Il 9° Congresso Nazionale del Partito della Rifondazione
Comunista-Sinistra Europea, riunitosi a Perugia il 6/7/8 Dicembre 2013,
sentita la relazione del segretario uscente Paolo Ferrero e sentito il
dibattito, impegna il Partito tutto a lavorare già dalle prossime
settimane secondo quanto deliberato dai congressi di circolo del
Partito, attraverso il voto degli iscritti e delle iscritte. Iscritti ed
iscritte che ringraziamo per aver partecipato ai congressi di circolo e
per essere, con la loro generosa militanza, il vero patrimonio del
nostro Partito.
Occorre da subito continuare nel lavoro di costruzione del più ampio
movimento di massa di opposizione al governo Letta, alle politiche di
austerità imposte dall’Unione Europea e nella difesa della costituzione
nata dalla Resistenza. La Costituzione è oggetto di un vero e proprio
attacco da parte della maggioranza del Parlamento. Una maggioranza che è
delegittimata ad operare qualsiasi modifica alla nostra carta
fondamentale, anche alla luce della recente decisione della Corte
Costituzionale di dichiarare anticostituzionale l’abnorme premio di
maggioranza della legge elettorale Calderoli, grazie al quale già si era
operato nella precedente legislatura lo strappo dell’introduzione del
pareggio di bilancio in Costituzione, attraverso la riforma dell’art.
81.
A tale proposito, il PRC ritiene istituzionalmente inopportuno e
gravissimo politicamente l’intervento del Presidente della Repubblica
Napolitano, teso a prefigurare un nuovo impianto istituzionale ed
elettorale della Repubblica in senso maggioritario, attraverso una
prassi presidenzialista. Contro questo disegno, il PRC si è sempre
battuto e si batterà, facendo appello a tutte le forze democratiche e
antifasciste, a partire dal comitato per il 12 Ottobre, a far sentire il
proprio dissenso e manifestare la loro contrarietà alla manomissione
della nostra carta costituzionale e a rilanciare la battaglia per un
sistema elettorale proporzionale. Il tentativo in corso di disinnescare
gli effetti della sentenza della Corte Costituzionale sulla legge
elettorale va contrastato sul piano politico e culturale. Il fallimento
di venti anni di maggioritario e bipolarismo rende possibile riprendere a
livello di massa la battaglia per la proporzionale. La crisi
democratica che viviamo è conseguenza di quella sociale ed economica.
La crisi economica che viviamo in Italia è figlia del
neoliberismo bipartizan, applicato su scala continentale dalla troika e
dalla commissione europea, attraverso memorandum, Mes e Fiscal compact,
e nel nostro paese aggravata delle grandi coalizioni e dai governi
Monti e Letta. In nome dell’osservanza cieca dei trattati europei e del
rientro dal debito, si sta portando avanti un attacco senza precedenti
alle condizioni di vita di milioni di donne e uomini, dei lavoratori,
delle classi sociali più deboli. Si sta operando una nuova offensiva,
che vede questo governo protagonista di una ennesima ondata di
privatizzazioni, di vera e propria svendita del tessuto produttivo del
paese, già segnato dagli effetti recessivi delle politiche di rigore fin
qui applicate. Una crisi che vede drammaticamente crescere il divario e
insopportabili disuguaglianze fra aree del paese e classi sociali. Una
crisi che colpisce le fasce più deboli della popolazione, fra cui
giovani , donne, con una disoccupazione ai massimi storici ed una
precarietà divenuta esistenziale. Una crisi che vede approfondirsi
elementi di regressione civile e culturale, solitudine e disperazione,
paura e razzismo. Fra questi spicca il moltiplicarsi dei casi di
femminicidio. La diffusa violenza maschile, fisica, materiale e
simbolica, sul corpo delle donne, sono il segno di una crisi del
maschile che ancora non sa porsi in relazione con la libertà femminile.
Nella costruzione di un movimento di massa contro
l’austerità, il PRC deve impegnarsi nel ridare centralità al conflitto
sociale e di classe. I caratteri della crisi dimostrano attualità della
critica marxista dell’economia politica e delle teorie economiche
dominanti, della centralità del conflitto di classe, pur nelle rinnovate
forme derivate dalla nuovo composizione sociale del blocco sociale di
riferimento. Qui siamo chiamati ad un salto di qualità della nostra
iniziativa, innovando e estendendo le nostre pratiche di intervento
sociale, dando priorità alla nostra capacità di iniziativa politica e
organizzazione, alla modalità di lavoro dei nostri circoli. Il 9°
congresso del PRC chiama il prossimo CPN a dare centralità al lavoro di
radicamento sociale del partito, di cura della sua presenza fra i
lavoratori e le lavoratrici, i precari, i movimenti per la casa e il
reddito, i migranti, a estendere e rafforzare le pratiche del partito
sociale. Senza cambiare rapporti di forza nella società e senza una
nostra capacità di essere presenti e promotori nelle lotte sociali, non
può esservi alcun cambiamento dei rapporti di forza politici. Occorre
inoltre una cura della sua capacità di autonomia attraverso
l’autofinanziamento, della sua capacità di comunicazione, dotandosi di
ulteriori strumenti, della formazione dei gruppi dirigenti e del loro
necessario rinnovamento. Un rinnovamento che sia anche e soprattutto
delle pratiche, mettendo in atto una democrazia degli iscritti, un
modello di partito partecipativo e inclusivo. Un partito che superi il
suo carattere sessuato e una pericolosa tendenza a rimuovere la
questione di genere, come purtroppo emerso anche durante questo nostro
consesso. Un partito che sappia dialogare e costruire relazioni stabili
con il mondo della cultura e dell’intellettualità non organica al
pensiero unico. Un partito che accolga le figure sociali della nuova
composizione di classe. Occorre inoltre lavorare alla cura
dell’organizzazione del partito, per un suo rilancio e per migliorarne
la vita democratica, il coinvolgimento dei circoli, una verifica dei
gruppi dirigenti basata sul lavoro politico svolto. A tale fine, il
congresso del PRC dà mandato al prossimo Cpn di convocare una conferenza
di organizzazione del Partito, per definire le necessarie innovazioni
alla sua modalità di funzionamento a tutti i livelli. Per apportare le
necessarie modifiche statutarie derivanti dall’esito della conferenza,
il congresso propone di riconvocare la platea dei delegati.
Dal punto di vista del conflitto sociale, pur in un
quadro di mobilitazioni che a differenza del resto del sud Europa rimane
segnato dall’inerzia e dalla subalternità della gran parte del
sindacalismo confederale al quadro politico, esistono positivi segnali
in controtendenza, come dimostrano le mobilitazioni del 18 e 19 ottobre,
le mobilitazioni dei lavoratori del trasporto pubblico a Genova e
Firenze, le lotte nel settore della logistica, la manifestazione del 12
Ottobre a difesa della costituzione, l’iniziativa della Fiom e dei
sindacati di base in tutti questi anni.
Il PRC è chiamato a dare maggior efficacia e coordinamento
nell’iniziativa dei suoi iscritti nel lavoro sindacale, coordinandone
l’attività al fine della costruzione del movimento di massa contro
l’austerità. A tal fine, per il prossimo congresso della CGIL,
auspichiamo la costruzione di una sinistra sindacale che possa aprire
una battaglia politica per rilanciare il ruolo di classe della CGIL su
punti dirimenti la politica economica, sociale e contrattuale,
invertendone il segno moderato e adattativo al quadro politico.
In Italia pesa enormemente l’assenza del conflitto sociale
organizzato, che ponga la questione del lavoro e della giustizia sociale
, della redistribuzione della ricchezza al centro del dibattito
politico, e senza il quale la crescente sofferenza sociale trova come
sbocco quello della protesta populista o dell’astensione, o il rischio
di essere attratto da proposte reazionarie. L’antifascismo per noi
rimane valore indiscutibile e impegno d riaffermare.
La battaglia sociale che dobbiamo promuovere è anche battaglia delle
idee, di egemonia per la costruzione del blocco storico, di
ricomposizione delle tante vertenze sociali e ambientali che
attraversano il paese, come la No Tav, quella terra dei fuochi, le lotte
in difesa del posto di lavoro e per i beni comuni, del precariato per
il reddito sociale, della difesa della scuola e università pubblica, per
la pace e contro la guerra, i No Muos e contro gli F35.
In questa direzione il PRC si impegna a fare del Piano per il lavoro e
riconversione ecologica dell’economia la sua campagna di massa dei
prossimi mesi, per rimettere a tema la necessità dell’intervento
pubblico in economia e del mutamento di paradigma sull’idea di sviluppo.
La recente tragedia che ha colpito la Sardegna, dimostra ancor di più
come sia urgente e necessario , attraverso una programmazione pubblica,
intervenire per il riassetto idrogeologico del territorio, e quanto
l’idea liberista sia incapace di coniugare sviluppo sociale e
salvaguardia dell’ambiente, di come la lotta per la trasformazione
sociale connetta questione di classe e ambientale. L’austerità colpisce i
diritti sociali anche attraverso il patto di stabilità imposto agli
enti locali. Il Partito si impegna in una campagna contro i suoi vincoli
e per la sua messa in discussione e sostiene pertanto l’esperienza
della rete dei comuni solidali come delle amministrazioni che in varie
forme si oppongono alla distruzione del welfare locale in nome del
rigore. Il 9° congresso del PRC sostiene la campagna per l’amnistia
sociale, contro la repressione dei movimenti sociali in atto.
Accanto e insieme al piano per il lavoro, Il PRC fa della lotta per
la rottura con questa Unione Europea, per la messa in discussione della
sua architettura istituzionale neoliberista e dei suoi Trattati, come il
fiscal compact, Mes , Maastricht e Lisbona, il centro della sua
proposta e iniziativa politica. La disobbedienza ai trattati e la
costruzione di coalizioni sociali e politiche contro l’austerità a
livello nazionale ed europeo sono una priorità e necessità. Senza
mettere in discussione gli attuali assetti di potere in Europa, la sua
natura antidemocratica e antipopolare, non è possibile uscire da questa
crisi, che anzi si aggrava seguendo la via tracciata dalle elites
europee di massacro sociale e distruzione del welfare e dei diritti. A
tal fine il PRC sostiene la campagna per referendum consultivi sui
trattati europei e le comuni campagne con il Partito della Sinistra
Europea, come quella contro il TTIP.
Il PRC è inoltre chiamato ad approfondire il dibattito su la
possibile implosione dell’area euro e della moneta unica, come possibile
conseguenza delle politiche di austerità, e sulle possibili proposte
alternative e eventuali strategie di uscita, in difesa dei lavoratori e
della sovranità popolare e democratica.
Nelle stesse ore in cui si chiude il nostro Congresso, si svolgono le
primarie per l’elezione del nuovo segretario del PD, il cui probabile
esito sancirà una nuova svolta moderata e centrista. Una svolta che si
accompagna ad un quadro europeo segnato dalla nascita della grosse
koalition in Germania e che chiude ogni illusione riguardo possibili
mutamenti di rotta della socialdemocrazia europea nei riguardi
dell’austerità.
Per tali ragioni è ancor più necessario rimettere in campo una proposta per la sinistra nel nostra paese.
Contro la grande coalizione europea e italiana, occorre costruire una
sinistra alternativa e autonoma dal centrosinistra, che si unisca su un
chiaro programma di lotta all’austerità, di rottura con il modello
neoliberista di questa unione europea, per un’uscita da sinistra dalla
crisi.
Ferma restando la necessità del Prc come organizzazione politica dei
comunisti, che è aperta al confronto sul tema dell’unità con le altre
forze comuniste, nella chiarezza della scelta strategica di autonomia
dal centro sinistra e di innovazione politico culturale nel senso della
rifondazione. Come nel resto d’Europa – e le esperienza del Front de
gauche, Izquierda Unida, Syriza ne dimostrano la fattibilità –
insistiamo nel proporre un processo di aggregazione dal basso,
democratico e partecipativo della sinistra di alternativa e delle forze
antiliberiste e anticapitaliste del nostro paese, che si connoti per
l’autonomia e l’alterità rispetto al centrosinistra e al Partito
Democratico. In questa direzione, il IX congresso del PRC impegna il
Partito nel far crescere e avanzare per le prossime elezioni europee la
costruzione di una lista di sinistra e contro l’austerità, che faccia
riferimento alla Sinistra Europea e al Gue, e che riunisca intorno alla
candidatura di Alexis Tspipras le forze della sinistra alternativa, i
movimenti e le singole personalità che condividono il programma comune
di lotta all’austerità, per i lavoro, la difesa dei beni comuni e dei
diritti sociali. Una lista che dia voce ai precari, a lavoratori, a
tutti popoli europei che resistono agli effetti nefasti delle brutali
politiche di austerità imposte dalla Troika e dall’UE, e di cui la lotta
del popolo greco e di Syriza rappresenta il punto più alto e la
dimostrazione che è possibile un’uscita a sinistra dalla crisi.