente cresciuto il peso degli interessi. Così mentre anno dopo anno si impongono sacrifici ai cittadini-lavoratori i soldi finiscono nelle tasche delle banche e dei ricchi.
Di questo discuteremo con il Segretario nazionale di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero, Venerdì 6 novembre alle ore 17,30 ad Anzio presso il Circolo PRC in Via Fratini 8.
Oggi i governi neoliberisti mettono continuamente i cittadini-lavoratori l’uno contro l’altro facendoci litigare per un piatto di lenticchie. Ma, prendendo le risorse da chi ce l'ha, si potrebbe abrogare la controriforma delle pensioni, ridurre l’orario di lavoro, dimezzare la disoccupazione, e rilanciare il welfare. Per questo dobbiamo attivarci e lottare insieme, solo dalla nostra lotta possiamo realizzare il benessere delle persone. 
 
Ufficio Stampa PRC-Se federazione “Castelli, Colleferro, Litoranea”, prccastelli@hotmail.it

11/03/2015

Ardea, Intervento contro la malegestione delle mense scolastiche che penalizza i bambini

Apprendiamo dal quotidiano la Repubblica: “il sindaco Luca Di Fiori, sostenuto dalla sua giunta di centrodestra, ha deciso di tagliare il pasto ai bimbi figli di morosi: duecento alunni ad Ardea 2, cento ad Ardea 3. Fra i tre e i dieci anni. Scoprendo poi che lì in mezzo, sì, "il grosso ci marciava, evadeva come fosse un'usanza" (parole del sindaco),"Fino a ieri questi genitori sono stati portoghesi, portoghesi e irresponsabili. Li abbiamo avvisati a febbraio: chi non paga non va in mensa. Poi a giugno. Niente. Fino a poco fa potevamo aiutare disagiati e disabili, ora per colpa di chi ci ha marciato non possiamo può fornire né questo né altri servizi. Chi è davvero in difficoltà lo abbiamo dirottato ai servizi sociali, ma qualcuno non si presenta. Teme che, a causa dell'indigenza, gli togliamo i bambini”

Di fronte alla persistente morosità dei cittadini la solerte amministrazione del Comune di Ardea decide allora di agire. E cosa fa?

“Chi non ha saldato il versamento degli anni precedenti non potrà usufruire della mensa scolastica. L’ufficio Servizi educativi provvederà a comunicare alle direzioni didattiche i nominativi degli alunni che non possono usufruire del servizio per morosità. Tutti coloro i quali sono in regola e vogliono usufruire della mensa per l’anno 2015/2016 dovranno pagare anticipatamente 40 pasti. Nel caso in cui vi sia più di un figlio iscritto a mensa i pasti da pagare anticipati sono 20 per ciascun figlio.” e con questo atto il comune Esclude 300 bambini dalla mensa. http://www.ardea.gov.it/home/vivere/scuola-ed-istruzione/mense-scolastiche/
L'amministrazione di ardea scarica le responsabilità degli adulti sui Bambini escludendoli dalle mense dei loro istituti. "Colpevoli" di non aver pagato la retta per la refezione scolastica negli anni precedenti, e perciò "vittime" delle politiche di rigore del proprio Comune.
Perché se non paghi il servizio, non puoi mangiare il pasto caldo come i tuoi compagni di classe. Per gli adulti questa misura non sarebbe in sè scandalosa ma rivolta ai bambini è un'operazione vigliacca, immorale, antieducativa.
Allontanare i bambini dalla mensa non significa solo privarli del pasto, ma anche del loro momento di socialità; significa separarli dai loro amici, facendoli sentire diversi e per qualcuno significa provarlo dell'unico pasto decente della giornata. Quindi chi ne fa le spese sono i più piccoli, ai quali viene tagliato il servizio, con conseguenze educative e psicologiche tutt'altro che trascurabili.

Simonetta Gentile, psicologo-psicoterapeuta responsabile dell'unità operativa di Psicologia Clinica dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Afferma: "L'allontanamento dalla mensa scolastica non fa che rafforzare il senso di emarginazione e di esclusione che i bambini appartenenti a famiglie bisognose già vivono. Il vedersi separati dai propri compagni sancisce la diversità, dà loro misura di quanto la loro condizione sia distante dagli altri".
L'allontanamento dalla mensa è foriero di Traumi diseducativi. Perché i bambini sono in grado di percepire e farsi carico delle difficoltà familiari. "Non poter mangiare come tutti perché non è stato pagato il servizio incide sulla strutturazione del sé del bambino, che apprende in questo modo il principio di disuguaglianza e non quello della solidarietà", Non poter mangiare a mensa "Può essere un'esperienza traumatica anche nel caso ci si trovi di fronte a una morosità dovuta non all'indigenza dei genitori, bensì a una pratica scorretta. In tal caso il bambino capirà che sua madre o suo padre stanno tradendo i valori della legalità e sarà di rimando educato alla corruzione. Oppure svilupperà un senso di colpa e di vergogna che potrebbe sfociare anche in azioni di rivalsa, simili al bullismo".
Sospendere la refezione scolastica ai bambini che hanno genitori morosi significa mettere in atto una discriminazione  sulla pelle dei più piccoli, una violazione scandalosa del diritto fondamentale all’uguaglianza. Una discriminazione che pagheranno tutti: quelli in mensa e quelli fuori, imparando, gli uni e gli altri, che la disuguaglianza vale fin da piccoli e che chi non ce la fa lo si lascia indietro, lo si abbandona. E imparano fin da piccoli a discriminare i più deboli, attraverso e con la benedizione delle Istituzioni. E imparano che la scuola non è il mezzo che permetterà loro di abbattere le disuguaglianze, ma il luogo che le crea e le alimenta.

Noi non vogliamo lasciare indietro nessuno e vogliamo che sia rispettato il dettato costituzionale.
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

Vogliamo che sia rispettata la convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza
“Tutti i bambini del mondo hanno gli stessi diritti, non ha importanza chi sono i genitori. Qual è il colore della pelle, né il sesso, né la religione, non ha importanza che lingua parlano, né se sono ricchi o poveri.”
“Gli Stati, le istituzioni pubbliche e private, i genitori o le persone che ne hanno la responsabilità, in tutte le decisioni che riguardano i bambini devono sempre scegliere quello che è meglio per tutelare il loro benessere.”

A quale benessere fa riferimento un'amministrazione che non tiene in alcun conto il senso di umiliazione e vergogna nei confronti dei compagni e insegnanti che può provare il bambino ecluso dalla refezione scolastica?; che non tiene conto del il rischio di stigmatizzazione da parte degli altri bambini; che non tiene conto del rischio di saltare progetti educativi didattici collegati all’alimentazione o della perdita di un importante contesto relazionale di gruppo a cui partecipano tutti gli altri compagni di classe?
Noi non riteniamo i bambini un peso economico da gestire al massimo risparmio  e alla meno peggio, come fa l'amministrazione di Ardea, ma il futuro che vogliamo costruire.
Non abbiamo dubbi che ci siano delle difficoltà a far quadrare il bilancio, visto che i tagli delle tasse promessi dal governo sono poi fatti pagare attraverso i servizi direttamente ai cittadini\lavoratori, ma ci domandiamo se non ci fosse proprio nessuna altra voce di spesa che si poteva tagliare o ridimensionare prima di questa, e' indegno che i diritti dei bambini vengano considerati così poco.

Noi non chiediamo nessun condono, tutti i genitori devono pagare in base alle loro possibilità, quelli che non possono devono essere aiutati dal Comune con i giusti strumenti di sostegno.

Chi è nelle condizioni di poter pagare deve pagare, perché questa situazione è stata causata da chi ha governato il comune negli ultimo anni. Non si arriva a 300 famiglie insolventi se tale abitudine non sia stata non dico incentivata ma almeno tollerata da chi ha governato fino ad oggi.
La scelta dell'Amministrazione sceglie del metodo di recupero del credito facendolo pagare ai bambini, scaricando su di loro le mancanze dei genitori è una cosa che ci dovrebbe offendere e indignare profondamente.
Noi non chiediamo nessuna sanatoria per chi è moroso . Perchè riteniamo anche giusto tutelare chi paga con regolarità e non vogliamo che chi agisce correttamente si trovi svantaggiato rispetto ai furbi.

NOI CHIEDIAMO CHE NELLA SCUOLA I BAMBINI TORNINO AD ESSEE TRATTATI TUTTI NELLO STESSO MODO, TORNINO A POTER MANGIARE  TUTTI NELLA STESSA MENSA.

Noi chiediamo che sia rispettata l'interpretazione del DPR 20\3\2009 n. 89 fatta dall'ufficio scolastico regionale lombardo con circolare del 15\10\2012 “le famiglie devono impegnarsi a sostenere l'onere del servizio di refezione e il comune deve essere in grado di sostenere l'organizzazione del medesimo pur in previsione delle possibili morosità, garantendo a tutti gli alunni la frequenza del momento della refezione per tutto l'anno scolastico.”

L'amministrazone di Ardea ha pensato di risolvere il problema del costo delle mense  applicando 2 provvedimenti ingiusti e socialmente iniqui e di classe con un'unica delibera:
1) stabilisce che il costo del servizio deve essere coperto interamnete dagi cittadini\lavoratori;
2) esclude dalla mensa i morosi
Gli uffici comunali poi hanno peggiorato ulteriormente la delibera stabilendo arbitrariamente per i non morosi il pagamento anticipato di 40 pasti(179 euro).
C'è da dire che da parte di un'amministrazione che fa parte di uno schieramento politico che si incensa quale difensore della famiglia tradizionale, le famiglie di Ardea ricevono dei brutti colpi.
- nessuna considerazione del critico ciclo economico, riduzione e perdita di lavoro con conseguenti riduzione del reddito delle famiglie;
- nessuna considerazione per le fasce di popolazione economicamente svantaggiate ma che non sono in situazione di povertà.

C'è però nella decisione del comune di escludere i morosi qualcosa che non torna. SE IL COMUNE HA DIFFICOLTÀ A MANTENERE ECONOMICAMENTE IL SERVIZIO, COME AFFERMANO NELLA DELIBERA, OBBLIGANDO I CITTADINI \LAVORATORI A PAGARE INTERAMENTE IL SERVIZIO COME MAI SI PREOCCUPA DI ESCLUDERE CHI NON PAGA MA NON METTE IN CONTO  DI RECUPERARE I CREDITI DELLE MOROSITÀ PREGRESSE? Perchè Accetta tranquillamente di considerare i crediti che vanta nei confronti di chi non ha pagato come se fossero ormai persi? Non è possibile ravvisare in questa accettazione l'epilogo di un clientelismo diffuso  che negli ultimi anni ha inquinato le competizioni elettorali ad ardea?
Come già detto noi vogliamo che tutti quelli che possono pagare paghino e che:

- TUTTI I BAMBINI SIANO RIAMMESSI A MENSA;
- l'AMMINISTRAZIONE PROCEDA ALL'ACCERTAMENTO DI TUTTE LE POSIZIONI DI MOROSITÀ DEGLI ANNI PREGRESSI;
- SI STABILISCA UN PIANO DI RIENTRO CONCORDABILE CON LE FAMIGLIE MOROSE
- SI SEMPLIFICHINO LE PROCEDURE DI ACCESSO AL SOSTEGNO SOCIALE;
SI PROCEDA IN CASO DI ULTERIORE INADEMPIENZA,  VOLONTARIA, E NON PER DIFFICOLTÀ ECONOMICHE, AL RECUPERO FORZOSO DEL CREDITO, CON ADDEBITO DI SPESE DI PROCEDIMENTO ED INTERESSI, MEDIANTE PROCEDURA PER INGIUNZIONE DI ENTRATE PATRIMONIALI SECONDO QUANTO PREVISTO DAL R.D. 639/1910.
- SI REDISTRIBUISCA IL PESO DEL COSTO PASTO, SULLA BASE DELLE POSSIBILITÀ DELLE FAMIGLIE,  PER MEZZO DI UNA  DIFFERENZIAZIONE DI FASCE ISEE.

Marco Bizzoni, segretario PRC\SE federazione Castelli, Colleferro, litoranea