circoli PRC dei comuni di:
Albano, Ariccia, Genzano, Nemi, Lanuvio, Velletri, Nettuno, Anzio, Ardea, Pomezia, Castelgandolfo, Marino, Grottaferrata, Frascati, Monteporzio, Montecompatri, Rocca di Papa, Rocca Priora, S. Cesareo, Zagarolo, Genazzano, Palestrina, Labico, Artena, Colleferro, Segni, Montelanico.
Albano, Ariccia, Genzano, Nemi, Lanuvio, Velletri, Nettuno, Anzio, Ardea, Pomezia, Castelgandolfo, Marino, Grottaferrata, Frascati, Monteporzio, Montecompatri, Rocca di Papa, Rocca Priora, S. Cesareo, Zagarolo, Genazzano, Palestrina, Labico, Artena, Colleferro, Segni, Montelanico.
4/04/2014
Abrogano la democrazia e la chiamano risparmio
Grande successo per Renzi, nuovo che avanza, è riuscito finalmente ad abolire la democrazia locale. Infatti con l’approvazione del decreto Delrio da parte della Camera dei Deputati ciò che si viene ad eliminare non sono i costi degli enti provinciali ma la possibilità per i lavoratori ed i cittadini di poter scegliere chi dovesse rappresentarli e quali politiche l'ente provincia dovesse portare avanti.
Abrogando le elezioni provinciali il Governo Renzi, nuovo che avanza, fa compiere alla democrazia un passo indietro.
L'esito di quel voto produrrà organismi provinciali composti da politici nominati nelle segrete stanze e nessun organismo di controllo del loro operato.
Il nuovo che avanza si avvia sempre più nella direzione di uno Stato ademocratico e autoritario, in cui con la scusa di tagliare i costi della politica si taglia la Sovranità dei cittadini e la democrazia. In tal modo ai cittadini-lavoratori resta una libertà di parola formale, che non può mai incidere sulle azioni delle istituzioni perchè la nomina dei componenti è sottratto ad ogni tipo di informazione pubblica.
Marco Bizzoni
Segretario PRC
“federazione Castelli,Colleferro, Litoranea”
L'ITALIA, IL GOVERNO RENZI E L'"EMERGENZA" PROFUGHI
Chi
sono queste donne e questi uomini, spostati da una parte all'altra
della nostra penisola una volta giunti fortunosamente sulla terra ferma,
nel quadro di quella che è stata definita la "missione umanitaria
militare 'Mare nostrum'? Non si sa, non c'è nessuno che si occupa di
capire quale sia la loro provenienza: semplicemente vengono imbarcati su
un aereo e portati in un'altra regione del paese. E questa non è certo
la premessa migliore per un intervento che non sia unicamente dettato
dall'emergenza. Di certo sappiamo che non sono arrivati da noi per una
gita di piacere: in gran parte giungono dalla Libia ma i Paesi di
provenienza sono molti. Provengono, dopo un viaggio massacrante durante
il quale subiscono ogni genere di abuso e sono nelle mani di spietati
trafficanti che li trattano come merce pregiata, dal Mali, dal Chad e da
altri Paesi dell’Africa Occidentale, dall’intero Corno d’Africa,
soprattutto Eritrea e Somalia, dalla Siria e dalla Palestina ma anche da
Iraq, Afghanistan, Bangladesh e Pakistan. Scappano da scenari di guerra
o, comunque, di grande instabilità interna.
Il governo Renzi, i suoi organi preposti, così come i presidenti delle
precedenti compagini si sono ben guardati dal fornire in tempo reale
ogni informazione in merito, e lo stesso sito del Ministero degli
Interni - che sta gestendo di fatto l'operazione - non offre né dati né
notizie utili anche a predisporre un sistema di accoglienza.
Evidentemente il premier e i suoi seguaci non considerano i profughi uno
spot utile per l'imminente campagna elettorale, e per loro non c'è
spazio nelle slide governative. Ma intanto le cose procedono: l'ultima
circolare del Ministero degli Interni preannunciava alle Prefetture
l'arrivo in diverse province di gruppi composti mediamente da quaranta
persone, cui seguirebbe un secondo "invio" nei prossimi mesi. La
ragione, a quanto pare, è che le strutture di prima accoglienza
siciliane e - più complessivamente - del sud sono piene, e perciò non in
grado di dare una risposta ai nuovi arrivati. In effetti, anche se la
bella stagione, quella in cui si verifica un incremento degli arrivi a
Lampedusa o sulle coste della Sicilia Meridionale, non è ancora giunta,
le strutture informali, utilizzate lo scorso anno, sono ormai allo
stremo. Da Porto Empedocle a Pozzallo a Messina, le persone finiscono
ammassate in locali inadatti a contenere persone, ancora più emblematico
il Cara (Centro Accoglienza per Richiedenti Asilo) di Mineo, in
provincia di Catania, dove a fronte di una capienza di 800 persone ne
risultano ancora stipate almeno 4000.
Le Prefetture, nei diversi territori, non si presentano a tasche vuote
davanti a Comuni, associazioni e cooperative sociali, per definire una
soluzione. Si avvalgono del già citato finanziamento frutto
dell’intervento U.E. pari a 240 milioni di euro, che prevede un
corrispettivo quotidiano per i gestori delle strutture ospitanti di 30
euro a profugo. Il rimborso - rispetto all'emergenza determinata dalla
guerra in Libia - è calato (da 40/45 euro a 30 euro al giorno, appunto),
ma non vi è alcuna modifica rispetto alle modalità di controllo e
verifica dell'utilizzo effettivo delle risorse stanziate: Prefettura e
gestore stipulano una convenzione, e per il resto ci si affida
all'autocertificazione da parte del gestore. Esattamente come due anni
fa, perciò, i profughi possono diventare un interessante business, e non
certo a favore degli stessi migranti - come recita la propaganda
razzista della Lega Nord - ma a favore dei gestori. Ovvero, chi mette a
disposizione dei profughi una struttura, sottoscrivendo una convenzione
con la Prefettura, arriva a percepire 1200 euro al giorno senza che vi
sia alcun controllo sull'alloggio, sul vitto, sulle condizioni socio
-sanitarie e sui percorsi formativi che andrebbero attivati, a partire
da un corso di apprendimento della lingua italiana. Ovviamente, non si
vuol dire affatto che tutte le organizzazioni impegnate nel dare
localmente una risposta all'"emergenza" profughi lucrino sulla
situazione -anzi - ma la modalità adottata dal governo e dalle
Prefetture lascia totalmente mano libera a chi, tra esse, vuole lucrare.
In più, le convenzioni, e quindi il finanziamento, devono durare -
secondo le indicazioni governative - fino a giugno. Forse potranno
essere prorogate, o forse no: nel secondo caso, i profughi saranno
"scaricati" al Comune, che verosimilmente non avrà soldi per proseguire
l'intervento. Non esiste in merito alcuno strumento di controllo e di
vigilanza indipendente sull’operato dei gestori; spesso gli stessi
operatori utilizzati vengono assunti con contratti a tempo determinato e
stipendi miseri senza peraltro avere alcuna conoscenza delle tematiche
connesse all’immigrazione, all’accoglienza e alle politiche
interculturali.
Ma questo è solo uno dei diversi tasselli che, in questa vicenda, non
quadrano. Partiamo dall'inizio, allora. Il nostro Paese è tenuto a dare
accoglienza e assistenza ai profughi? Sì, questo obbligo deriva dal
diritto internazionale, e riguarda chi scappa da conflitti e
persecuzioni. L'Italia è invasa dai profughi, così come da propaganda
della destra nostrana? No, è l'ennesima menzogna: basti pensare che, nel
2013, in Italia sono state presentate 27.800 domande di asilo, contro
le 109.600 presentate in Germania, le 60.100 presentate in Francia e le
54.300 in Svezia. Hanno ragione i Comuni, come sta avvenendo in diversi
casi, a criticare l'intervento proposto dal Ministero degli Interni e
dalle Prefetture? Sì, anche se ovviamente sono inaccettabili le
posizioni, esplicitamente o velatamente, fondate sull'intolleranza, il
pregiudizio e il razzismo, e la risposta non può essere certo il
"respingimento", perché gli unici a pagare sarebbero le donne e gli
uomini a cui urge dare una risposta. Il governo Renzi si muove nella
stessa logica dei governi precedenti, fondata sull'emergenza e
sull'improvvisazione: questo è il problema. Vi sono, nel nostro Paese,
reti di enti locali quali lo Sprar (servizio protezione richiedenti
asilo e rifugiati) che da anni lavorano in questo campo, che stanno
gestendo ben 450 progetti e che sono stati totalmente ignorati dal
governo stesso. L’assurdità di tale inadempienza viene confermata dal
fatto che nel febbraio del 2014 è stato definito complessivamente un
ampliamento dei progetti Sprar che, fino all’anno precedente poteva
garantire 3000 posti, oggi oltre 13000, ma non se ne tiene minimamente
conto. Come abbiamo sottolineato, le risorse sono distribuite a chi
organizza l'accoglienza senza adeguate verifiche e controlli: non c'è
alcun interesse da parte del governo sull'efficacia degli interventi.
L'azione del governo Renzi, uguale anche su questo fronte ai governi
precedenti, non ha inoltre alcuna progettualità: gli interventi, così
come sono stati attivati, termineranno. Perciò il problema non è
rappresentato dai profughi, ma dalle politiche pubbliche messe in campo
in questi anni, che trattano donne e uomini in carne e ossa come fossero
pacchi postali. I nodi stanno però venendo al pettine. Almeno dal 2011
molti dei profughi che giungono in Italia tentano di sottrarsi ai
rilevamenti delle impronte per poter scappare in altri Paesi U.E dove
magari hanno legami familiari e comunque prevalgono standard di
accoglienza migliori. A frenarli c’è il “Regolamento Dublino”, giunto
ormai alla terza revisione, che continua a prevedere l’obbligo per i
profughi di fermarsi e chiedere asilo nel primo Stato Membro in cui si
arriva. I profughi fuggono spesso, soprattutto in Nord Europa ma, se
intercettati, vengono rispediti in Italia senza alcuna tutela. L’Unione
Europea comincia a pronunciarsi negativamente sull’applicazione di detto
regolamento in 4 paesi, Grecia, Bulgaria, Malta e appunto Italia, ma i
rimpatri continuano. Nei Paesi in cui si garantisce il rispetto del
diritto d’asilo (l’Italia è il Paese che incamera i maggiori
finanziamenti in materia ma è l’ottavo in ordine al numero di rifugiati
accolti), si investe sul rifugiato o sulla persona sottoposta a
protezione internazionale, lo si rende rapidamente autonomo, si cerca di
inserirlo nel mercato del lavoro, gli si garantisce uno spazio
abitativo e un sostegno per i primi mesi che lo aiuti a riprendersi. In
Italia e non solo, molti profughi, nonostante lo status e i diritti da
rivendicare sulla carta, finiscono in processi di clochardizzazione diffusa:
secondo un rapporto di Medici per i Diritti Umani (Medu) al gennaio
2013, nella sola città di Roma erano circa 1300 i titolari di protezione
che risultavano senza fissa dimora. Ci sono obblighi internazionali a
cui l’Italia si sta sottraendo, viene chiamata emergenza quella che è un
numero risibile di persone da gestire, rifiuta di riformare i propri
sistemi di accoglienza, non si dota di una legge organica sul diritto di
asilo e lascia spazio alla discrezionalità di interpretazione delle
norme. Questo produce guasti anche nella società italiana che è
disinformata e disorientata ma anche danni dal punto di vista economico.
In estate si andrà verso il semestre di presidenza italiana della
Commissione Europea, è un ruolo di responsabilità successivo alle
elezioni che muteranno certamente il quadro politico continentale. Su un
punto però c’è l’accordo di molti Paesi e di molte forze politiche. Un
punto sollevato mesi fa dalla Commissaria per gli Affari Interni uscente
Cecile Malstrom che ha ribadito come, qualora l’Italia continui a non
rispettare i propri impegni internazionali non riceverà più fondi
dall’U.E. Un avvertimento da prendere seriamente non dettato
dall’emozione suscitata dopo il naufragio del 3 ottobre sulle coste di
Lampedusa ma dalle visite condotte dai rapporteur europei sui nostri standard di accoglienza.
Stefano Galieni e Nando Mainardi
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