Intervista ad Antonio Ingroia:
Antonio Ingroia non ha certo bisogno di presentazioni. Già pm presso
la Procura di Palermo e in prima linea nella battaglia contro quello
Stato infedele accusato di aver trattato occultamente con la mafia, è
ora uno dei protagonisti della campagna elettorale con la sua lista
Rivoluzione Civile, sostenuta da movimenti come “Cambiare si può” nella
stragrande maggioranza dei suoi aderenti, da altre realtà di base e
dall’ampia ma frammentata galassia dei partiti della sinistra
antagonista, come Rifondazione comunista, il Pdci, l’Italia dei Valori e
i Verdi. Sono ore febbrili per l’ex pm, ore in cui si sta velocemente
decidendo la composizione delle liste e dunque non è stato facile
trovare il tempo per parlare con lui. Lo abbiamo bloccato
telefonicamente tra un impegno e un altro.
Dottor Ingroia, una prima domanda di carattere storico
politico. In questi ultimi venti anni è stata Rifondazione comunista a
ricoprire un po’ il ruolo di partito di opposizione, sia pure con
parentesi governative non troppo fortunate. Ora questo partito, come
altri della sinistra antagonista, si è trovato ad affrontare questo
appuntamento elettorale in condizioni critiche. Il suo arrivo dunque può
e potrà avere anche nel futuro la funzione di rafforzare e
rivitalizzare uno schieramento politico che pur avendo di fronte a sé
ampi spazi da riempire, non riusciva più a rappresentare come si doveva
determinati settori della società e determinate esigenze. Lei si ritrova
dunque ad avere una grossa responsabilità. Che ne pensa?
Certamente in questa ultima legislatura si è sentita l’assenza in
Parlamento di forze politiche che rappresentassero certi diritti e
determinate battaglie portate avanti da un pezzo della società italiana.
E’ mancata una tutela forte ed intransigente dei diritti sociali di
quei cittadini mortificati e compressi dalle politiche liberiste. Il
senso di questa nuova iniziativa politica è appunto di rappresentare al
meglio anche questi interessi. E sono convinto che riusciremo a farlo
nel migliore dei modi.
I partiti sono stati al centro dell’attenzione anche a
sinistra. Poco graditi da “Cambiare si può”, o almeno da alcuni
rappresentanti di quel movimento, si sono visti chiedere un passo
indietro anche da lei. Ma che ruolo possono ancora giocare oggi e domani
all’interno di uno schieramento come quello che si sta delineando?
Io sono convinto che i partiti siano una risorsa comunque. Ma quali
partiti? Certo la loro fama e la loro reputazione tra i cittadini,
soprattutto in questa ultima pessima legislatura parlamentare, è molto
peggiorata. Ma io credo che l’indignazione sociale e politica, che
talvolta si è trasformata in vera e propria rabbia dei cittadini nei
confronti della politica autoreferenziale, sorda agli interessi che
venivano dal basso, vada reinterpretata e ricostruita con quella buona
politica rappresentata da alcuni partiti che dentro ma anche fuori dal
Parlamento hanno comunque rappresentato questi interessi. Non dobbiamo
distruggere la politica ma appunto ricostruirla mettendo insieme le
risorse e le energie migliori dell’impegno civile e politico per
arrivare ad una sintesi; proprio quella che stiamo cercando di costruire
con Rivoluzione Civile.
Due parole su “Cambiare si può”. Indubbiamente ha avuto il
merito, prima della sua candidatura, di scuotere un po’ quelle acque
ferme di cui parlavamo prima. Poi il suo arrivo ha cambiato un po’ le
carte in tavola anche se la stragrande maggioranza di chi ha firmato
quell’appello ha sostenuto Rivoluzione civile e oggi, per esempio, in
una assemblea romana si è auspicato il mantenimento di un rapporto tra
una augurabile futura rappresentanza parlamentare di Rivoluzione civile e
questa istanza di base. Qual è la sua valutazione?
Senz’altro è stata ed è una esperienza importante e direi essenziale per
questo processo proveniente dal basso di risveglio politico di una
società civile spesso rifugiatasi soltanto nella critica distruttiva che
invece attorno al progetto di “Cambiare si può” ha cominciato a
costruire una proposta politica nuova. Purtroppo ha trovato un inciampo
nell’accelerazione dei tempi dovuta alle elezioni anticipate. Certamente
se la legislatura fosse arrivata alla sua scadenza naturale quel
processo politico anche di selezione delle candidature maturate dal
basso forse sarebbe potuto arrivare in porto. E questa accelerazione ha
anche determinato la proposta politica del manifesto “Io ci sto” nel
quale io ho deciso di mettermi in questa analoga iniziativa di richiamo
della società civile necessariamente con una compressione dei tempi che
ha determinato qualche difficoltà di coordinamento tra il processo di
formazione delle liste e il processo di maturazione delle candidature di
“Cambiare si può”. Ha determinato, e ne capisco le ragioni, anche delle
critiche che sono venute da parte del movimento, ma credo che vada
apprezzato il fatto che la stragrande maggioranza degli aderenti, senza
ideologismi pregiudiziali e con senso politico e laico, ha compreso
quali ragioni politiche mi hanno indotto ad accelerare un po’ i tempi e
ci siamo incontrati. Dopo il referendum virtuale di “Cambiare si può”,
positivo e favorevole ad accompagnare il percorso di Rivoluzione civile,
ho avuto incontri costanti, contatti telefonici con tutte le realtà
territoriali di questo movimento dove sono maturate tantissime
candidature che vengono dai territori, dal basso, dalle assemblee, tutte
molto condivise, che ho raccolto e sto assemblando con l’intento di
arrivare ad una faticosissima sintesi tra le candidature maturate dalla
società civile, anche di persone impegnate in battaglie importanti, e le
proposte che vengono dai partiti. E su questo stiamo lavorando
velocemente in queste ore. Avevo detto che avremmo atteso fino a fine
settimana perché stanno ancora arrivando molte mail con nuove proposte.
Insomma lavoreremo giorno e notte per completare le liste cercando di
raggiungere quell’equilibrio giusto e dosato rendendole così credibili
per chi si sta aspettando grandi cose da questa Rivoluzione civile.
Lei fa continui appelli al Pd da un lato e al Movimento 5
Stelle dall’altro. Però il primo sembra guardare Monti sempre di più
portando anche Vendola su questa posizione di disponibilità al dialogo
con il premier; e dall’altro c’è un Grillo che addirittura ha aperto le
porte a CasaPound. Mi sembra insomma un po’ difficile parlare con questi
due protagonisti, sia pure molto diversi, della scena politica
italiana….
Anche se sono un neofita della politica, e forse proprio per questo, mi
regolo e mi comporto non dentro la logica dello scontro politico che ha
caratterizzato la politica in questi ultimi anni, ma con la logica con
la quale mi sono sempre comportato da magistrato. E cioè aperto al
dialogo e al confronto ovviamente con chi si può dialogare e ci si può
confrontare e non certo con chi è fautore di linee politiche da noi
lontanissime. Quindi conosco bene gli errori che si moltiplicano in
queste formazioni politiche a noi vicine. E in particolare mi dispiace
leggere in queste ore le dichiarazioni che evidentemente per ragioni di
opportunità e di tattica politica ha, diciamo così, dovuto fare Nichi
Vendola, del quale ho apprezzato, fino a pochi giorni fa, l’apertura nei
nostri confronti. Ma evidentemente il Pd sembra non sentirci da questo
orecchio e non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire, continuando
così a guardare questo centro che in realtà centro non è ma è
semplicemente una destra riverniciata da un apparente modernismo. E
finisce così in questo modo per tradire gli ideali di quel patrimonio
culturale ed etico che caratterizza la base democratica che certamente
non gradisce questa scelta. E però, proprio per questo, non mi stancherò
mai di ricordare i volti, le facce, le passioni di tanti elettori e
militanti del Pd ai quali quella porta non chiuderò mai. Per quanto
riguarda Grillo conosco bene le battaglie su temi importanti che il M5S
ha al centro dei suoi interessi, ma conosco anche le estemporaneità di
certe sue battute e prese di posizioni che non condivido e non potrò mai
condividere. E tra queste c’è quella alla quale lei ha fatto
riferimento.
E’ preoccupato per questa faccenda delle liste civetta? Oggi
Grillo ha detto che se non sarà accolto martedì il suo ricorso si
ritirerà dalla competizione elettorale.
Parliamoci chiaro. Capisco che Beppe Grillo, di fronte anche ad un certo
oscuramento del messaggio politico di cui lui è stato vittima come, e
ancor di più, siamo stati vittime noi, alzi un po’ i toni della polemica
e della preoccupazione. Ma se siamo ancora, e io credo che lo siamo, in
un Paese civile e democratico, il ricorso che Grillo ha presentato o
sta presentando da una parte, e che noi stiamo presentando con i nostri
legali dall’altra, non può che essere accolto. E Grillo sa che il suo
simbolo sarà tutelato dalla legge, come è bene che sia, e noi anche
sappiamo che il nostro deve essere allo stesso modo tutelato mentre
devono essere cancellati altri simboli. Abbiamo le prove perfino
fotografiche e in video della conferenza stampa quando ho presentato il
mio simbolo e nessuno potrà mai provare di avere pensato od ideato
appunto il mio simbolo prima che l’abbia fatto io.
Tra le candidature di prestigio che Rivoluzione civile ha già
presentato si è aggiunta anche quella del giornalista Sandro Ruotolo.
Ce lo può confermare?
Sì, il giornalista ha risposto all'invito lanciato via Twitter da me
confermando l'intenzione di candidarsi con la nostra lista. Una scelta
preceduta da un appassionante scambio di lettere tra me e lui.
Vittorio Bonanni
in data:12/01/2013